Se ne avete voglia, mettetevi comodi, molto comodi. Passata la Festa … gabbato lo Santo! Oggi non ne parla quasi più nessuno, forse a controprova che di questo documento, in fondo in fondo, non interessa pressoché nulla ... tanto non verrà mai applicato dicono alcuni. All’indomani dell’approvazione del nuovo Contratto di Servizio in Vigilanza, dopo aver raccolto commenti e osservazioni, proviamo a ragionare, ad essere pacati e riflessivi e cercare di capire cosa è successo veramente. Mettiamo anzitutto alcuni evidenti punti fermi:
A- Il Governo ha portato a casa un discreto risultato
B- l’opposizione si è spaccata
C- le opposizioni, al loro interno, sono divise
D- il nuovo contratto è una mezza disfatta a tutto danno del Servizio Pubblico.
Bene. Anzitutto una sommaria riflessione di valutazione. Non ci sono dubbi: alcuni emendamenti approvati hanno portato significativi miglioramenti rispetto al testo di luglio. Non ci sono dubbi pure sul fatto che questi miglioramenti, nel contesto generale del Contratto, sono semplici palliativi in un danno generale irreparabile. Emendamenti spacciati come fumo negli occhi.
Torniamo al Governo. Meloni&C volevano chiudere e in fretta perché sapevano benissimo che allungare i tempi significava approfondire il dibattito e la riflessione, cioè correre il rischio di esporsi a cambiamenti radicali per loro inaccettabili. La “filosofia” ovvero l’architettura del Contratto per come è nato ed è stato esposto poteva passare solo con due caratteristiche: sotto traccia e velocemente. Da questo punto di vista il Governo (e molti a Viale Mazzini) ieri ha stappato champagne millesimato. Questo Contratto ha messo in ginocchio il futuro della RAI ancorandola ad una prospettiva privatistica, liberista e subordinata mantenendo aperto, inoltre, lo scacco sulle risorse da canone tutte ancora da definire. Meglio di così, per la Destra, non poteva andare. Ma, attenzione, non è solo un tema di schieramenti politici ma di “componenti” di mercato esterne alla politica: con questo Contratto “tana libera tutti” hanno vinto gli agenti artistici, le case di produzione, le lobby di varia natura che parassitano Viale Mazzini e gli prosciugano le casse.
Un capitolo a parte merita il ragionamento su come sono andate le cose tra PD e M5S. Una disfatta totale, una Caporetto inusitata. Sapevamo da tempo che il quadro complessivo dei rapporti tra i due partiti non fosse proprio dei migliori e, segnatamente sulla RAI, ci fosse ruggine e sabbia. In Vigilanza su questo argomento ognuno, sin dall’inizio, ha viaggiato sulla sua strada silenziosa. I tentativi di giungere ad un percorso condiviso last minute sono durati l’espace d’un matin semplicemente perché l’impianto di riflessione e confronto era già fragile di suo ma anche per certi aspetti con punti di vista divergenti. Entrambi non hanno colto, o non hanno voluto cogliere, i pericoli insiti nel Contratto già a partire dei primi articoli (i famigerati KPI e la Digital Media Company) per finire all’altrettanto famigerato Allegato 1. Il M5S ha sostenuto (a nostro avviso correttamente) la necessità di abolirlo del tutto e farlo diventare invece un articolo 25Bis mentre il PD si accontentava di proporre che l’Allegato1 diventasse “parte integrante”. Non è una differenza da poco.
Poi, sul loro dibattito ha pesato, e non poco, l’ostinata e indebita intenzione della Presidente Floridia a voler chiudere il dibattito in fretta, troppa fretta per non essere sospetta. Perché? Non sarebbe successo assolutamente nulla se ci fosse stato ulteriore dibattito per altre settimane. Anzi, dal punto di vista M5S, avrebbe agevolato il proposito di andare a questi famigerati Stati Generali sulla RAI di cui parla Conte sui quali far convergere, necessariamente, anche il PD. Ora li vogliamo proprio vedere come potranno andare avanti insieme. Difficile trovare una risposta a questo perché. Ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti. Fatto sta, sotto gli occhi di tutti, che il bicchiere mezzo pieno vantato dal M5S è pure mezzo avvelenato dalla percezione che, comunque, si osserva in giro “... hanno votato con la Destra perché stanno trattando sotto banco per un posto alla TgR”. Ne valeva la pena? No: il prezzo pagato per un pugno di emendamenti privi di forza non ne valeva la pena.
Il PD per conto suo e per nome del relatore per l’opposizione Nicita, in questa circostanza, ha fatto la sua parte quando si è dimesso e “Per tale ragione, rimette l'incarico di relatore, sottolineando che già il numero molto elevato di proposte emendative denotava come il testo iniziale dello schema di contratto di servizio fosse particolarmente debole e carente e in discontinuità negativa rispetto ai precedenti contratti di servizio. Pur riconoscendo che il nuovo testo di parere oggi proposto presenta anche degli indubbi miglioramenti, reputa come nel complesso diverse proposte presentate dalle forze di minoranza, indicate come rilevanti e qualificanti, non hanno trovato accoglimento. In particolare non è stata recepita la proposta di integrare l'Allegato 1 all'interno dell'articolato, né l'emendamento che sottolineava l'esigenza di una trasformazione della Rai in Digital Media Company di servizio pubblico. Evidenzia altresì diverse proposte emendative che non hanno trovato ingresso nella nuova versione di parere, agli articoli 5, 6 e 7. Rappresenta inoltre un punto negativo il mancato accoglimento delle proposte all'articolo 8 volte a sottolineare l'esigenza non solo della tutela ma anche dell'integrazione delle minoranze”. Ineccepibile.
Cosa ha obiettato la Floridia? Ha sostenuto che “Abbiamo portato a casa una mediazione importante … il testo finale è il risultato del lavoro di tutte le opposizioni … Il lavoro fatto andava rivendicato. Se non avessimo mediato, il centrodestra avrebbe potuto votarsi i propri emendamenti …”. Si certo ma il bello che è, semplicemente, il centro destra ha “ceduto” su una manciata di emendamenti ma ha portato a casa il malloppo grosso ovvero tutto il Contratto complessivamente inteso del tutto favorevole al loro punto di vista. Non solo, e questo l’aspetto più grave, è venuto meno sostanzialmente tutto l’impianto vincolante (gli obblighi specifici) che caratterizzavano il precedente Contratto.
Dunque, opposizioni divise tra loro ma anche al loro interno. Per quanto abbiamo potuto sapere, sia nel PD che nel M5S ha serpeggiato molto malumore tra chi voleva rompere il clima di “unanimità” che tanto sarebbe piaciuto alla Presidente Floridia e andare allo scontro con il Governo (fare opposizione) e chi invece si accontentata di una realpolitik fatta in casa che ha visto primeggiare la “mediazione ragionevole”. Chi ha vinto tra loro? Lo vedremo sui tempi lunghi: è iniziata la campagna elettorale del prossimo anno.
Abbiamo esaurito lo spazio. Il capitolo finale sarà nel merito della bozza approvata e li si sgameranno tutte le magagne … grosse come macigni.
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