Siamo entrati nell’era del “dopo” Sanremo” e in attesa fra poche ore di entrare nel periodo del “dopo” regionali oggi osserviamo che sembra esserci una diretta relazione tra lo “stato confusionale” in cui versa la Rai e il medesimo stato in cui versa la “politica” che la governa e comanda. Da un lato c’è una destra che finge di attaccare il Servizio Pubblico e dall’altra una “entità” (che non chiamiamo “sinistra” perché altrimenti la “sinistra” si offende) che vorrebbe difenderlo ma non sa bene perché farlo, come e quando. Da un lato c'è una destra che vuole andare a Kiev e dall'altro c'è una destra che vuole rimanere a casa. Da un lato c'è una Rai che "smentisce" e scomunica Fedez e dall'altro si gongola degli ascolti ( e dei contatti su Instagram) che gli derivano.
La destra finge di attaccare sui “valori” sui contenuti culturali e sociali proposti dalla Rai in generale e da Sanremo in particolare. Riforma costituzionale, diritti civili, emigrati e politica estera sono i suoi temi. Ma si tratta di sola finzione perché è perfettamente consapevole che, bene che vada, oggi in Rai riesce ad ottenere oggi solo qualche poltrona in più e per questo scopo Fuortes&C bastano e avanzano. Si tratta poi di sola finzione per almeno due altri buoni motivi: non ha una candidatura forte per sostituire l’AD e quella che ha non la vuole e non può bruciare (Rossi). Infine, si tratta di sola finzione perché è divisa al suo interno su cosa è e dovrebbe essere la Rai nel prossimo futuro. Meloni, Salvini e Berlusconi potrebbero avere idee molto diverse. Vedi canone: Salvini minaccia un giorno si e l’altro pure di volerlo abolire ma sa che avrebbe grandi difficoltà ad applicare questo progetto: qualora ci dovesse essere una nuova governance Rai di destra la priverebbe di una risorsa strategica per il suo futuro. Calma e gesso: facite ammuina!
La “entità” di par suo finge di difendere la Rai di Fuortes per mera opportunità, necessità e convenienza. È opportuno fingere di sostenere e coprire le nefandezze del passato, recente e remoto, dalla mancata soluzione del conflitto di interesse alla fantomatica riforma della governance, per finire alla Vigilanza Rai o alla riforma del TUSMAR. È opportuno fingere di sostenere l’attuale vertice di Viale Mazzini perché necessario: è verosimile che prima o poi potrà avvenire un cambio di indirizzo, editoriale e gestionale e dunque, salvare il salvabile finché dura c’è verdura. Infine è opportuno fingere di sostenere Fuortes perché non c’è di meglio da offrire: non c’è un’idea sul canone, non c’è un’idea sul nuovo Contratto di Servizio, non c’è un’idea e basta. È solo un “tirare a Campari” in attesa di un “dopo “ che si profila oscuro e minaccioso.
Destra di Governo e “entità” di opposizione accumunati da un medesimo destino: non sapere cosa fare sulla Rai e per la Rai, oggi per domani e dopodomani e, in mancanza di meglio, ci si attacca alla canna del gas proposta da Sanremo. La festa non dura tutto l’anno e tanto vale la pena spremere quanto possibile, da entrambe le parti, e trarne il profitto maggiore. “Sanremo da record”: mentono sapendo di mentire e non solo sui numeri (vedi oggi una lettura tecnica degli ascolti sul Fatto) ma mentono tacendo e omettendo sui contenuti, sui significati, sui messaggi, sul “racconto” sociale e culturale che si vede dalla scalinata dell’Ariston. In questo senso non si può dire bugia ma semplicemente silenzio omertoso. Non una parola, non un cenno di encefalogramma. Vedi pure l’intervista oggi di Sgarbi su Repubblica: “Domanda: Lo share al 66 per cento è un fallimento? «Ma non possiamo misurare il Festival solo dai numeri. Contesto la linea culturale. Hanno affidato le chiavi a Ferragni e Fedez, cioè ai social, alla moda, al consumismo». Argomento che merita dibattito e riflessione che l’ “entità” si guarda bene da proporre e si limita alla difesa d’ufficio del minimo sindacale sui diritti civili.
Vedi pure lo sporco affare Instagram e il silenzio opaco e ottuso che lo avvolge. Ieri in conferenza Stampa Rai Pubblicità avrebbe sostenuto che, più o meno in sintesi, Instagram si doveva citare perché “editorialmente” legata alla partecipazione stessa di Chiara Ferragni e la possibile contrattualizzazione di questo argomento avrebbe potuto complicare e ostacolare la costruzione della sua presenza editoriale ed è è stato poi specificato che se un giorno le cose dovessero andare bene si potrà porre il problema di “pesare” il rapporto con la Ferragni anche in termini economici. Del di lei marito Fedez non una parola, come se lui non “valesse” in termini di contatti e di immagine, subito rivenduta e rilanciata con gli spot di Amazon. Non sappiamo ancora decifrare se si tratta di qualche forma di complicità o di totale sottovalutazione (ignoranza) del problema.
Chiudiamo qui, nel mentre che leggiamo la mole di articoli interessanti (esempio su Il Fatto con il titolo “IL VERO VINCITORE • L'agente tv Presta arriva primo: da Amadeus al Colle, tra cachet e vendette”) e in attesa dei risultati delle regionali è probabile che ci sia un post di aggiornamento. Rimanete sintonizzati.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento