venerdì 10 febbraio 2023

Chissenefrega degli ascolti di Sanremo: il problema è sempre Politico


“Il problema è politico”. Chiunque abbia frequentato anche solo di passaggio una qualsiasi associazione, sezione di partito, assemblea studentesca ha sentito ripetere questo dogma. Il problema è sempre politico. Oggi il campo di battaglia di Sanremo evidenza con tutta la sua spietata chiarezza che la contesa non è sugli ascolti, sui vecchietti o su qualche spernacchiato cantante più o meno sconosciuto, ma a ciò che oggi è in primo piano: l’attuale governo di destra e il ruolo della televisione pubblica che in qualche modo accompagna il racconto della sua affermazione in questo delicato momento di affermazione del suo ruolo prima ancora sociale e culturale che politico.

La Rai è politica e Sanremo è doppiamente politica. Quanto avvenuto finora e quanto ancora potrà avvenire lo sta a dimostrare. Già è nel dimenticatoio la scellerata questione della partecipazione di Zelensky a Sanremo ma non può essere sottaciuto. Oggi i quotidiani riferiscono della fallimentare missione della Meloni a Bruxelles dove, di sfuggita e in piedi, ha incontrato il leader ucraino … di sfuggita e in piedi come le immagini hanno impietosamente evidenziato, e solo perché non sarebbe potuto accadere altrimenti. Vedi titolo di oggi de La Repubblica: “UE, il giorno nero di Meloni”. Ha influito in qualche modo, seppure marginalmente, il “malumore” di Zelensky per come è andata a finire la sua partecipazione al Festival con un video poi derubricato a semplice messaggio letto? Lecito avere dubbi.

Andiamo oltre con i dubbi. Benigni e la Costituzione dal palco di Sanremo sono stati o no uno strumento di confronto politico con la destra di governo o no?  La Meloni si sarà spellata le mani ad applaudire o gli sarà venuto qualche “malumore”? Si può dire che l’AD Fuortes era complice di questa “manovra” di questo sottile e perfido complotto avvenuto a sua insaputa? Tutto è possibile ma difficile crederci.

Andiamo avanti: nel corso del Festival, nel pieno del mucchio selvaggio delle polemiche, il ministro Giorgetti trova tempo e necessità per uscirsene con la questione del canone. È un caso? No, non lo crediamo affatto e si lega perfettamente alle dinamiche dello scontro politico in corso all’interno e all’estero della maggioranza. La Rai è preda ed ostaggio di ben altre manovre: ne citiamo due. La prima si riferisce alla Vigilanza non ancora costituita e la seconda (che in qualche modo  gli si riferisce) è l’assenza del regolamento elettorale che sarebbe dovuto entrare in vigore per le prossime regionali di domenica. Non è cosa da poco.

Infine, gli ascolti. Come sempre, in queste circostanze, si strombazza sui record di ascolti ma si bada bene a riferire i numeri per la loro interezza. Gli “ascolti” debbono essere sempre e comunque relativizzati e contestualizzati: a parità di serate, gli ascolti in epoca Covid non possono essere paragonati a quelli del post epidemia. Gli ascolti con Mattarella per la prima volta al Festival non possono essere paragonati a nessun precedente simile. E così via. Lo stesso si può dire della composizione della platea: è noto che è in calo progressivo e inarrestabile: il pubblico della Tv emigra verso altre piattaforme e modalità di visione. Ecco allora che il totem diventa lo share che è vero essere in “relativo” aumento ma si mette in ombra il totem degli ascolti in numeri assoluti che invece diminuiscono. Rispetto all’anno scorso centinaia di migliaia di telespettatori sono emigrati verso altre destinazioni. Faremo i conti dettagliati a fine festival, ma intanto questo è e questo è ciò che non viene comunicato.

Finale: la notizia di ieri è che è stata depositata alla cancelleria del Comune di Sanremo la manifestazione di interesse per la prossima edizione. Si legge di una cordata privata ancora sconosciuta. A noi risulta un “interesse” di ben altro livello. Il problema è sempre politico. Vedremo.

Bloggorai@gmail.com

 

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