mercoledì 29 gennaio 2025

RAI: elogio (meritato) al suo Cavallo

by Bloggorai ©

Arrivederci, amico.
Non le dico addio.
Gliel'ho detto quando
aveva un senso.
Gliel'ho detto quando ero
triste, solo e alla fine.

(Triste, solitario y final – O. Soriano)

A volte sembra di osservare avvenimenti già avvenuti, vicende già svolte o vissute forse in un'altra vita. A volte sembra che ciò che sta per accadere lo abbiamo già visto in un sogno lontano dove sappiamo già come andrà a finire. Il romanzo citato, non a caso, “…insinua nel lettore la sottile inquietudine di un pensiero intento a seguire le tracce, con lucida e sprezzante consapevolezza, dell'apocalisse prossima ventura”.

Certo, nel futuro della Rai non ci sarà apocalisse e nemmeno tragedia, però certo anticipa l’inizio di una nuova era per il Servizio Pubblico a dir poco tormentata. Questa mattina si svolgerà l’ultimo Cda a Viale Mazzini e giù di sotto, nei pressi dei giardini, potrebbe esserci un pulmino turistico pronto a partire verso la Riviera dei Fiori, dove alcuni assisteranno al Festival di Sanremo nelle prime file dell’Ariston per poi poter dire “Quel giorno, io c’ero!”.

Dobbiamo ammetterlo, anche Bloggorai oggi è mesto e triste ed è probabile che si recherà a rendere omaggio a quel cavallo incerto nel sapere di essere morente o rampante, nel mentre e nel quando verrà impacchettato e protetto dagli imminenti lavori in corso. Preferiamo ricordarlo rampante, pronto a riprendersi dopo una rovinosa caduta con un impeto e forza che solo i cavalli sanno imprimere quando si rialzano.

Si merita la dedica di una celebre poesia di Trilussa: L'eroe e er cavallo

L'Eroe disse ar Cavallo: — Quanno senti
che scoppieno le bombe, te la svicoli
e t'impunti e t'impenni e te spaventi,
e questo, francamente, nun me va.
Io, invece, che nun penso che a la gloria,
me faccio in mezzo e sfido li pericoli:
ma er nome mio rimane ne la storia
e m'assicuro l'immortalità.

— A me, però, nun me ciavanza gnente,
— je rispose er Cavallo — e quest'è er brutto
che, quanno moro io, moro der tutto:
definitivamente.
Ammenoché, magara fra quarch'anno,
ce sia chi m'aricordi indegnamente
ner monumento equestre che te fanno.
Dovrebbero scorpì sur piedistallo:
«Ar Generale Spartaco Falloppa
e un po' pure ar Cavallo
ch'ebbe er coraggio de tenello in groppa».

Da domani, quel povero cavallo, sarà un po’ più solo: davanti al suo giardinetto curato ed accudito non passeranno più schiere di dipendenti, collaboratori, aspiranti qualche cosa purché aspiranti. Ci piacerebbe pensare che possa essere così, che nel suo prossimo futuro ci possa essere una “nuova” Rai, diversa, profondamente diversa forse tanto da essere irriconoscibile da come oggi la conosciamo.

La tristezza solitaria e finale di Bloggorai si accompagna però ad un profondo senso di amarezza e sconforto. Non vede all’orizzonte prossimo e lontano chi possa dare una mano al povero cavallo a tirarsi in piedi. Anzi, si lascia intendere che, tutto sommato, a molti sta bene così, lasciato incerto e confuso se rimanere mezzo sdraiato oppure dargli una riserva di energia per rimetterlo in forma smagliante. Non si vede un autorevole veterinario che possa dargli un “bibitone” fortificante e ricostituente, una miscela di ingredienti magici e portentosi che, appunto, come si usa dire “tirerebbero su pure un cavallo”. Non si vede aggirarsi intorno al giardino un affettuoso ed esperto stalliere che, con una manciata di ottima biada e una carezza, possa essere in grado di trasformare il suo sguardo avvilito in un guizzo vitale. Non c’è nulla, non c’è nessuno: il cavallo è solo, ferito o sollevato, e rimarrà ancora più solo, almeno per i prossimi 3 o 4 anni. Poi, un giorno, si vedrà.    

Per oggi, per ora, lasciamo il cavallo al centro dei nostri pensieri. Però ci sono cose molte cose interessanti da dire, a partire da una importante lettera scritta dal consigliere Davide di Pietro indirizzata al Cda e ai magistrati della Corte dei Conti. Ve ne parleremo. Non sembra più essere il momento del dialogo, forse.

bloggorai@gmail.com

 

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