giovedì 10 marzo 2022

Draghi e la Rai: le azioni forti di un Governo debole

Foto di Gianni Crestani da Pixabay

Il Governo Draghi, appeso al filo di un voto per reggersi in piedi, vara un Decreto dal forte impatto sul futuro della RAI senza dibattito, senza progetto e finalità chiare.

Ieri nel tardo pomeriggio abbiamo ricevuto il testo del DPCM con il quale il Governo Draghi autorizza la cessione del 30% della quota RaiWay. In attesa di chiarimenti di Fuortes oggi in Cda alle 14, questo il testo del provvedimento:

Articolo 1

1. Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente decreto.

 

2. Rai Spa può ridurre la propria quota di partecipazione al capitale di RaiWay fino al limite del 30% come effetto di una o più operazioni straordinarie incluse una o  più operazioni di fusione e di cessioni effettuate mediante modalità e tecniche di vendita in uso sui mercati incluso ricorso singolo congiunto ad un offerta pubblica di vendita e ad una trattativa diretta.

3. In caso di operazioni straordinarie Rai Spa assicura la definizione di appropriati accordi di gestione e governance e al fine di garantire la massima diffusione dell'azionariato dovrà essere assicurato il mantenimento delle quotazioni delle azioni di RaiWay o della società risultante dall'operazione

4. In caso di offerta pubblica di vendita al fine di favorire la partecipazione all'offerta dei dipendenti del gruppo Rai potranno essere previste per gli stessi forme di incentivazione tenuto conto anche della prassi di mercato e gli precedenti operazioni di privatizzazione in termini di quote delle offerte riservate e/o di prezzo e/o di modalità di finanziamento.

5. In caso di trattativa privata Rai Spa assicura procedure competitive trasparenti e non discriminatorie.

 Articolo 2

 1. Il perfezionamento dell'operazione di cui all'articolo 1 è condizionata all'ottenimento della necessaria autorizzazione da parte delle Autorità di Garanzia e di Vigilanza fermo restando quanto disposto dal decreto legge 15 marzo 2012 numero 21 del relativi regolamenti attuativi.

Bene, anzi male! A questo punto si pongono domande fondamentali:

A) quali sono i motivi di necessità e urgenza che hanno reso indispensabile ora questo DPCM?

B) è materia sottoposta all’ambito normativo parlamentare in quanto si riferisce alla Legge 112 del 2004 (vedi art.21 poi fatto salvo dal successivo Dlgs 208 del 2021) ?

B) quale è il suo obiettivo sostanziale oltre al generico “…favorire i piani di sviluppi di Rai e Rai Way …”?

C) in che termini si pone nel contesto del nuovo piano Industriale RAI che si dovrebbe varare del quale, finora, sono note solo le linee guida (la Vigilanza, scrive ieri Barachini, è ancora in attesa di conoscere) ?

C) come si lega questa iniziativa con la cosiddetta società della Rete e la situazione di TIM?

Veniamo ora alla lettura del testo e iniziamo dalla fine laddove si legge all’art. 2 che “il perfezionamento dell’operazione … è condizionata dall’ottenimento della necessaria autorizzazione delle Autorità di Garanzia e Vigilanza ..” cioè Consob, AgCom e Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Come al solito, il veleno è sempre nella coda. Perché sottoporre un DPCM alla successiva “autorizzazione”? Quando mai si è visto una cosa del genere? Peraltro di ben tre organi di vigilanza e controllo? Appare assolutamente evidente  che si legge nel provvedimento una clausola di “tutela” o cautela preventiva qualora non reggesse  la forza che il Decreto in se potrebbe non contenere poiché altrimenti avrebbe avuto maggiore potestà normativa nonché impositiva.

Ieri abbiamo provato a fornire alcune chiavi di lettura. Oggi emerge quella forse più rilevante che è tutta “Politica” con la P maiuscola. Il Sole titola “RaiWay: la Vigilanza chiede chiarezza” e MF invece “La politica insorge su RaiWay”. Da osservare che la Vigilanza ha richiesto all’unanimità la convocazione urgente dei ministri interessati, di Rai e di RaiWay per la prossima settimana (dal 15). Cioè, tutti partiti, compresi quelli che si dovrebbero ritenere “amici” del Servizio Pubblico che quando necessario tacciono come criceti.

Bene, anzi male… questi i fatti e ora l’opinione. Appare una operazione fortemente sospetta per volere essere indirizzata più verso il salvataggio di quel che resta di TIM che a vantaggio della Rai (quale? fare cassa?). Della cosiddetta “società della rete” da tempo non si parla e questa potrebbe essere una buona occasione per rivitalizzarla in un solo disegno che vede le infrastrutture strategiche di TLC di interesse nazionale sotto lo stesso tetto. Rimane sempre il solito e insoluto problema: chi comanda? È lo scoglio sul quale finora si sono infrante le precedenti ipotesi di lavoro.

Infine, ma questo è un ragionamento molto complesso, sul fondo di questa operazione rimane il grande disegno perseguito da Draghi sin dai primi giorni del suo insediamento: una sottile e strisciante opera di privatizzazione e/o cessione delle quote di maggioranza nelle società controllate partecipate dallo Stato.  

Che poi, infine, tutto questo possa avvantaggiare Mediaset e il “suo Partito” di riferimento può anche essere un dettaglio irrilevante … tanto di questo problema, da anni, tanti, sembra non curarsene nessuno. Anzi.

Infine, attenzione, notizia di ieri: in Francia il Governo ha intenzione di abolire il canone e far entrare i finanziamento del Servizio Pubblico nella fiscalità generale.


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