Questa mattina non sappiamo da che parte iniziare e allora, per non sapere ne leggere ne scrivere, prendiamo un libro di storia. Correva l’anno 1987 e l’edizione di Sanremo, condotta da Pippo Baudo, fu vinta dal trio composto da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con il brano Si può dare di più e raggiunse il record di ascolti mai eguagliato con una media del 68,95% di share e il 77,50% di share medio per la serata conclusiva. Parliamo dell’edizione dove parteciparono i Duran Duran e Witney Houston per intenderci. A dirigere la Rai c’erano Biagio Agnes come DG e Enrico Manca come Presidente: due titani! Forse, proprio a causa di quel successo, Baudo venne attaccato frontalmente da Manca proprio sul tema del carattere “nazionalpopolare” del Festival. Pochi mesi dopo Baudo si trasferì a Mediaset. E parliamo di Baudo e parliamo di Agnes e parliamo della DC, non di personaggetti di secondo piano. Ieri sera Sanremo ha santificato una parte del Paese che gode e apprezza la Musica Leggera di Morandi, Al Bano e Ranieri. Il Festival sono loro, lo sono sempre stati. Di tutto ciò che succede intorno a Sanremo oggi poco vale e poco conta.
Bene, veniamo ad oggi. Quanto successo nei giorni scorsi a Sanremo e dintorni( e quanto ancora potrebbe succedere) siamo certi che entrerà nei libri di storia. Prima il pasticciaccio brutto di Zelensky, poi quello sulla partecipazione di Mattarella hanno segnato un punto di svolta dal quale difficile tornare indietro. Cosa rimane e di cosa si avvertiranno le conseguenze? La partita prossima ventura è sulla permanenza di Fuortes&C: è previsto un Cda il prossimo 2 marzo sul Piano Industriale e girano notizie che potrebbe essere rinviato.
Con ordine: in questi giorni sono stati certificati gli ordini di rilevanza interni ed esterni alla Rai che vedono al primo posto i cosiddetti “poteri forti esterni” di varia natura e cultura. A libera scelta: anzitutto gli “agenti” cioè tutti coloro che “agiscono” per nome e per conto dell’Azienda più o meno forti si ma forse pure per interposta persona, forse pure "poteri forti a loro insaputa" ovvero "in rappresentanza di ...". Ad intermittenza si scambiano ruolo, poteri e competenze mentre gli altri stanno a guardare, inermi e impotenti se non, talvolta, complici diretti o involontari. C’è chi “apprende le notizie dai giornali” e c’è chi si limita a scrivere lettere misteriose e sconosciute alle quali, regolarmente nessuno risponde. Oggi veniamo a sapere dal Corriere che “La prima a prendere carta e penna per scrivere a Fuortes sarebbe stata la consigliera più vicina alla direttrice (ndr Calandrelli, PD) Francesca Bria (in quota Pd), cui si sarebbero uniti il rappresentante dei dipendenti Riccardo Laganà e il membro grillino Alessandro Di Majo” mentre gli altri consiglieri, abbiamo letto, hanno appoggiato. Dopo le “bacchettate” di Amadeus e Fiorello oggi si legge che “Tra i consiglieri Rai ora si frena: critiche? Solo per il metodo”. Per la sostanza ci sarà tempo.
Poi, c’è “la politica”: è notizia di ieri quella del ministro Giorgetti che è tornato alla carica sul tema canone: “Quest'anno io mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da tutti, perchè siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto, ma diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l'anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento". Già, bisognerà trovare un altro strumento e nessuno si è preso la briga di provare a capire quale potrà essere quello più vantaggioso e conveniente per la Rai. Bloggorai si prende il merito non solo di averlo scritto da tempo ma anche di aver sostenuto iniziativa di dibattito al quale chi doveva esserci non c’era. Ed ora ci sarà la corsa contro corrente nella speranza che non possa andare peggio di come si può prevedere: il ritorno ala pagamento con il vecchio metodo, ovvero massiccia evasione.
Poi, c’è il fantomatico e fantasmico “partito Rai” prevalentemente residente a Viale Mazzini. Trasversale, in parte pure apolitico e trascendente: si schiera e scende in campo a seconda di come tira il vento della convenienza, necessità e opportunità anzitutto personale e poi collettiva intesa in senso di gruppo di interesse. Fa sentire la sua voce nei “momenti del bisogno” come è successo nei giorni scorsi con il comunicato dove denuncia che “Una Rai che da tempo non riesce a parlare con le Istituzioni”. Già, non riesce a parlare con le istituzioni e chissà se loro invece riescono a parlare con il vertice della Rai che essi stessi dirigono.
Infine, ma non memo rilevanti, i veri Poteri Forti con le iniziali maiuscole. Ieri sera su RaiUno, negli intervalli di Sanremo, è andato in onda uno spot della Paramount che scimmiottava il Festival che ha seguito quello di Netflix sulla nuova programmazione. Per non dire della nuova politica di Mediaset che aggredisce lo zoccolo duro degli ascolti Rai e porta a casa risultati significativi. La torta pubblicitaria si restringe e non ci saranno briciole che avanzano: quello che c’è da spartire non è sufficiente per tutti e qualcuno, giocoforza, ne rimarrà tagliato fuori. E chi sarà mai la vittima? Provate ad indovinare. In questo campo si giocherà una partita che riguarderà proprio Sanremo.
Da tempo poi si legge di minacce che incombono sulla convenzione con il Comune di Sanremo e la Rai: oggi sono molto vicine e dirette e studi legali sono all’opera. Oggi leggiamo sulla Stampa che lo stesso Presta, che a suo tempo è stato pure coproduttore del Festival, sarebbe in grado di realizzarlo. Il Comune potrebbe mettere all’asta (evidenza pubblica) baracca e burattini e non solo l’agente Presta potrebbe farsi sotto ma, di dice un nostro interlocutore, anche un “potere forte” non da poco conto come SKY.
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