mercoledì 16 marzo 2022

La Rai peggio di un pugile suonato - seconda parte



Abbiamo atteso di vedere per intero l’edizione delle 13.30 del Tg1 di oggi per dirvi quello a cui facciamo fatica a credere. Quale è la notizia del giorno che interessa direttamente in nostro Paese? Non c’è dubbio: la circolare dello Stato Maggiore dell’Esercito dove si legge che “ …Tutte le attività addestrative, anche quelle dei minori livelli ordinativi, dovranno essere orientate al warfighting …” Cosa è sta roba del  “warfighting”? semplice: “le forze armate vengono di fatto messe in stato di allerta e preparate al peggiore degli scenari, quello di un impegno diretto con uomini e mezzi. Il documento, firmato dal generale Bruno Pisciotta, ordina al Comando delle Truppe Alpine, al Comando Militare di Roma, alle forze operative di nord e sud Italia e al comando logistico di "attuare, con effetto immediato, tutte le azioni di competenza" in questi quattro settori: personale, addestramento, impiego e sistemi d'arma” da https://www.fanpage.it/

Allora succede che il Tg1 apre con un servizio di Daniele Piervincenzi, collaboratore esterno e chiude con un altro servizio di un certo Gian Micalessin e andate a leggere il suo profilo su Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Micalessin ) e leggete il suo curriculum. Ma, fin qui è grave ma c’è di peggio: la notizia della circorlare dello Stato Maggiore dell’Esercito è stata beatamente ignorata … silenzio totale. L’Italia, di fatto, entra in uno stato di pre guerra e il Tg1 lo tace? Vi sembra normale? Fosse anche solo per precisare (“… si tratta di routine …) è una notizia che merita attenzione o no???

Ecco allora che si comprende ulteriormente perché la Rai è … peggio di un pugile suonato!

Proseguiamo il Post di questa mattina. Allora succede che AD e CFO, Giovanni Pasciucco,  mumble ...mumble … si arrovellano il cervello dopo questi colpi: dove prendiamo i soldi per “pareggiare il bilancio” (“magari per quest’anno ce la caviamo …per il 2023 non si garantisce…” Qualcuno dixit). Telefonate infuocate con Palazzo Chigi: dateci una mano, abbiamo famiglia. Per tutta risposta arriva altra sportellata in guanto di velluto: nei giorni scorsi viene firmato il DPCM su Rai Way. Trattasi di bufala ripassata in padella: il messaggio è forte e chiaro “Anima in pace, trattasi di mera speculazione finanziaria … non vi possiamo dare manco due spicci, cavatevela da soli … questo è il massimo che possiamo fare”. Tradotto in soldoni: il provvedimento, sottoposto all’autorizzazione di ben 4 (quattro, in english Four) autorità di Vigilanza e controllo (AgCom, Consob, Vigilanza Rai e ci eravamo dimenticati dell’Antitrust) vale come il due di coppe quando regna denari. Magari può essere buono, ci spiega un esperto lettore come “fidejussione” da presentare in banca oppure far lievitare il titolo in Borsa che fa sempre felice qualcuno. Valore industriale? Zero carbonella? Valore progettuale? Aria fresca in una calda sera d’estate. 

Nel frattempo, drammaticamente, lo scorso 24 febbraio, nel mentre che il Covid sembra attenuarsi,scoppia la guerra. Pochi giorni dopo inizia la fase del refarming delle frequenze in vista della transizione al DVB-T2. Qualcosa sembra andare storto. Che succede? Tutto sotto controllo: l’offerta editoriale non regge il passo di un mercato che cambia velocemente. La Presidente Soldi lo aveva anticipato: “Rispetto al 2011, la tv pubblica ha perso oltre 10 milioni di contatti in media al giorno, pari ad un calo del 23% scendendo, nell'autunno del 2021, sotto i 31 milioni di contatti medi giornalieri. Gli utenti sono bombardati da un’offerta di contenuti di facile accesso. Il 65% degli italiani tra i 15-24 anni consuma informazioni, intrattenimento e altri contenuti principalmente online”. Chiarissimo: la platea televisiva, specie giovanile,  diminuisce in relazione ai contenuti proposti e alla piattaforma di fruizione. La Rai cosa propone nei grandi generi? Dello sport è rimasto il curling (di notte, però solo alle Olimpiadi). Cinema? La principessa Sissi non manca mai. Intrattenimento? Amadeus e i pacchi? roba fine per palati robusti che, in mancanza di meglio, si rifugiano con Il cantante Mascherato. Ricorda Riccardo Laganà: “Il format Affari Tuoi risale al 2003 D.C… Il pubblico se ne accorge e scappa …”. Conclude con una splendida riflessione: “La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali” di Luciano De Crescenzo.  Rimane la fiction (per carità di Patria non citiamo il resto) che annaspa tra la 28a replica di Montalbano e L’amica geniale (praticamente regge il palinsesto prime time di Rai Uno). Rimane fuori il nervo scoperto: l’informazione e l’approfondimento. Lo ripetiamo allo stordimento (sotto l’effetto di robusti Campari): un esercito di poco meno di 2000 giornalisti e quasi 10 (dieci, in english Ten) testate delle quali una da sola ne occupa quasi 200 per un ascolto medio che, quando va bene, arriva a poco meno dell’X% (il numero esatto, impietoso, lo potete trovare ogni giorno sui dati Auditel, tipo lunedì 14 in prime time con ascolti netti=68 mila con share dello 0, 28% .. della serie … de che stamo a parlà? Se Bloggorai tirasse su un’antenna e raccontasse barzellette potrebbe fare di più. Progetto informazione? Zero. Progetto NewsRoom? Zero. Piani editoriali news? Zero. Salvo poi collezionare figurine graziose e imbarazzanti come la copertina del Time taroccata, filmati di cartoni animati spacciati per originali oppure parlare di un fatto storico accaduto nel 1905 e presentarlo come avvenuto 20 anni dopo … quisquilie. Magari succede che aprire le edizioni centrali del Tg1 (ieri sera, ore 20) con un collaboratore invece di un giornalista Rai passa inosservato, come pure sentire (questa mattina) su Radio Uno alle 6,05 del mattino aprire il servizio dall’Ucraina con un corrispondente del giornale La Stampa.. L’Usigrai ha posto all’AD 10 domande tra le quali una: “La Rai ha forse ritirato le inviate e gli inviati dall'Ucraina?”.. ca va sans dire .. nessuna risposta.

Ed è in questo quadro che gli ascolti calano: magari a Viale Mazzini qualche esperto di analisi che ci legge assiduamente la riterrà una robetta da “giornalisti in malafede o incapaci” ma ci siamo presi la briga di confrontare gli ascolti Rai e totale emittenti un anno con l’altro: si perdono per strada centinaia di migliaia di telespettatori. Chi ne perde più di tutti? Rai Uno. Ci sarà pure qualche motivo? 



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