mercoledì 23 marzo 2022

Il Tg1, gli italiani e la guerra

Foto di mohamed Hassan da Pixabay

Nei giorni scorsi ci siamo concentrati sul Tg1 e abbiamo scritto chiaro e tondo che va male. Va male non solo per i numeri (che sono significativi e rilevanti) ma ancora più per i contenuti che propone o meglio per quelli che NON propone. Ieri sera, nell’edizione delle 20, ne abbiamo avuto ancora prova provata. La notizia del giorno è stata l’intervento del Presidente ucraino Zelensky alla Camera e quello successivo di Draghi. All’interno della notizia ce n’era una che il Tg1 si è ben guardato da riferire: alla seduta comune dei due rami del Parlamento non hanno partecipato circa 300 tra deputati e senatori (AGI: “Secondo alcuni segretari d'Aula si aggirerebbero intorno a quota 300-350 le assenze). Non sono quattro gatti come qualcuno vorrebbe sostenere (vedi Stefano Folli su Repubblica che li accusa di avere “… offeso la dignità del mandato dei loro elettori “) e si dimentica quanto invece è noto a tutti su cosa pensano gli italiani a proposito della guerra in Ucraina e della partecipazione “attiva” del nostro Paese anche con l’invio di armi.

Lo abbiamo già scritto ma è bene ripeterlo:  “…sondaggio Ipsos pubblicato martedì sera, secondo cui “solo” il 48% degli italiani promuove l’azione internazionale del premier, con il 40% che invece lo boccia: nonostante la prevalenza di giudizi positivi, si tratta comunque di segnali preoccupanti per un esecutivo di unità nazionale in una crisi grave come questa. In particolare, l’invio di armi all’Ucraina deciso dal Governo trova scettica una quota consistente di elettori: secondo Demopolis, il 43% degli italiani lo considera “opportuno”, contro il 38% che lo giudica invece “inopportuno”; per SWG, i favorevoli sono il 42% contro il 44% di contrari; per EMG; infine, addirittura la maggioranza assoluta (55%) sarebbe in disaccordo con l’invio di armi all’Ucraina” (18 marzo, https://www.agi.it/politica/news/2022-03-18/sondaggi-partiti-super-media-guerra-ucraina-16031659/ ). Anche questo è un argomento che il Tg1 si è ben guardato da riferire e, per quanto lo abbiamo seguito con particolare attenzione in questi giorni, se la memoria non ci inganna e qualora fosse siamo pronti a fare ammenda, non ne abbiamo mai sentito parlare. Eppure, si tratta di una fetta consistente dell’opinione pubblica nazionale che si riflette più o meno esattamente nelle proporzioni sulla presenza dei parlamentari ieri in Aula.

Torniamo al punto di partenza: è proprio in questi termini che si evidenzia il fenomeno del milioni di telespettatori che fuggono dal Tg1. Ieri, durante le nostre solite conversazioni con attenti ed esperti lettori, sono emerse considerazioni interessanti. La prima: gli ascolti calano perché, superata la fase ”emotiva” dei primi giorni di guerra (domenica 27 febraio) è subentrata una fase “razionale” o anche “contro emotiva”: i telespettatori non sembrano molto apprezzare la “narrazione” che colpisce i sentimenti quanto invece cercano di capire, di valutare e interpretare quanto avviene e si rifugiamo nelle trasmissioni di approfondimento dove almeno qualcuno cerca di spiegare perché succedono gli avvenimenti di cui si parla. Far sapere perchè e per come avvengono i fenomeni è troppo pericoloso, induce a fare domande scomode alla quali si preferisce non rispondere.

In altre parole: le immagini drammatiche di bambini feriti e donne in fuga ripetute più volte, si rivolgono alle emozioni e non alla ragione e, come noto, la sfera emotiva è sempre quella più fragile. 

Seconda considerazione: se il Tg1 durante la Guerra perde un milione di telespettatori ascolti e la colpa non è solo della Maggioni. Almeno in parte, è vero e le responsabilità sono ben diffuse e vengono da lontano. Sono diffuse tra tutti coloro che, all’interno e all'esterno della Rai, non hanno voluto affrontare compiutamente il tema “informazione del Servizio Pubblico” a 360 gradi e quindi trattando tutti i temi del suo perimetro (numero delle persone, numero delle testate, piattaforme di distribuzione, risorse economiche etc.). Lo abbiamo scritto tante volte e non ci annoiamo nel ripeterlo: la Rai non ha un progetto editoriale per l’informazione complessiva e il solo “straccio” di progetto (il famigerato Allegato 4 del Piano Industriale) e rimasto poco più di un fascicoletto polveroso e dimenticato da Dio e dagli uomini nei cassetti di Viale Mazzini, e non solo. Quella parte del Piano industriale (formalmente in vigore) sull’informazione è stata implicitamente osteggiata e avversata da tanti che vedevano possibili riduzioni del loro ambito di influenza, del loro potere interno ed esterno all’Azienda. Questo fenomeno viene da lontano e non si è mai arrestato, tutt’ora ha una fortissima corrente di pensiero che lo sostiene. Esempio del quale ostinatamente nessuno vuole fare cenno: il caso di RaiNews24 è clamoroso. Avete mai sentito parlare di questa testata che raccoglie telespettatori da prefisso telefonico? Un nostro lettore ci ha scritto " ...se RaiNews24 fosse collocato in una delle tre reti generaliste potrebbe fare grandi ascolti" ...bene .. benissimo .. perché non avviene???  Avete mai letto un sottopancia in un Tg delle tre reti Rai dove si legge più o meno “Tutte le notizie e gli approfondimenti su RaiNews24”??? Non ci sbagliamo di molto se scriviamo MAI. Qualcuno, maligno, ci ricorda chi ha avuto grandi responsabilità nelle recente direzione di questa testata, nello specifico nell'aumento spropositato del numero dei giornalisti impiegati (quasi 200). Si tratta sempre della stessa persona.

Ultima considerazione importante sempre sul tema Tg: gli inviati e i corrispondenti Rai inviati sul fronte di guerra. Sia pure formulata con tutto il rispetto e la stima per chi oggi si trova sul fronte di guerra, la battuta cinica ma forse efficace in sintesi è “Non ci sono più gli inviati e i corrispondenti di una volta”. Si racconta che nei tempi passati nelle redazioni Esteri dei Tg ci fosse una specifica figura professionale dell’inviato di guerra, adeguatamente preparato e formato ad operare in situazioni ad alto rischio, oltre che possedere un solido bagaglio di conoscenze e competenze sui temi di cui parlare. La RAI ne ha dato grande prova con firme autorevoli che ancora si ricordano. Ora, semplicemente, tutto questo, sembra non esserci più. Utilizziamo la stessa formula che si sente dire dal Tg1 “Notizie agghiaccianti tutte da confermare”: ci hanno riferito da più fonti che la Direzione Risorse umane Rai avrebbe condotto nei giorni scorsi una specie di “sondaggio” per sapere tra i giornalisti chi fosse disponibile ad andare in Ucraina. Avrebbero risposto in 10. Non ci vogliamo credere perché, appunto, se la notizia potesse mai essere confermata potrebbe anche essere definita “agghiacciante”. 

Certamente solleva un tema sul quale ci siamo soffermati: la qualità dei servizi provenienti dall’Ucraina, l’utilizzo dei vari “giornalisti” esterni (quantità e qualità) e un “dettaglio” importante e significativo: i giornalisti Rai di chi si avvalgono per le riprese? Le immagini di chi sono? Ci parlano di “service” esterni con contratti in appalto che sembra non prevedano la proprietà del “girato”. Ci raccontano che quando gli inviati Rai tornavano dalle vare zone di guerra avevano nel loro bagaglio tanti chili di cassette, tutte  ora patrimonio della Rai. Forse, non è  proprio un dettaglio.

bloggorai@gmail.com

 

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