(Triste, solitario y final – O. Soriano)
A volte sembra di osservare avvenimenti già avvenuti,
vicende già svolte o vissute forse in un'altra vita. A volte sembra che ciò che sta per accadere lo abbiamo già
visto in un sogno lontano dove sappiamo già come andrà a finire. Il romanzo citato,
non a caso, “…insinua nel lettore la sottile inquietudine di un pensiero
intento a seguire le tracce, con lucida e sprezzante consapevolezza, dell'apocalisse
prossima ventura”.
Certo, nel futuro della Rai non ci sarà apocalisse e
nemmeno tragedia, però certo anticipa l’inizio di una nuova era per il Servizio
Pubblico a dir poco tormentata. Questa mattina si svolgerà l’ultimo Cda a Viale
Mazzini e giù di sotto, nei pressi dei giardini, potrebbe esserci un pulmino turistico
pronto a partire verso la Riviera dei Fiori, dove alcuni assisteranno al Festival
di Sanremo nelle prime file dell’Ariston per poi poter dire “Quel giorno, io c’ero!”.
Dobbiamo ammetterlo, anche Bloggorai oggi è mesto e triste
ed è probabile che si recherà a rendere omaggio a quel cavallo incerto nel sapere di essere morente o rampante, nel mentre e nel quando verrà impacchettato e protetto
dagli imminenti lavori in corso. Preferiamo ricordarlo rampante, pronto a
riprendersi dopo una rovinosa caduta con un impeto e forza che solo i cavalli sanno
imprimere quando si rialzano.
Si merita la dedica di una celebre poesia di Trilussa: L'eroe e er cavallo
Da domani, quel povero cavallo, sarà un po’ più solo: davanti
al suo giardinetto curato ed accudito non passeranno più schiere di dipendenti,
collaboratori, aspiranti qualche cosa purché aspiranti. Ci piacerebbe pensare
che possa essere così, che nel suo prossimo futuro ci possa essere una “nuova”
Rai, diversa, profondamente diversa forse tanto da essere irriconoscibile da
come oggi la conosciamo.
La tristezza solitaria e
finale di Bloggorai si accompagna però ad un profondo senso di amarezza e sconforto.
Non vede all’orizzonte prossimo e lontano chi possa dare una mano al povero
cavallo a tirarsi in piedi. Anzi, si lascia intendere che, tutto sommato, a
molti sta bene così, lasciato incerto e confuso se rimanere mezzo sdraiato oppure
dargli una riserva di energia per rimetterlo in forma smagliante. Non si vede
un autorevole veterinario che possa dargli un “bibitone” fortificante e ricostituente,
una miscela di ingredienti magici e portentosi che, appunto, come si usa dire “tirerebbero
su pure un cavallo”. Non si vede aggirarsi intorno al giardino un affettuoso ed
esperto stalliere che, con una manciata di ottima biada e una carezza, possa
essere in grado di trasformare il suo sguardo avvilito in un guizzo vitale. Non
c’è nulla, non c’è nessuno: il cavallo è solo, ferito o sollevato, e rimarrà
ancora più solo, almeno per i prossimi 3 o 4 anni. Poi, un giorno, si vedrà.
Per oggi, per ora, lasciamo il
cavallo al centro dei nostri pensieri. Però ci sono cose molte cose interessanti da dire,
a partire da una importante lettera scritta dal consigliere Davide di Pietro
indirizzata al Cda e ai magistrati della Corte dei Conti. Ve ne parleremo. Non sembra più essere
il momento del dialogo, forse.
bloggorai@gmail.com
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