Arrivederci tra sei mesi. La partita sulle candidature del
rappresentante dei dipendenti si è chiusa al primo tempo. Al momento, dopo la
chiusura delle proposte, non risultano candidature ufficiali di CGIL, CISL e
UIL, di ADRAI E Usigrai, ovvero, formalmente lo zoccolo duro della
rappresentanza sindacale RAI. Questa parte della partita, per questi
soggetti e per questa specifica partita, fosse solo della durata di sei mesi, è
stata persa senza nemmeno essere giocata. O meglio: alcuni hanno
provato a giocare ma hanno trovato di fronte altri che hanno posto ostacoli composti
di trame e complotti difficili da ricostruire e decifrare. Diciamo sommariamente,
che come al tavolo di poker quando un giocatore assume una particolare
postura “remissiva”, alcuni rinunciano a giocare o proponendo un gioco “distratto”
hanno di fatto agevolato o impedito la proposizione di una candidatura unitaria
che pure c’era. La notizia della candidatura di Di Trapani per conto dell’Usigrai
(non ci risulta smentita o confermata pubblicamente) è stata da alcuni
interpretata proprio in questo modo perché potrebbe aver fatto saltare il tavolo
e, da quel momento, tutto si è messo in salita.
Cosa è successo e perché i sindacati citati sono giunti a
questo punto? Premessa: la Legge 220 del 2015, pur nefasta, su questo punto è
chiara: “Le singole candidature possono essere presentate da una delle
organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo o integrativo
della RAI-Radiotelevisione italiana Spa o da almeno centocinquanta
dipendenti e devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina”. Ovvero,
la ratio della Legge individua nelle Organizzazioni sindacali il soggetto
primario a cui spetta il compito di indicare un proprio rappresentante in Cda e
solo in subordine ad una singola persona l’autocandidatura se supportata da 150
firme. Ne deriva, semplicemente, che in questo caso gli sconfitti nel loro
insieme sono anzitutto le sigle che abbiamo indicato che hanno rinunciato ad un
compito istituzionale che la Legge gli assegnava in via prioritaria.
Tutto questo riporta ad un dibattito mai avvenuto: quale
ruolo deve avere il rappresentante dei dipendenti in Cda? Si tratta di un “protosindacalista”?
Si tratta di un portatore di istanze progettuali oltre quelle di carattere meramente
contrattuali (aumenti, promozioni, ricorsi etc) o cosa altro? La preziosa esperienza
di Riccardo Laganà, purtroppo, non ha potuto avere un momento di verifica e
confronto finale al termine del suo secondo mandato.
Finale della favola: dopo la sberla del Contratto di
Servizio, dopo lo sganassone del canone e dopo gli scivoloni sugli ascolti, il futuro
è tutto da scrivere e non sembra un bel futuro per Viale Mazzini.
bloggorai@gmail.com
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