lunedì 16 ottobre 2023

RAI: buoni "Affari" editoriali e politici

Foto di Memed_Nurrohmad da Pixabay
La Modernità è costruita in acciaio e cemento. 
La Postmodenità in plastica biodegradabile
(La società dell'incertezza, Zygmunt Bauman)

Succede spesso, specie all’inizio del settimana, che facciamo grande fatica a riavvolgere il nastro, rivedere le immagini e cercare una sintesi in grado di aiutarci a trarre un filo conduttore, un metodo di decifrazione di una realtà sempre più complessa. È un compito difficile ma necessario. Peraltro, ci riporta facilmente a quando eravamo bambini, a quando il grande e spesso unico interrogativo che animava la nostra mente era semplicemente “perché?”. Già, perché accadono certe cose? Da dove hanno origine (posto che conveniamo sul fatto che ogni cosa o evento umano, ha una sua origine)? E quindi, dove si dirigono queste “cose” immaginando sempre che esse stesse siano un “prologo” dinamico, che siano la premessa di una “cosa” successiva che avverrà subito dopo?

Ieri sera, sul finale della domenica, ci eravamo ripromessi di trattare due argomenti sui quali ci sono riflessioni interessanti da proporre: la RAI e i giornalisti inviati o corrispondenti  di guerra e il rapporto tra Caos e Caso.

Invece, stamattina, siamo indotti a cambiare percorso. Questa volta non possiamo sottrarci ad una riflessione transitoria, forse solo apparentemente di serie B. Si tratta del caso Corona, di quel personaggio che sta divenendo l’attante, una figura iconica di questa “nuova” RAI. Allora: perché accade che le tre reti RAI propongono un “narratore” di questo genere (prima RAIUno con Domenica In) poi RAIDue con Le Belve e, sembra, domani con Avanti Popolo? Cosa o chi c’è dietro questa che appare una scelta editoriale complessa, non solo di una rete o di una trasmissione, ma di un qualcuno che a Viale Mazzini ha pianificato, forse concordato, tempi e modi di questa presenza. Difficile supporre il contrario, cioè che Corona o chi per lui, volta per volta, rete per rete, casualmente, possa aver stabilito con un contratto ben retribuito la sua partecipazione al singolo programma. Delle due l’una: o qualcuno a Viale Mazzini sapeva ed è quindi complice o non sapeva ed è quindi addormentato. In entrambe i casi, si manifesta in modo evidente come la RAI sta esprimendo se stessa in questo momento.

Cerchiamo di rispondere agli interrogativi che abbiamo posto. Le “cose” accadono solitamente con due variabili: la prima è del tutto incidentale (casuale) e la seconda volontaria, cioè quando si vuole che debbano accadere (in subordine, quando si spera che possano accadere). In questo caso, tutto lascia presumere che sia buona la seconda: si voleva dare visibilità rilevante alle dichiarazioni di Corona attraverso lo schermo del Servizio Pubblico. Appare del tutto evidente il “perché” ovvero che ci sia stata una regia, una pianificazione. L’origine di questa specifica “cosa” hanno nomi, cognomi e indirizzo. Anzitutto bisogna cercare nel diffuso fenomeno di “mediasettizzazione” della RAI, ovvero nel tentativo di far concorrenza al concorrente di Viale Mazzini sul suo stesso terreno e, segnatamente, su quel terreno dove Mediaset raccoglie fortuna: il gossip e il taglia e cuci di personaggetti di varia natura. Se invece la competizione fosse sulla differenza, sul diverso ruolo, sulla distinzione tra pubblico e privato, la scelta sarebbe stata semplice. Se, come sembra, il personaggio è conoscenza di reati di rilevanza pubblica, si dovrebbe pure sapere che la strada da percorrere è quella del Tribunale e non Viale Mazzini 14 e, prima ancora di lui, lo devono sapere bene al VII piano: “No grazie, non ci interessa, qui vicino a Piazzale Clodio c’è la Procura, si rivolga lì”.   

Seconda domanda. Da dove hanno origine queste “cose” che, a ben vedere, non poi così poco rilevanti? A noi, forse ingenuamente, una possibile  risposta appare semplice: dallo strapotere degli agenti artistici che, avendo a mente solo il loro profitto che si realizza “piazzando personaggi” o sostenendo le loro trasmissioni, applicano il banale principio del “se ne parli comunque, bene o male, purché se ne parli”. 

Poi, sempre forse troppo ingenuamente, se ne propone un’altra: anzitutto politica e poi editoriale. Quella politica è connessa alla necessità impellente che questo Governo ha nel sostenere la sua presa di possesso della RAI. Finora, le “cose” non sembrano andare nel migliore dei loro modi previsti. Per “cose” intendiamo quei nuovi programmi ispirati dal nuovo corso di Viale Mazzini. Ne consegue, quindi, la scelta editoriale di cercare disperatamente di fronteggiare la perdita di ascolti che, si traduce in titoli ad effetto “La Rai dei pacchi perde ascolti e tremano i listini pubblicitari - Bocciati dagli ascolti i programmi del nuovo corso meloniano peggio delle previsioni di viale Mazzini anche di quelle dei listini pubblicitari” (la Stampa 28 settembre). Ci sono in ballo anzitutto soldi che si perdono, tanti, e poi la “faccia” che ci debbono mettere per sostenere la disfatta in corso. Quanto vale un punto di share su RAI Due in prima serata? Forse molto, molto di più dei quei quattro spicci (si legge di circa 8 mila euro) che gli potrebbero essere riconosciuti al personaggio in oggetto. Da questo punto di vista, tutto sommato, la RAI ci potrebbe fare pure un affare: con quattro soldi si compra il successo in prima serata su RAIDue se è vero, come ha dichiarato il personaggio che “… farò il 15% di share”…”. Qualcuno gongola al solo pensiero che possa avvenire anche solo la metà di quanto minacciato: con il 7% Champagne per tutti !

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