venerdì 27 ottobre 2023

Nel Mondo e per la RAI: il tempo delle vendette, preventive e successive

 


V per Vendetta. Viviamo l’epoca del rancore profondo, del risentimento, della rivincita e del castigo occhio per occhio. Succede nel mondo e succede intorno alla RAI. 

Il Ministro Urso (FdI) fa trapelare l’intenzione di voler alzare il tetto della pubblicità RAI ben sapendo, pienamente consapevole, che questa iniziativa farà venire l’orticaria a Mediaset e non solo. “Avete aperto la porta dell’inferno .. e ora sentite il bruciore delle fiamme”. La vicenda Giambruno non è finita e il solo sospetto che possa continuare con eventuali altri filmati ancora più pericolosi e imbarazzanti per la Meloni potrebbe aggravare il clima e renderlo ancora più incandescente. Siamo alle vendette preventive, alla guerriglia di deterrenza.

Come sospettiamo, la vicenda dell’abbassamento del canone, previsto dall’art. 8 della Legge finanziaria, è un colpo a testata multipla e non è indirizzata solo verso Viale Mazzini ma lambisce il territorio di Palazzo Chigi. Quello che continua a non tornare è il perché il partito della Meloni si ostina a voler dare sportellate in faccia a Mediaset a tutto vantaggio politico della sola Lega. La risposta che abbiamo riportato nei giorni scorsi fornita da una nostra autorevole fonte politica è convincente ma non sufficiente: Giorgetti ovvero il mentore di questa iniziativa sul canone ha sufficienti e buoni motivi per tenere sotto scacco la Meloni su alcuni altri dossier di interesse più rilevante (TIM e non solo). Convincente ma non sufficiente perché le leve decisionali finali sulla tenuta del Governo, banalmente e semplicemente, rimangono sempre nelle mani di lei. Se non riesce a tenere in equilibrio la trimurti, sempre banalmente, vanno a casa. Comunque, i giochi sono ancora aperti e una bozza è sempre una bozza: vedi come è andato a finire l’extraprofitto delle banche e, proprio ieri, la questione del sequestro dei conti correnti ai morosi con il fisco. Vedremo.

Intanto una precisazione: abbiamo scritto della novità dell’intervento sul canone e conseguente contributo di 430 mln relativo al solo 2014. In un certo senso è corretto perché non si possono prendere impegni finanziari poliennali. Rimane però il dato che per altro aspetto è ancora più grave: ogni anno, per ogni nuova legge finanziaria, il Governo può rinnovare o modificare il provvedimento a sua totale discrezione, amplificando di fatto il suo controllo su Viale Mazzini. Poi, altra precisazione: abbiamo scritto che non c’è alcuna relazione tra questo provvedimento e il nuovo Contratto di Servizio e confermiamo. Ci è stato fatto notare l’art. 15.3 laddove si legge che “A tale fine la Rai si impegna a diffondere un proprio mux nazionale in standard DVB- T2 entro il 10 gennaio 2024, e a predisporre il passaggio dei restanti mux in standard DVB-T2 secondo la roadmap predisposta dal Ministero …” e che quindi il contributo dei 430 mln servirebbe a tale scopo. E dove sta scritto? Perché? Posto invece che questa parte, come lo stesso Stefano Ciccoti CFO RAI ha scritto in una lettera al MimIt allegata in Vigilanza, solleva un grave problema al quale nessuno, ci sembra, abbia finora fornito risposte convincenti: “… Secondo il nuovo Contratto di Servizio in via di sottoscrizione, Rai sarà l’unica emittente chiamata ad attivare dal 10 gennaio 2024 l’esercizio di un multiplex nazionale in DVB[1]T2. Per trattandosi di un’iniziativa che, isolatamente imposta a Rai, genererà con tutta probabilità un calo di ascolti dei canali coinvolti a causa del mancato rinnovo totale del parco ricevitori (decoder e TV) da parte delle famiglie italiane…”. Già: quali canali saranno coinvolti? Quanti telespettatori si stima di perdere? Si era ipotizzato i canali “minori” ma non ci sono certezze.  Per il nuovo Cda e per il nuovo AD si prospettano dolori di pancia assai rilevanti.

Chiudiamo in bellezza per dare un senso a quanto i temi RAI sono interessanti per la stampa: ieri su Repubblica.It è comparsa un’intervista Roberto Zaccaria a firma Giovanna Vitale che oggi, sulla versione cartacea non compare mentre si dedica molto spazio al fatto che Sgarbi non farà parte della giuria di Miss Italia. Perché? Eppure, per quanto abbiamo letto, Zaccaria affronta temi di assoluto rilievo: Sta dicendo che c’è un disegno per indebolire la Tv di Stato e ridurla a un’articolazione, magari nel megafono dell’esecutivo? “Il rischio esiste. A cambiare in peggio le cose è stata la legge del 2015 fatta da Renzi, che è palesemente incostituzionale. Oggi l’ad è espresso dal governo, nominato dal ministro dell’Economia, mentre i consiglieri sono per 4/7 scelti dai partiti in Parlamento. Ma la Consulta nel 1974 ha detto, senza mai contraddirsi, che nel servizio pubblico gli organi direttivi non devono essere espressione prevalente del potere esecutivo. Ai miei tempi, il consiglio era composto da cinque persone, nominate dai presidenti delle Camere: di alcuni non si sapeva con esattezza a chi appartenessero. Ora invece sono tutti targati. C’è una maggioranza in Cda che risponde direttamente al governo pro-tempore”.

E questo come si combina con il taglio del canone? “Una governance non indipendente poiché indicata dal presidente del Consiglio, unita a un sistema di finanziamento che non dà garanzie di autonomia perché non sai mai se e quali risorse stanzierà la politica, si traduce in un meccanismo che tiene la Rai col cappio al collo: non solo ne indichi i vertici, ma decidi anche quanti soldi gli dai”.

Ecco, si capisce perché Miss Italia per Repubblica è più importante del canone e dell’indipendenza della RAI dal Governo.

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