giovedì 2 febbraio 2023

La Rai è difendibile?


“Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla 
già mai la cima per soffiar di venti;

ché sempre l’omo in cui pensier rampolla 
sovra pensier, da sé dilunga il segno, 
perché la foga l’un de l’altro insolla”

Purg. V

 

Oggi poco o nulla da segnalare. Si lavora sotto traccia. Al VII piano, ci dicono, tutti intanati, filo ombra e raso muro. In attesa di quel “dopo” di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi.

Ne approfittiamo per proporre una riflessione molto sommaria: la Rai, il Servizio Pubblico, per come viene percepito e per come si trova oggi è ancora difendibile, sostenibile, accettabile, credibile, autorevole?

Iniziamo dal primo aggettivo. È difendibile? Poco: anzitutto chi la dovrebbe difendere? Non ci sono più gli eserciti, le truppe, i rinforzi in grado di rompere l’assedio. Non ci sono i partiti: per paradossale che possa apparire, formalmente, erano  loro o parte di loro che talvolta si preoccupavano del futuro della Rai. Vedi Vigilanza Rai: assenti e svaniti, tutti.

Non ci sono più i telespettatori che, progressivamente e inesorabilmente, insieme a tutta la platea televisiva che diminuisce, stanno “emigrando” verso altre televisioni, altri modi di stare di fronte al teleschermo. Non parliamo poi dei "giovani" e degli ottuagenari a Sanremo. Non ci sono più i giornalisti della carta stampata di una volta: quando sono arguti e raffinati, si lanciano in ardite ricostruzioni gossippare su chi c’è o ci sarà ad occupare qualche direzione o condurre un programmino laqualunque. Mai una volta che ti concedono il lusso di proporre un approfondimento su prossimo Contratto di Servizio, i KPI, la CDN, il Total Audience di Auditel e via trotterellando. Non ci sono più autorevoli Istituti di ricerca o Fondazioni di vario genere a promuovere incontri, dibattiti e convegni o Stati generali che dir si voglia. Non ci sono più i sindacati di una volta che non riescono ad uscire dalle secche delle rivendicazioni di categoria o delle sterili petizioni di principio "difendiamo la Rai". Infine, sono pochi, occasionali e con “una certa” coloro che in modo quasi carbonaro provano a sollecitare uno straccio di riflessione.

Inoltre, come si dovrebbe difendere? Magari con una impalcatura normativa forte e robusta che possa mettere in protezione anzitutto i suoi delicati meccanismi di relazione con il Governo: vedi legge di riforma della Governance o le modalità di selezione degli amministratori. Nella precedente legislatura ne sono state formulate ben otto e nessuna tra queste ha fatto un passo avanti. In subordine, si potrebbe difendere mettendo sotto tutela la sua principale forma di finanziamento, il canone, quale che sia il modello che si intende adottare. Infine, si potrebbe difendere evidenziando il suo ruolo “preminente” di Servizio Pubblico nel mercato audiovisivo. Magari facendo storcere il nasino a Bruxelles.

No, la Rai sembra non più difendibile, non ci sono forze e idee sufficienti, adeguate, capaci e attrezzate per farlo. Nessuno, ad oggi, ha una visione, un progetto, qualche vaga idea di come potrà e dovrà essere nel suo prossimo futuro: con la pubblicità o senza, con due reti generaliste o con tre, con una “newsroom” o con otto testate e oltre 1800 giornalisti, 5 canali tematici oppure meno o più, con Rai Play alla quale si taglia il budget o si rinforza. Quando, di grazia, sapremo su cosa hanno votato esattamente i consiglieri dei 3 si, 1 no, due assenti e un forse, si potrà fare un piccolo passo avanti per sapere se e per quanto la Rai potrà essere difesa ancora e da chi.

bloggorai@gmail,com

 





 

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