Le prima alba di quel 18 giugno 1815 era fredda e brumosa. Aveva
piovuto per tutte le ore precedenti. Le truppe avevano dormito nel fango.
Napoleone (che aveva passato una notte insonne a causa di un fastidioso dolore
alle emorroidi) aveva deciso di attaccare per primo ma proprio le
condizioni del terreno gli impedirono di mettere subito in linea le batterie di
cannoni. La battaglia che, nei suoi piani, avrebbe dovuto essere rapida e
vittoriosa entro il primo pomeriggio, è iniziata con grave ritardo intorno alle
11.30. “L’intera faccenda sarà semplice come bere un bicchier d’acqua” dichiarò il generale quando venne sparato il
primo colpo di cannone che, forse per un errore di valutazione, il generale
Reille interpretò come il via libera e iniziò uno scellerato e infruttuoso attacco
al castello di Hougoumont. Quando, intorno alle 19.30, i prussiani attaccarono la
Vecchia Guardia a Papelote, la battaglia era finita con la disfatta imperiale
di Napoleone.
Chissà per quale bizzarro
e recondito motivo, in questi giorni riflettendo sulla prossima Grande Battaglia
di Villa Arzilla a Sanremo e a tutte le sue gravose incombenze torna a mente la
sconfitta di Napoleone a Waterloo. Ancora non è ben chiaro chi sarà, ma qualcuno
alla fine della prossima settimana potrebbe avere difficoltà a sostenere di
aver vinto.
Controscoop: la nostra fonte (non sempre solitamente ben informata) ci informa che il piano segreto della Rai per gestire l’intervento di Zelensky a Sanremo potrebbe subire variazioni. Al momento rimane certo solo che Amadeus è in contatto con il suo staff per definire esattamene le modalità del suo messaggio. Questa mattina importante intervista di Carlo Fuortes a La Repubblica che ribadisce in modo netto il concetto “La direzione del festival è in contatto con lo staff del presidente Zelensky per definire le modalità del suo intervento”. Questo ci rassicura: il futuro dell’Azienda, del Paese e forse anche della pace è in buone mani.
Abbiamo letto ieri un commento di Francesco Merlo che, più o meno, sosteneva: Mediaset non ha bisogno di combattere contro Sanremo. Ha già “vinto dentro”: il Festival è la rappresentazione più tangibile e iconica della televisione “berlusconiana” con tutte le forme, i contenuti e i personaggi che vi prendono parte. La rappresentazione scenica, la narrazione, il racconto nazional-popolare è infarcito delle varie Maria De Filippi, di agenti artistici e di “influencer” di differente natura e cultura ed è del tutto pertinente con la cultura di “servizio privato” tipica della televisione commerciale. Per Mediaset va benissimo Sanremo così com’è: è il “suo” modello commerciale a vincere, non quello del Servizio Pubblico. Se poi si riesce pure a rosicchiare un po’ di ascolti, tutto di guadagnato (vedi i Mondiali).
L’intervento di oggi dell’Ad è tra i documenti che vanno conservati per le tante perle di saggezza: “…uscire dall'idea sacrale dei canali: le nuove direzioni di genere consentono più flessibilità” … “Servizio pubblico di altissimo livello ma anche popolare…Lo share è una spada di Damocle che condiziona, è oggettivamente un problema: un programma che non fa ascolto non riesce ad andare avanti” e infine “Con l'attuale governo il dialogo è del tutto costruttivo…i conti sono a posto, per il secondo anno consecutivo ho presentato un budget in pareggio e in precedenza erano in perdita... Il debito cresce, e in un'azienda come la Rai che non ha scopo di lucro questo è inevitabile se sei tenuto a investire in nuove tecnologie”. Ne riparleremo.
Bene. Andiamo avanti, ovvero indietro. Abbiamo due argomenti interessanti da proporre. Il primo si riferisce a giovedì e alla conferenza stampa di Piersilvio Berlusconi dove ha dichiarato: “…c'è anche e soprattutto la visione del cittadino che paga il canone e, solo in questa veste, dico che a me che Zelensky sia a Sanremo non fa piacere. La guerra, il conflitto, mette davanti ai nostri occhi centinaia di morti ogni giorno, cosa c'entra il Festival di Sanremo? Mi sembra una ricerca di visibilità che un pochino mi turba” e aggiunge “Vi chiederei di dimenticare la parola controprogrammazione. Semplicemente dopo molti anni non mettiamo in campo un disarmo assoluto”. Ma un aspetto di grande interesse che l’AD di Mediaset ha rivelato si riferisce ad una parte complementare del broadcasting: “La crescita dei ricavi legata al sistema digitale per noi è esponenziale” ed ha rilevato di un algoritmo costruito internamente in grado di garantire una fortissima tracciabilità dell’utente.
Il secondo argomento, in qualche modo correlato, si
riferisce al Report Media &Entertainment di Mediobanca dove si legge: “crescono
gli utenti dei servizi in streaming (+18,6% tra il settembre 2022 e lo stesso
mese del 2021)” … “cambiamento, in atto già da tempo, nei comportamenti degli
spettatori: questo riguarda soprattutto la fascia dei nativi digitali sempre
più attratti da modalità di fruizione basate sulle logiche del <
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