giovedì 23 febbraio 2023

Rai: grandi ricatti e piccole banane

Foto di succo da Pixabay

Ci sono momenti, giornate, in cui non è tanto necessario leggere i giornali per sapere cosa succede quanto può essere sufficiente ricordare quanto avvenuto.

Il grande ricatto. Cosa è bene sapere e cosa necessario ricordare? È bene sapere anzitutto che questo Cda è oggi più che mai ostaggio del Governo e di buona parte dei partiti che lo sostengono e pure di quelli che lo dovrebbero opporre. Se non fosse stato per l’aperto e dichiarato sostegno del PD (ultima votazione sul budget con il voto favorevole di Soldi e Bria) oggi Fuortes lo avrebbero potuto avvistare sulle colline di Fiesole a cercare casa. Forse, per la prima volta nella sua storia, questo Cda sta mostrando tutta la sua fragilità e incapacità ad essere soggetto autonomo rispetto alla “politica” genericamente intesa. Il Cda potrebbe avere in mano il grimaldello per far saltare il tavolo oppure per metterci una pezza per non farlo traballare (vedi Repubblica del 15 febbraio “Bria: la Rai resti libera, rimuovere i vertici sarebbe una forzatura”). Chi lo decide se questo ricambio possa o debba avvenire, quando e in relazione a quale contesto politico???

È bene ricordare poi che questo Sanremo specificamente ha segnato lo spartiacque tra un prima e un dopo: un prima del poco e un dopo del nulla. Tra questo prima e il probabile dopo si colloca esattamente il suo ricatto: questo Cda potrà sopravvivere o meno solo se potrà rispondere alle volontà occulte o palesi che il Governo potrà o vorrà manifestare, se gli conviene fare qualcosa ora o fra un anno.

La buccia di banana potrebbe essere il Piano industriale che si vorrebbe esaminare il prossimo 3 aprile. Si sente ragionare: “Tutto potrebbe filare liscio se Fuortes&C andasse ad occuparsi di altro, a sua insaputa o meno” e aggiunge il nostro interlocutore “Gli reggerà la pompa? Sarà in grado di resistere alle bordate che gli stanno per arrivare addosso?”. Povera banana: è del tutto innocente perché dietro di essa si celano ben altri frutti avvelenati e, ripetiamo, le icone di questo tutt’altro sono state illuminate perfettamente e sinteticamente dai riflettori dell’Ariston.

Dove altro ancora si manifesta il ricatto? Nella mancata nomina della Vigilanza: vi teniamo in ostaggio finché non si mette mano al rimpasto dei direttori e di un possibile cambio dell’AD. Questo il cuore del ricatto ovvero la palude dove la Rai è costretta a vagare nel vuoto e nella confusione: vedi Contratto di Servizio e conseguente Piano industriale. Pervicacemente, ottusamente, si vorrebbe procedere a definire il secondo in assenza del primo, magari sostenendo e parafrasando l’Europa perché “ce lo chiedono le banche”. Ma quale “banca” potrebbe chiedere garanzie se non su basi solide e certe che, al momento, sono invece oscure e traballanti come sono le risorse economiche (canone)? Chi mai potrebbe concedere fiducia ad un’Azienda che ha un raggio di prospettiva che si aggira al giorno per giorno o al pareggio di bilancio?

La povera buccia di banana risorge dal suo triste destino e si ricompone: così come stanno le cose, nel migliore dei casi, il Cda Rai può porre domande in attesa di risposte che chissà se e quando gli verranno date (quanto guadagna Vespa e perché la sua trasmissione?). Vedi sempre Contratto di Servizio e Piano industriale dei quali non si vuole (o non si può?) far sapere pressochè nulla. È bene ricordare che da quasi un anno è in funzione un gruppo di lavoro sul primo tema coordinato da Cinzia Squadrone (una esterna assunta in sostituzione di Stefano Luppi, esperto dirigente che da tanti anni ha seguito l’argomento). Cosa si sa del lavoro di questo gruppo? Nulla! E quel poco che si sa lo tengono accuratamente oscurato. Lo stesso del Piano industriale? Cosa sanno i consiglieri? Ne sono informati? Conoscono le linee guida che sarebbero state definite? E cosa ne pensano della confusione sul rapporto tra Contratto e Piano? I quattro consiglieri nominati dal Parlamento e quello eletto dai dipendenti hanno un qualsivoglia vincolo di trasparenza sul loro operato o no?

È bene, infine, non dimenticare gli snodi degli ultimi giorni perché potrebbero essere centrali: la partecipazione di Mattarella ad insaputa del Cda, la gestione del discorso di Zelensky e tutto il caravanserraglio dei Ferragnez e compagnia cantando sui quali, leggiamo oggi, AgCom potrebbe decidere di aprire un’istruttoria. La questione Mattarella illumina la totale subordinazione a poteri esterni all’Azienda che non conosce, non capisce e non controlla i fatti rilevanti che la riguardano al più elevato livello istituzionale. Se l’Azienda non è  in grado di gestire ed essere presente su un livello di tal genere (o non riscuote fiducia) come è supponibile che si possa controllare il resto? In soldoni: la Rai subisce e non gestisce. Il caso Zelensky poi mette una pietra tombale sul tema: i nervi scoperti della Rai sono costantemente raschiati da ingerenze occulte e misteriose di cui non si saprà mai nulla salvo poi dover leggere oggi su La Repubblica un articolo con il titolo “…  il Tg1 insabbia il caso Berlusconi” e su La Notizia “…Giallo sul compenso di Vespa…”. Perché il Tg1 “insabbia” il caso Berlusconi, chi lo decide e chi gli chiede conto? E perché la vicenda Vespa è un giallo?

Bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento