lunedì 2 ottobre 2023

Ancora una volta la RAI tra Stato e Mercato e Pubblico e privato

Foto di G Lopez da Pixabay

Oggi vi proponiamo due note a margine.

La prima si riferisce ad un tema annoso e irrisolto: la vendita di RAI Way o, più ancora, proprio della RAI tout court. Perché torna questo tema? Perché nei giorni scorsi, in occasione della presentazione della nota alla Nadef il ministro Giorgetti ha dichiarato: “Il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l'1 per cento del Pil nell'arco del triennio 2024-2026”. Ora, evidente che non ci crede nessuno che si possa solo immaginare una ipotesi del genere: bene che vada, come da tempo annunciato, si potrà avviare il noto processo di dismissione della maggioranza delle quote di RAI Way per dare vita ad un qualcosa che nessuno ancora è stato capace di immaginare cosa mai potrà essere. Della vendita di RAI per intero è pura fantasia anche se, pure stamattina, compare un  articolo su Libero dove se ne parla esplicitamente. 

“Polo delle torri” oppure Società unica con Ei Towers (che poi potrebbe essere la stessa cosa)? Non è dato sapere cosa si aggira concretamente  se non che a Via Teulada ci pensano sempre e merita ricordare quanto abbiamo letto a giugno scorso sul Sole: “Secondo quanto riportato da indiscrezioni di stampa, infatti, il nuovo a.d. di Rai Way, Roberto Cecatto, avrebbe riaperto il dossier, riprendendo «i contatti con gli stakeholder per dare vita al gigante delle antenne Tv, un'operazione che avrebbe già il via libera del governo Meloni» e che in passato «si era fermata proprio per l'avvicendamento a Palazzo Chigi e il conseguente cambio di governance di Rai e Rai Way”… e ancora “…La fusione, scrive la Repubblica, «permetterebbe di liberare risorse sia a favore della Rai, che resterebbe l'azionista di riferimento del nuovo colosso, che di Mediaset, ora Mfe, che più volte ha detto di voler valorizzare la sua partecipazione del 40% di Ei Towers» (il 60% è in mano al fondo F2i)”. Quindi un’operazione destinata a creare valore per tutti: gli azionisti per primi che vedrebbero aumentare il loro profitto, MFE (Mediaset) che incasserebbe liquidità buona per investire e RAI che raccoglierebbe qualche briciola. Conviene dismettere? Conviene liberarsi del “ferro vecchio” delle Torri e, come molti sostengono, andava fatto già da tempo? Conviene, è “razionale” come dicono gli esperti finanziari, avviare un’operazione di ottimizzazione del mercato? Per certi aspetti anche si. Per altri invece no: chi ci perde è sempre il pubblico a vantaggio del privato.

Poi c’è la componente “politica” del problema. Il Governo vorrebbe fare cassa avviando ulteriori privatizzazioni e, come noto, questo termine da solo, fa venire un pizzico di orticaria pensando a come sono andate le cose nel recente passato e come stanno andando adesso. La “privatizzazione” ora non è più un tema concettuale di economia politica ma un tema sociale e culturale: vedi la sanità, vedi la scuola, vedi trasporti. Si sta consolidando il concetto secondo cui “il privato funziona e il pubblico no” ovvero il privato rende e arricchisce il pubblico costa e impoverisce.

Seconda nota: nei giorni scorsi è stato diffuso un comunicato dell’UGL,  Sindacato RAI, dove si affronta il tema dell’elezione del nuovo rappresentante dei dipendenti in sostituzione del compianto Riccardo Laganà. L’UGL è considerato il sindacato più vicino all’area di Governo. Leggiamo testualmente: “… Ferma restando la libertà di dare sostegno a chi si desidera, auspichiamo che NON si voglia sostenere la candidatura di colleghi o colleghe legati a "Indignerai". Esperienza che valutiamo totalmente negativa per l' interesse dei lavoratori e della stessa azienda. La stagione dell' antipolitica e della contrapposizione fine a stessa ha dato frutti avvelenati per tutto il Paese. Oggi è il momento di voltare pagina!” e si chiude con una bandierina italiana. Vale la pena segnalare alcuni elementi: valutazione negativa dell’esperienza precedente, stagione dell’antipolitica e delle contrapposizione e “voltare pagina”. Attenzione, al momento, il candidato UGL sembra essere quello più quotato.

Certamente questo tema solleva un problema ancora non risolto nella sua essenza più concettuale che normativa. Quale dovrebbe essere la natura, il ruolo, la missione del rappresentante dei dipendenti? Di cosa si dovrebbe occupare? Quale il suo perimetro di interesse e attenzione? Che relazione dovrebbe avere con le rappresentanze sindacali tradizionali? La drammatica e improvvisa scomparsa di Riccardo non ha consentito di fare un bilancio completo e una riflessione approfondita di questa esperienza sempre in bilico tra politica generale dell’Azienda e difesa degli interessi dei lavoratori. da ricordare la frase riportata da uno What'ap con Giovanni Valentini pubblicata sul Fatto dove Riccardo ha sostenuto che, dopo quasi due mandati, lascia una RAI peggiore di quella che ha trovato.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento