sabato 26 marzo 2022

La guerra, il calcio e Rai Way: i tomenti di Viale Mazzini


Da oggi e per i prossimi post proponiamo una riflessione su quattro termini che di questi tempi hanno assunto un significato intenso e profondo: memoria, menzogna, prudenza e vergogna (si accettano volentieri contributi e suggerimenti). Li pubblicheremo a margine delle notizie di cronaca e oggi ce ne sono almeno due che meritano di essere riportate e commentate: il Calcio e Rai Way.

Prima però vi dobbiamo riferire quanto sappiamo per quanto successo nei giorni scorsi e lo facciamo allo stesso modo con cui lo fanno tanti disinvolti “giornalisti” esterni e interni che del “forse” del “pare” e del “sembra” ne hanno fatto una sacrale trimurti della comunicazione televisiva. Bloggorai, dopo quasi cinque anni di onorato servizio, si è creato un suo piccolo spazio ed è “probabile” che venga letto laddove si fa ciò che si puote si vuole e più non dimandare. Dunque, rivendichiamo di essere stati tra i primi ad aver sollevato la gravissima “dimenticanza” del Tg1 sulle parole del Papa (“mi vergogno”) pronunciate proprio mentre Draghi a Bruxelles si sperticava per aderire e sostenere la scelta di aderire alla richiesta NATO di aumentare le spese militari. Dal che, ci riferiscono di “vivo malumore” (eufemismo) tra Palazzo Chigi, Viale Mazzini e la Palazzina A di Saxa Rubra al netto di un comprensibile (“ovviamente” direbbe Fuortes) giramento di scatole dalle parti del Vaticano. Qualcuno sta avvertendo l’aria che tira e i sondaggi non lasciano intravvedere nulla di buono: i pacifisti da combattimento cominciano ad avere le idee annebbiate. Questa corrente di pensiero ha portato forte fibrillazione e ad un rapidissimo cambio di rotta: ascoltate bene l’enfasi con la quale Draghi ieri ha ribadito “cerco la Pace” magari caricata sull’affusto di un cannone o in groppa a qualche missile. Dichiarazione che si è bene accompagnata al servizio di apertura del Tg1 con le immagini e l’audio del Papa che si vergogna per quanti sostengono l’aumento delle spese per armi al 2%. Chissà a chi si riferiva Bergoglio e chissà cosa mai gli potrà dire il giorno in cui Draghi in buona compagnia di Letta&C. andranno al suo cospetto per spiegargli i loro pii e devoti intendimenti e sentimenti. C’è stato pure, in una certa sinistra, chi ha invocato la dissociazione tra cuore e cervello: il primo concorda con il Papa, il secondo mette mano al grilletto ovvero il primo è animato da pulsioni religiose mentre il secondo da impulsi elettrici.

Bene, le notizie del giorno, sono due. La prima si riferisce alla esclusione dell’Italia dai prossimi campionati mondiali di calcio. E la seconda si riferisce alle dimissioni simultanee di Giuseppe Pasciucco, CFO Rai e Presidente di Rai Way e di Stefano Ciccotti, attuale CTO di Viale Mazzini e consigliere di Ray Way (ex AD). Le due notizie sono in un certo senso intrecciate tra loro, seppure per fili sottili e di non facile interpretazione. Sul calcio la questione è molto semplice: per Rai si prospetta un ulteriore bagno di sangue. Le stime sono diverse: il Sole di oggi scrive di “20 milioni di raccolta pubblicitaria in meno” a fronte di un costo di poco meno di 180 milioni pagati per avere tutte le partire del campionato. Nostre fonti ci riferiscono di importi ben superiori e di molto, con l'incognita di non poter ancora valutare correttamente i ricavi della possibile rivendita dei diritti. Gli strateghi degli ascolti si consolano (se ne parlerà in autunno…”). Rimane il tema e il rumore di fondo: il Piano Industriale e le poche risorse con le quale si potrà sostenerlo. Questa vicenda è un altro macigno sul suo segno distintivo: non ci saranno soldi per investimenti e sviluppo e il solo percorso virtuoso potrà essere “lacrime e sangue”. Amen. 

Il Governo, per ora, sembra aver fatto il massimo delle sue possibilità con il DPCM su Rai Way per “dare una mano” a Fuortes e alla suo mantra sul “pareggio di bilancio” che però, come abbiamo scritto, si potrà rivelare una mezza bufala. E su questo livello si potrebbero incrociare i destini per certo di Pasciucco, attuale capo staff di Fuortes, mentre un capitolo a parte meritano le dimissioni di Ciccotti, formalmente per “motivi personali”. Il primo avrebbe lasciato la presidenza di Rai Way perché si dovrebbe occupare, appunto, del nuovo Piano Industriale. Qualcosa non torna e non convince. Premessa: siamo alla vigilia di una Assemblea degli azionisti di Rai Way di assoluto rilievo strategico e a valle del recente DPCM del Governo che rende possibile la cessione della quota di maggioranza Rai nel pacchetto di Rai Way.

Questi tre elementi rendono tutto alquanto complicato da decifrare ma qualche traccia si intravvede. Da ricordare poi la presidenza della quotata di Via Teulada è poco più di una formalità in quanto viene utilizzata come un elastichetto e si tira o si accorcia a seconda delle convenienze e quindi si assegna ad un interno Rai o un esterno a seconda di come e quanto può essere utile. Si tratta di un ruolo di poco superiore alla “rappresentanza” dell’azionista che, però, come è appunto è avvenuto anche recentemente, si può dare benissimo in mano ad un esterno come avvenuto con Agrusti. Dunque: Piano industriale e Rai Way fatalmente si intrecciano e in questo crocevia si trova Pasciucco, da alcuni accreditato (indebitamente) come lo “stratega” del DPCM e proprio ora lascia Rai Way per occuparsi di altro? Stano, molto strano e questa anomalia non sfugge a molti, dentro e fuori la Rai.  Le contemporanee dimissioni di Ciccotti rendono tutto ancora più complesso. Al netto del rispetto per i “motivi personali” su quali non si può e non si deve valutare e obiettare, difficile non interrogarsi sul suo ruolo attuale e sulla sua storia: Ciccotti è stato il “padre” di Rai Way ed è tutt’ora in tutta l’Azienda Rai il solo in grado di esprimere compiutamente tutta la complessità e le difficoltà delle grandi sfide e impegni tecnologici che l’Azienda sta sostenendo (vedi transizione al DVB-T2) e dovrà sostenere nel suo immediato futuro. La sua assenza dal Cda di Rai Way in questo momento pesa e non poco. Chi altri potrà guidare con la stessa autorevolezza e competenza la possibile transizione verso la vendita di ciò che resta di Rai Way? Quel che ne resta dei tralici e delel frequenze, al netto della quota azionaria, come si interseca nel nuovo Piano industriale? Ci stiamo interrogando se mai queste “dimissioni per motivi personali” possano celare altro che magari per qualcuno potrebbero essere pure benvenute. La solita fonte assai maligna ci ha detto “… in tutta questa vicenda Stefano sarebbe stato un problema …”. Non abbiamo difficoltà a credergli. Anche il Piano Industriale potrà esserlo. ronza una domanda: chi mai potrà essere il nuovo Presidente di Rai Way?

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