Le lettrici e i lettori di Bloggorai sono felici: conoscono (quasi tutte) le notizie in anticipo, non fanno figuracce come quelli che cascano dall’albero del pero e, in più, risparmiano qualche soldino con cui ci comprano il gelato. I lettori di Bloggorai, da oltre 5 anni, seguono il divenire degli eventi e quando accadono fatti, come quello di ieri quando il ministro Giorgetti ha annunciato il taglio del canone, non appaiono sorpresi.
Riassunto delle puntate precedenti scritte da Bloggorai. Da anni la Lega sostiene e diffonde il verbo “tagliate il canone RAI” e, talvolta, è pure bene ascoltata in altri partiti (vedi il vicesegretario del PD Boccia quando tempo addietro ha dichiarato “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”). Per limitarci a questo anno: a marzo scorso Salvini propone un DDL , il n.611, con il quale si propone una riforma della Governance di Viale Mazzini e, contestualmente, si legge all’art. 4 che “Il pagamento del canone RAI risulta oggi anacronistico e ingiusto, in quanto è dovuto per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale. Per questi motivi, anche in previsione dell’avanzamento della tecnologia e dell’inevitabile passaggio di canali sulla piattaforma web, è prevista una progressiva riduzione del canone con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento rispetto all’importo oggi previsto, fino al suo totale azzeramento in cinque anni”.
Succede poi che lo scorso 27 luglio, il Ministro Giorgetti si reca in Vigilanza RAI dove espone e rimarca il pensiero del Governo e quello del partito al quale appartiene. Cosa ha detto Giorgetti quel giorno? Leggiamo sul sito del Sole 24 Ore che ha “ … ribadito che esiste una «pluralità di ipotesi di riforma del canone RAI allo studio» per il quale è stato «convocato uno specifico tavolo presso il Mef». E quindi: «in un’ottica di breve periodo l’ipotesi potrebbe essere scorporare dal pagamento del canone una quota relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai, a sostegno per esempio della capacità trasmissiva». Attualmente si tratta di «circa 300 milioni annui che verrebbero posti a carico della fiscalità generale, riducendo il canone di abbonamento». Chiaro? Chiarissimo. Tutto già noto a tutti, da tempo.
Particolare sul quale fare attenzione. Sempre come ha scritto Bloggorai: in campana, fate attenzione al “gruppo di lavoro” istituito presso il MEF, sono in arrivo sorprese. Ci aspettavamo che il rappresentante RAI nel gruppo di lavoro, noto e qualificato dirigente, suonasse la sveglia a Sergio/Rossi e poi, tutti insieme al Cda, si recassero sotto le finestre di Palazzo Chigi minacciando lo sciopero della sete fintanto che l’infame procedimento fosse ritirato. Invece, silenzio cupo e misterioso sul malloppo grosso mentre una flebile vocina si è levata sulla restituzione dell’extragettito di 110 mln (tutti consapevoli che con grande difficoltà potrà tornare nelle casse di Viale Mazzini).
L’aspetto inquietante e, per certi aspetti divertente, è che questa manovra si cerca di venderla quasi come un affare per la RAI: quasi quasi gli conviene. Perché? Anzitutto un tema politico: la riduzione del canone è uno strumento di propaganda molto appetibile in vista della prossima campagna elettorale. Poi c’è un tema di immagine e percezione dell’Azienda: gli ascolti vanno maluccio, la pubblicità è in calo e non c’è nessun segnale che potranno andare meglio. Quindi, presentarsi agli occhi dei cittadino con l’aria di quelli che “costano meno” può tornare utile a sgranocchiare mezzo punto di share, magari promuovendo (e pagando) Corona su tutti gli schemi RAI. Poi, da leggere con attenzione, l’artifizio contabile. Leggiamo su Repubblica “In ogni caso - spiega il ministero dell'Economia - il taglio non avrà un impatto visibile sui conti della televisione di Stato. La stessa legge di Bilancio - mentre riduce il canone da 90 a 70 curo - riconosce alla Rai uno stanziamento straordinario di 420 milioni per ognuno dei prossimi tre anni. L'assegno, pari dunque a 1260 milioni nel triennio, servirà a migliorare «la qualità del servizio radiofonico, televisivo e multimediale… Il ministero dell'Economia stima che l'intera operazione del canone - con il taglio a 70 euro e lo stanziamento compensativo da 1260 milioni in tre anni - costringerà Viale Mazzini a fare delle economie, ma ragionevoli. Nel triennio, la televisione di Stato perderebbe 60 milioni, in tutto. La Rai è più ottimista. Confida di ottenere 1410 milioni l'anno dal canone a 70 curo (grazie a un'ulteriore stretta sugli ultimi irriducibili evasori) cui si aggiungerebbero i 420 milioni di compensazione statale ogni anno. Se davvero questo scenario si realizzasse, la tv pubblica strapperebbe 30 milioni in più (già nel 2024 rispetto al 2023). E in tre anni potrebbe ridurre i costi interni fino all'8% e l'indebitamento finanziario netto fino al 20%”. Nota perfida e malvagia: si legge ancora “Le modalità pratiche di assegnazione dei 1260 milioni non sono ancora decise. Le chiarirà il Contratto di Servizio, l'atto che regola gli impegni reciproci tra Rai e Stato”. Con buona pace di coloro che hanno ritenuto questo Contrato “irrilevante” o, al contrario, lo hanno votato perché ritenuto il migliore possibile.
Per la RAI un vero affare! Un sospiro di sollievo quando la notizia è stata approfondita. Perché nessuno ci ha pensato prima? Ci voleva un Governo di Destra per fare questo passo in avanti? Già, perché? Risposta semplice: perché questo taglio del canone è una colossale fregatura tattica e strategica a danno del Servizio Pubblico, a meno che si voglia immaginare che il sostegno economico della RAI debba passare, prima o poi, completamente alla fiscalità generale (con grande gioia del mercato). Argomento spinoso del quale quasi nessuno ha parlato. La destra lo ha annunciato il 27 luglio (c’è poco da chiarire, la presidente del vigilanza Floridia dovrebbe aver bene ascoltato Giorgetti) e ora mette in opera questo intendimento. Chi li fermerà? L’Armata Brancaleone non si è nemmeno formata.
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