mercoledì 27 gennaio 2021

Il racconto del Paese tra Governo e Fiction Rai

Abbiamo tutti famiglia, senza distinzioni. Tutti dobbiamo pensare a tirare la carretta, a far crescere figli e nipoti. Se la vogliamo mettere sul piano nobile, dobbiamo pure pensare al loro/nostro futuro. In queste ore le trattative in corso per le sorti del governo ruotano tutte introno alla ricerca di personaggi a vario titolo titolabili (responsabili, costruttori, figuranti etc) disponibili a cambiare schieramento di appartenenza/elezione e sostenere la qualunque pur di non andare a nuove elezioni. 

I sondaggi (vai a sapere!) sono impietosi: dalle urne buona parte di M5S, PD e compagnia cantando ne potrebbero uscire con le ossa rotte e si potrebbe mettere in mano del centro destra tutto il malloppo, a partire dal prossimo Presidente della Repubblica (non a caso da un paio di giorni ha cominciato a girare il nome di Berlusconi …sic!!!). Ma, come abbiamo scritto più volte, “a partire da…” e bisogna aggiungere “… per finire a …”. Le poste in palio sono corpose e abbracciano tutto lo scibile politico ed economico. Nel mercato c'è tanta merce di scambio. Ci viene di aiuto questa mattina un articolo pubblicato su La Notizia a firma Alessandro Da Rold: “A primavera valanga di 500 nomine. La chiave per trovare una maggioranza”. Non solo, ma questa chiave si presenta pure ben fornita di un robusto portafoglio con oltre 200 miliardi da gestire con il Recovery Plan. Se avete l’opportunità di leggere questo articolo noterete come, dulcis in fundo, viene riproposto il nome di Mario Orfeo (ex DG Rai) come nuovo AD di Viale Mazzini al posto di Salini. E non sfuggirà nemmeno come in questa partita di nomine ce ne sono alcun di assoluto valore strategico per tutto il settore delle TLC, come il nuovo vertice di Cassa Depositi e Prestiti (vedi partita banda larga). Da questo punto di vista, nel mercato della compravendita di consensi, ce ne potrà essere per tutti e la Rai, notoriamente, una mano non la nega a nessuno.

Per arrivare a quanto ci interessa, la Rai, buona parte della partita si potrebbe giocare intorno a chi potrà essere il ministro dell’Economia: se rimane Gualtieri si apre uno scenario mentre se invece dovesse saltare si potranno aprire giochi inattesi. Come noto, l’azionista di maggioranza, ha già inviato un avviso di sfratto imminente usando pure un’aggettivazione impegnativa: “serietà”. Stesso ragionamento per il ministro dello Sviluppo Economico, ora in mano a Patuanelli (M5S) dove si giocheranno pure partite di assoluto rilievo (ricordiamo sempre la più impegnativa per il sistema broadcast, la transizione al DVB-T”). Nel frattempo, sullo sfondo sono in corso altre partite impegnative: la prima è il confronto/scontro Vivendì-Mediaset-TIM e la seconda riguarda la ripartizione delle risorse pubblicitarie. È notizia dei giorni scorso la sentenza del TAR del Lazio contro la politica di dumping praticata dalla Rai. Infine, nei giorni scorsi è stato pubblicato l’aggiornamento di AGCOM sul SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni), lo stesso che secondo quanto indicato da Bruxelles dovrebbe essere rivisto ed aggiornato.   

Insomma, si sta delineando un maledetto, perverso e malefico intreccio tra politica, economia e finanza che non promette nulla di buono, a tal punto che comincia a serpeggiare il dubbio che andare alle urne potrebbe non essere il peggiore dei mali (anche chi vi scrive ha qualche perplessità).

Altro argomento che vi proponiamo alla riflessione ce lo suggerisce Marida Caterini su Il Tempo: “E’ solo la fiction di RaiUno a brillare negli ascolti”. L’articolo è tutto impostato sui numeri, sullo share che una fiction piuttosto che un’altra si guadagna ogni sera sui teleschermi generalisti. Quello che invece ci interessa sottolineare sono i contenuti di questi “racconti”. I filoni prevalenti sono ispirati a poche corde narrative: disavventure giudiziarie e talvolta criminali alle quali fa fronte o la Divina Provvidenza o il buon cuore di un poliziotto/a oppure una piacente e rassicurante assistente sociale. È tutto un mondo dove anche i più cattivi, alla fin fine, sembrano buoni, quasi umani e sempre pronti a pagare lo scotto delle loro nefandezze con il sorriso sulla bocca. È sempre tutto molto “gentile” e garbato, l’adrenalina è rigidamente sotto controllo, tanto ci pensa la pandemia del Covid a tenerla alta. Dopo un martellamento incessante di dati epidemiologici  che non lasciano quasi intravvedere speranza, almeno la fiction ci accompagna al sonno notturno con spirito confortante. 

Fa venire in mente un vecchio spot pubblicitario di una testata giornalistica dove le facce rassicurati di camionisti forti e sorridenti dicevano “dormite tranquilli che a portarvi il giornale ci pensiamo noi”. Salvo poi, la mattina dopo, li vai ad aprire e scopri che da qualche parte è scoppiata una guerra.  Il tema è aperto e si presta a molte interpretazioni. La più semplice e scontata si potrebbe riferire appunto alla drammatica circostanza indotta dal Covid: abbiamo tutti bisogno di un angolo tranquillo e una favola consolatoria: aiuta, fa bene. Viceversa, potrebbe anche generare assuefazione, come un rito desiderante, che induce a ritenere che il mondo intorno a noi sia, tutto sommato, più buono di come la realtà ce lo mostra in tutta la sua più dura e cruenta verità. L’altra metà della narrazione, quella “cattivista” la si trova facilmente nell’altra televisione, quella dei seriali Netflix ad esempio, dove pure nel migliore dei casi di grande successo (es. La regina degli scacchi) ci riporta ad un mondo di competizione e di scontro dove ognuno di noi, in ogni momento, è chiamato a fare i conti.

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