martedì 29 marzo 2022

Cap.3: la Prudenza ... ovvero la Guerra, il Tg1 e non solo

 

Foto di morhamedufmg da Pixabay

“Non sien le genti ancor troppo sicure a giudicar, sì come quei che stima le biade in campo pria che sien mature.”

Dante Alighieri

“Ci vogliono vent'anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla. Se pensi a questo, farai le cose in modo diverso.”

Warren Buffett

Oggi è previsto il capitolo 3°  dei termini sui quali vi abbiamo proposto di riflettere: la prudenza (nei Post precedenti la Memoria e la Menzogna). La notizia del giorno, peraltro già da noi anticipata, è che il Cda Rai si è riunito ieri ed ha proceduto alla sostituzione di Pasciucco e Ciccotti con Rastrello e Enni rispettivamente come presidente e consigliera di Rai Way in vista della prossima Assemblea degli azionisti della Società quotata Rai del 27 aprile e a valle del DPCM sulla vendita di parte della società. Repubblica di oggi, in un breve trafiletto, titola: “…l’amaro addio di Ciccotti”. Già, molto amaro e non solo per lui. C’è da dire di più, molto di più e poi vi diremo.

Come noto a tutti, da sempre: nulla avviene mai per caso e quindi l’Italia che viene esclusa dai mondiali di calcio, il mancato Oscar al film di Sorrentino e la Guerra in Ucraina non sono pere cadute dal melo … era tutto già noto, previsto e scritto da tempo, e nessuno può affermare che si tratta di sorprese. In ordine: l’Italia ha vinto gli europei di calcio ai rigori (finale e semifinale) e non perché avesse espresso un gioco di particolare bellezza o efficacia. Sorrentino esce con il suo film, E’ stata la mano di Dio, forse nel momento più basso del cinema italiano quando, lo scorso settembre, quasi in contemporanea usciva Tre piani di Nanni Moretti e Vita da Carlo di Carlo Verdone che, bene che si possa dire, avevano come più elevata punta espressiva la loro autobiografia. Un po’ poco per competere con scritture “globali” come quelle che si presentano agli Oscar. La Guerra infine, era scritta nei libri di storia da decenni e pure nelle settimane e mesi precedenti lo scorso 24 febbraio, era noto pure ai sassi che sarebbe scoppiata e ciononostante nessuno, ha fatto nulla per impedirla e anzi sembrava quasi ineluttabile.

Tutto questo per introdurre il tema di oggi, la prudenza, e proseguire quello dei giorni scorsi, l’informazione Rai durante questi giorni drammatici.

La Prudenza è anzitutto la prima delle quattro laiche Virtù cardinali (le altre sono Giustizia, Fortezza e Temperanza) troppo spesso dimenticata e altrettanto poco applicata ben distinta dalle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità che pure non sempre godono di buona fortuna. Come al solito, si tratta di materia antica e da millenni ce ne occupiamo già sui banchi del liceo: nella nostra cultura hanno iniziato prima Platone e poi Aristotele che su questo tema hanno fatto a sportellate e passando attraverso Cicerone e poi S. Tommaso D’Aquino siamo arrivati all’era moderna con Kant e poi la Arendt e infine a Gadamer per sistemare, almeno in parte, la faccenda. Di quest’ultimo ci può essere utile una affermazione necessaria per l’esercizio dell’arte della prudenza, almeno verbale: “Un’interpretazione definitiva sarebbe in sé una contraddizione. L’interpretazione è sempre in cammino” che, in un certo senso, si può definire un pilastro delle Scienze Diplomatiche. Da tenere sempre a portata di mano “Oracolo manuale ovvero l'arte della prudenza” di Baltasar Graciàn. Ecco allora tutta la contemporaneità e la necessità di utilizzare bene questo concetto laddove, proprio in questi giorni di Guerra, per molti sembra tanto facile  e comodo utilizzare scorciatoie linguistiche poco “prudenti”. È stato prudente il nostro ministro degli esteri Di Maio quando ha definito Putin un animale (salvo poi pentirsene)? È stato prudente nei giorni scorsi Biden quando ha definito sempre Putin un “macellaio” (salvo poi la Casa Bianca rettificare e lui invece a ribadire il concetto)?

Facciamo calare il cielo sulla terra e veniamo alle vicende Rai. Come noto una storia, quale che sia, per essere bene compresa necessita ed ha sempre un prologo ed un epilogo. Nel mezzo si colloca il fatto per comprendere il quale, appunto, solitamente si cerca di definire l’antefatto e intravvedere il possibile postfatto, ovvero le conseguenze. Dove casca l’asino dell’informazione Rai e, a nostro modesto avviso, quello del Tg1? Esattamente nella difficoltà intrinseca a spiegare il prologo e il possibile epilogo della guerra in corso. Perché comunque, e lo speriamo presto, ci sarà una fine, un termine delle ostilità e si dovrà giocoforza ricostruire le macerie che si sono prodotte.  La domanda allora è: la narrazione del Tg1 della guerra in Ucraina è “prudente” o no?

Abbiamo affrontato il “problema” del Tg1 ma è ben chiaro a tutti che A) non è un tema delle ultime ore ma viene da ben oltre e lontano B) non riguarda solo la testa diretta dalla Maggioni.

Vediamo in dettaglio il punto A. Nel fine luglio 2018 ai nuovi consiglieri appena insediati a Viale Mazzini viene consegnato un “malloppo” composto da 1 fascicolo e 5 allegati: il primo di circa 280 pagine si riferisce al Piano Industriale che dovrà entrare in vigore per i successivi 3 anni e gli altri cinque si riferiscono, in ordine, a 1: Piano editoriale dell’Offerta televisiva 2: Progettazione per la realizzazione canali esteri 3: Piano informazione istituzionale 4: Piano per l’informazione 5: Progetto tutela minoranze linguistiche. Attenzione: l’allegato 4 è composto di 117 pagine, tutte concentrate sull’analisi dettagliata dello “stato dell’arte” sull’informazione del Servizio Pubblico e con dati e tabelle illustrative nonché confronti con gli altri SP europei dove si legge chiaramente cosa si potrebbe e dovrebbe fare. 

Che succede allora? Molto semplice: l’allegato 4 viene “smarrito”, dimenticato e ancora vaga come un fantasma nei corridoi del VII piano di Viale Mazzini. Succede pure che, sempre a luglio dello scorso anno, si insediano Fuortes &C e nel mazzo delle carte di tutti i problemi della Rai riesumano dal frigorifero la mummia di quel Piano e si concentrano solo su una parte di esso, la riorganizzazione per generi dei canali tv, e si dimenticano casualmente del famigerato “allegato 4” sulla riforma dell’informazione del Servizio Pubblico. Questo il contesto entro il quale si legge la crisi dell’informazione Rai: non aver voluto perseguire un progetto, giusto o sbagliato che fosse, e non concentrarsi per dotarsene uno nuovo e aggiornato.

Dettaglio punto B: non c’è solo la crisi del Tg1 ma c’è una crisi endemica interna all’Azienda mai affrontata e risolta e si riferisce a quella che si potrebbe definire una delle testate giornalistiche televisive più “rilevanti” del panorama italiano e forse europeo: RaiNews24. Lo abbiamo scritto da tempo: Nel citato allegato 4 si legge, a pag.49, che a RaiNews24 lavorano 190 giornalisti e 56 tra quadri, impiegati e operai di testata a fronte del Tg1 dove ce ne sono invece 146 giornalisti e 65 quadri, impiegati e operai di testata. Il tutto con ascolti da prefisso telefonico e la differenza è che il Tg1 si rivolge a milioni telespettatori e Rai News a poche decine di migliaia. Vediamo qualche numero  a confronto tra lo scorso venerdì 25 marzo e lo stesso giorno dell’anno precedente, giovedì 25 marzo 2021.   

Qualcosa è cresciuto ma parliamo sempre di numeri inadeguati e spropositati rispetto alle risorse (anche economiche, nell'ordine di centiaia di milioni di Euro) impiegate.

Ecco allora che il buio, almeno in parte, si illumina e la nebbia, almeno in parte, si dirada. In questo modo, forse, è più facile comprendere i fatti, gli antefatti e gli epiloghi.

A seguire, forse in giornata, riprenderemo la vicenda di Rai Way. Rimanete sintonizzati.

bloggorai@gmail.com

 


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