mercoledì 16 marzo 2022

La Rai come un pugile suonato - prima parte

Foto di Ernest Gerber da Pixabay

In attesa di leggere i giornali oggi, vi proponiamo un lungo post che, giocoforza, sarà in due parti e, ovviamente, la più succosa sarà la seconda (Bloggorai NON usa Twitter). Lo spunto per fare una riflessione su a che punto è giunta la notte al VII piano di Viale Mazzini ci è venuto da due notizie. La prima è stata intercettata ieri quando ci è capitata sotto gli occhi con il titolo de LaNotizia.it dove si legge “Il Tg1 perde la guerra delle News” (notizia che abbiamo cercato di verificare) e, al suo interno, una “sottonotizia” molto più interessante: “L’allarme è scattato, in un report interno alla Rai, inviato ai vertici di viale Mazzini. Nel documento si analizzano tutti i dati, anche rispetto alla concorrenza”. Ovviamente abbiamo cercato di saperne di più su questo documento e, come al solito, abbiamo trovato una nube di silenzio. Non ci siamo fermati e siamo andati a fare qualche verifica e di questo vi parleremo nella successiva puntata del Post.

La seconda è meno recente ma ancora attuale e ne abbiamo parlato ieri: la Rai è stata condannata per comportamento antisindacale in relazione al taglio dell’edizione notturna della Tgr. Evidente che ci sono aspetti giuridici e altri “politici”. Sul primo c’è poco da dire: il disposto della sentenza è chiara e non lascia adito a dubbi. Sul secondo, c’è molto da dire. C’è da dire semplicemente che si evidenzia come il “metodo” Fuortes già noto e sperimentato con il Teatro dell’Opera di Roma male si adatta ad un’Azienda di Servizio Pubblico come la Rai dove non si può gestire la sua complessità alla Marchese del Grillo. Il risultato è quello di cui ora vi parleremo.

Un pugile suonato come un tamburo che non sa più da che parte poggiare per ripararsi dai colpi e non ha nemmeno i “secondi” a bordo ring per sostenerlo. Questa l’immagine in sintesi della Rai forse più efficace che viene in mente dopo gli ultimi colpi che gli stanno arrivando addosso.

Anzitutto proponiamo anzitutto di rileggere attentamente quanto abbiamo scritto lo scorso 23 febbraio: https://bloggorai.blogspot.com/2022/02/il-grande-disegno-intorno-alla.html  dove siamo stati facili profeti e forse anche di più.

Bum … Bum …uno …due… mazzate dirette ai fianchi! Il primo colpo arriva alla fine dello scorso autunno ma si stava preparando da mesi prima. Riavvolgiamo il nastro all’8 novembre 2021 quando viene approvato il DL n. 208 in Attuazione della direttiva (UE) 2018/1808 … relativa al  coordinamento  di  determinate  disposizioni legislative …  concernente il testo unico per  la  fornitura  di  servizi  di  media audiovisivi  in  considerazione  dell'evoluzione delle realtà  del mercato. La prima mazzata colpisce in faccia alla Rai: si pongono limiti agli affollamenti pubblicitari con perdite stimate intorno ai 100 mln a partire dal 2023 (vedi dichiarazioni di Giancarlo Leone “Secondo i calcoli di Apa, a partire dal 2022 e ancor più nel 2023 ci può essere una riduzione di fatturato annuo di circa 100 milioni di euro. Ho letto che la Rai stima tra gli 80 e i 150: può darsi, noi prudentemente abbiamo fatto un computo di poco inferiore”). Da Viale Mazzini solo silenzio, nessuno ha battuto ciglio.

Seconda raffica di colpi. A metà dello scorso gennaio si profila un'altra sportellata: la ventitala minaccia di riportare la riscossione del canone alla vecchia maniera (pagamento diretto e non più in bolletta elettrica) diventa sempre più vicina: dal 2023 si cambia modalità e, stime approssimative danno una perdita (dovuta al ritorno a tassi di evasione pre 2015) intorno ad altri 80/100 mln di Euro. Ce lo chiede l’Europa e Draghi non batte ciglio e, sia pur indirettamente, rientra nel PNRR. Zitti e mosca. Ovviamente di recupero dell’extragettito del canone nemmeno un fiato.

Terzo assalto e i guantoni colpiscono duro. Arriviamo alla fine di febbraio: il 22 viene resa nota la bozza del  Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sui i modelli di governance e il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo. Bum … Bum…: si legge a pag 4. che  "…se la Rai insegue i target pubblicitari o si appiattisce sul modello delle televisioni commerciali, l'identità del servizio pubblico rischia di sbiadire mettendo seriamente in dubbio il senso della propria esistenza”. Bene, ottimo, fenomenale… un nuovo modello editoriale e gestionale (contabilità separata etc) che sposta l’Azienda verso i margini del mercato dove altri si pappano quello rimane nel piatto (povero e in decrescita). Magari sarà anche un modello migliore però nessuno ne ha parlato e il "modello" non esiste (il nuovo Piano Industriale è ancora in bozza e sul nuovo Contratto di Servizio siamo ancora ai preliminari). Purtroppo, dopo poche settimane è scoppiata la guerra e l’argomento è rimasto nel cassetto. Si legge pure che RaiPlay "non appare in grado di rispondere alla sfida di dotare l’azienda di un servizio autenticamente competitivo con le piattaforme Ott". Pensare che qualcuno la riteneva il fiore all’occhiello della Nuova Rai del Terzo Millennio. Però Fuortes gli ha tagliato il budget di 3 o 4 mln … non si è mai saputo bene l’importo esatto ma anzitutto perchè?

Rimanete sintonizzati: a breve la seconda parte!

bloggorai@gmail.com


 

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