La “Sicurezza istituzionale”. Si riferisce alla connotazione prevalente che l’Istituzione Rai, ovvero il Servizio Pubblico, deve essere in grado di garantire (e far percepire) verso tutti gli interlocutori con i quali interagisce, primo tra questi, ovviamente il Presidente della Repubblica. Ne sono tutti perfettamente a conoscenza sia al Quirinale (dove peraltro è attiva una struttura) sia a Viale Mazzini. Assolutamente evidente che ogni qual volta che il Capo dello Stato “interagisce” con la Rai fa scattare in automatico anzitutto i livelli di “sicurezza” propri degli organi istituzionali di tutela (Prefettura etc) e, a seguire, quelli interni appositamente predisposti. Qui si pone il problema: come è articolata la “sicurezza” interna alla Rai anzitutto in termini “politici” ovvero chi dialoga con chi e solo in subordine in termini “operativi”? In altre parole: come viene garantita la credibilità istituzionale in termini di “sicurezza” se è poi necessario ricorrere o rendere agibile l’intermediazione di soggetti esterni per “gestire” la presenza del Capo dello Stato all’Ariston per la prima volta nella storia della Repubblica e del Festival?
Queste considerazioni nascono da una battuta fatta da parte di un nostro autorevolissimo interlocutore e lettore: “Quella che si vorrebbe definire sicurezza Istituzionale Rai è una Repubblica delle Banane, senza offesa per il frutto esotico…” e da li nasce il nostro tentativo di capire, sapere e porre domande.
Una cosa alla volta: sulla “sicurezza” in termini politici, nella fattispecie, oltre all’AD intervengono nell’ordine il suo Capo Staff, Giuseppe Pasciucco, il suo diretto collaboratore Maurizio Caprara e il direttore delle relazioni istituzionali Luca Mazzà. Tralasciamo per un attimo la Struttura Rai Quirinale, diretta da Andrea Covotta. Tralasciamo pure il curriculum di Caprara, formalmente un esterno Rai alle dirette dipendenze dell’AD, e le sue note relazioni con il Colle. Tralasciamo pure, forse indebitamente, il ruolo della Presidente e del Cda. Il problema, come abbiamo scritto, non è tanto se, come e quando alcuni di loro erano stati informati o meno della partecipazione del Presidente a Sanremo, ma proprio la carenza di “fiducia nella sicurezza” che è stata manifestata nei confronti dell’Istituzione Rai. In poche parole, ci dicono, non “… è che non ci si fidava delle procedure logistiche a tutela del Presidente, che comunque in assoluto sono ben tutelate in ben altro modo, ma di quelle “politiche”… la battuta che circolava era che se qualcuno lo avesse saputo, dopo 5 minuti “…finiva su Dagospia con tutto il casino che ne sarebbe derivato con il Governo”. Ecco il “vulnus” come elegantemente ci viene proposto: non era il rischio “sicurezza” tecnica in discussione ma la tensione politica istituzionale che ne poteva scaturire,cme poi in buona parte è avvenuto. In questo quadro si capisce e si chiarisce il ruolo che Fuortes avrebbe ricoperto: ne era stato tenuto fuori ma ha dovuto far intendere che ne era a conoscenza? Probabile e verosimile, perché altrimenti sarebbe stata una posizione dura da sostenere. In soldoni: la “sicurezza” in termini politici della Rai potrebbe non essere stata garantita e la sua funzione è stata abdicata ad agenti esterni. Il che, qualche problemino lo pone, non fosse altro in termini di credibilità e autorevolezza dell’Istituzione Rai. Last minute: curiosamente, solo nel recente Cda viene fuori il tema della pubblicità pagata a Dagospia.
Poi c’è il capitolo “sicurezza” logistica che interessa diversi ambiti aziendali. Chi la dirige e con quali strumenti/policy viene attuata? Piccolo passo indietro: il 12 maggio 2017 si dimette da CSO (Chief Security Officer) Genseric Countornet dopo le polemiche sorte in relazione a come venne proposta la sua candidatura all’allora DG Campo Dall’Orto. Intorno alla sua figura c’è stato grande dibattito ma un elemento sulla sua presenza a Viale Mazzini è rimasto centrale: a lui si deve la prima “concettualizzazione” della necessaria unità organica della Safety & Security aziendale una volta constatata la sua totale parcellizzazione e frammentazione. Pochi sanno, ad esempio, che ogni CDP ha la sua “struttura” che non sempre dialoga in modo efficace e coerente con quella centrale, diretta oggi da Maurizio Cenni e prossimo alla pensione. Fatto sta che Countornet esce da Rai ma il problema rimane insoluto alimentando, di fatto, la persistenza del problema. Per tornare all’attualità e riconnetterci al tema precedente: come sono andate le cose a Sanremo? Per fortuna bene, benissimo. Sappiamo però che si potrebbe scrivere un libro sulle relazioni tra i due ambiti, quello rappresentato dalla direttrice Produzione Tv Paola Sciommeri e quello rappresentato da Maurizio Cenni, responsabile Safety & Sec, sulla gestione della sicurezza al Festival dove qualche piccolo incidente ci sarebbe stato (non possiamo e non vogliamo scrivere tutto quello che sappiamo). Ma le dea bendata non copre sempre tutte le magagne, specie quando sono o vengono percepite, dall’interno e dall’esterno, come congenite. È andato tutto bene e per ora va bene così ma presto si tratterà di trovare un successore a Cenni e allora si porrà il problema: un interno o un esterno?
Ci sono poi altri due fronti che meritano grande attenzione: il primo si riferisce alla sicurezza delle reti di trasmissione e il secondo alla sicurezza dei dati personali. Ci interessa oggi un sommario riferimento al secondo aspetto. C’era un volta il CISO Rai (acronimo di Chief Information Security Officer) e oggi c’è il DPO, diretto da Massimo Pacella. Merita di essere approfondito.
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ps. c'è un tema molto interessante oggi pubblicato sul Sole 24 Ore che riguarda i media e la democrazia.
Il titolo è "La governance della Rai è materia per la Consulta".
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