lunedì 27 febbraio 2023

Finita l'era del "dopo": per la Rai inizia quella di "ora", forse quella di "domani" ... vedremo

Foto di Cyril Mailhes da Pixabay

Non mi dire “Ti amerò per sempre” 
ma dimmi solo “Ti amo oggi” e dimmelo tutti i giorni.

Frase letta su un muretto di Lungo Tevere, durante una delle solite e piacevoli passeggiate.

Ho scarsa dimestichezza con i “sempre” e con i “mai”. Mi trovo più a mio agio con “qualche volta” e “vedremo”… forse ... dipende. Dipende da tante cose che mutano costantemente, che evolvono e prendono forme e parole diverse, cambiano i contesti, le persone, il meteo, la salute, i segni e i simboli con i quali intravvediamo e codifichiamo il nostro “ambiente umano”. Solo se siamo in grado di intercettare i cambiamenti, se siamo i grado di prevederli e gestirli potremo essere in grado di non esserne travolti, non esserne vittime forse anche colpevoli e negligenti.

Bene, da ieri sera, intorno alle ore 23, possiamo affermare che siamo entrati ufficialmente nella Nuova Era del “dopo”. Abbiamo superato la vecchia era del “dopo” Sanremo, del “dopo” le regionali e del “dopo” la nuova segretaria del PD. Siamo ufficialmente entrati nella Nuova Era di “ora” e cominciamo a preparare quella di “domani”. Su “ora” abbiamo qualche certezza, qualche vago punto fermo mentre su “domani” i dubbi e le confusioni sono assai notevoli.

Ora: un breve cenno al PD e fissiamo qualche punto che ci ha colpito. A: il partito è verticalmente spaccato in due dove da una parte c’è l’apparato, le sezioni e gli iscritti e dalla parte opposta il “nuovo che avanza” con Ochetto, Bersani, Franceschini e compagnia cantando. Tutto questo lo chiamano grande successo di partecipazione. B: dalle precedenti consultazioni sono smarriti milioni di elettori tra urne reali (politiche e amministrative) e urne virtuali/interne al Partito. Tutto questo lo chiamano “rivoluzione”. C: Tutti esultano: chi ha perso e chi ha vinto, chi vede prospettive al centro e chi vorrebbe andare a “sinistra”, chi osserva interessato e chi gli comincia a fare i conti in tasca per le prossime elezioni europee. Tutto questo lo chiamano ancora “successo” ma non è chiaro per chi e per quando. Qualcosa non torna.

Perché poi la “Nuova Era di Oggi”, in particolare per la Rai e per il Servizio Pubblico, che è pure cominciata ieri sera introno alle 23 quando Bonaccini si è presentato di fronte alle telecamere per fare gli auguri alla Schlein? Perché ieri sera si stavano combinando tra loro elementi devastanti: da poche ore stavano girando le immagini sulla tragedia di Crotone e dalle 20 si erano chiusi i seggi del PD ovvero le due notizie che da sole meritano una rete di Servizio Pubblico a se stante. Invece, mentre La7 andava in onda con una diretta sui due argomenti la Rai se ne strafotteva beatamente di quanto succedeva e mandava in onda su RaiTre Fazio che chiedeva a Gianni Morandi se fosse intonato e, a seguire, un solito marchettone.

Da notare che poco prima, nel corso della giornata, si stava definendo bene il contesto/contorno della striscia di informazione quotidiana di Bruno Vespa che oggi alle 20.32 circa andrà in onda su Rai Uno dove, come da “sua” tradizione, intervisterà Giorgia Meloni (con la promessa che poi farà lo stesso anche con Conte etc .. bontà sua). Ora qual è il punto? Leggiamo le dichiarazioni di Vespa: “Tutti in azienda sanno che c'è uno squilibrio negli approfondimenti in Rai, anche perché, fatta eccezione per TG2 Post, l'unica voce moderata è collocata in tarda serata” ovvero … la sua. Nella stessa tarda serata, per risparmiare, verrà utilizzatolo stesso studio: si ottimizza il tempo, nell’intervallo è prevista una frugale cena… tanto per tenersi leggeri. Però, aggiunge sempre Vespa, che partirà con foglio bianco, che “… una grossa occasione, anche perché la striscia è stata condotta da colleghi importanti come Biagi, Ferrara…”.

Ecco la Nuova Era della Rai del “dopo” tutto ciò che è successo e del “nuovo” che avanza: è tutta nella sintesi di queste due immagini plastiche. Da un lato un Servizio Pubblico dell’informazione che latita e svanisce sotto i colpi degli agenti che determinano ciò che deve andare in onda o meno e dall’altro della gestione “politica editoriale” che riafferma il principio della sovranità limitata di cui godono i vertici dell’Azienda.

Infine, ci tocca leggere riferire di un articolo sul Corriere con il titolo e occhiello “Rai, il piano soft di Meloni. Per Fuortes l'ipotesi Maggio. Il rilancio con Sergio amministratore delegato e Rossi direttore generale. L'asse destra-sinistra per favorire la svolta”. Ovviamente, l’ipotesi Maggio non si riferisce al prossimo mese della prossima primavera, ma al Maggio Fiorentino dove, abbiamo scritto da tempo non sospetto, un certo Fuortes (forse un omonimo?) si è visto aggirare per le colline di Fiesole in cerca di casa. L'asse destra-sinistra? e chi ne sarebbero i fautori di questo asse? e con quali interessi obiettivi viene sostenuto? Si legge nell’articolo: “La linea politica, ancora mai concretizzata a causa di più imprevisti, è chiara da tempo: dopo il chiaro risultato delle elezioni politiche, alla Rai serve discontinuità. Senza però balcanizzarsi troppo a destra”. Per come traduciamo noi potrebbe significare: calma e gesso, vediamo… vedremo. Al contrario di quanto invece si vorrebbe sostenere con una ipotesi di cambio tra Fuortes e un nuovo Ad nelle vesti di un interno e con Rossi DG (con la Soldi, per ora, in stand by). Non ci crediamo, ma, come abbiamo detto, vedremo.

Certo è che ieri sera, vedendo La7 e confrontando con RaiTre, un po’ ci siamo alquanto disgustati. Dopo quasi 40anni di Rai e dopo cinque di Bloggorai, pensavamo di aver raggiunto il fondo del barile, salvo poi scoprire che il barile non ha fondo.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento