È trascorso oltre un anno (12 novembre 2019) da quando abbiamo pubblicato questo post :
http://bloggorai.blogspot.com/2019/11/le-apparenze-ingannano.html
e, a quanto sembra, non solo siamo allo stesso punto ma, anzi, forse, siamo anche peggiorati.
Questa mattina eravamo tentati di pubblicare uno scoop: abbiamo intercettato un dialogo tra un importante dirigente, diciamo quasi un Amministratore Delegato, di una grande azienda audiovisiva e diciamo un cittadino, un telespettatore qualunque. Però, ce lo terniamo da parte per i prossimi giorni: molto interessante.
Allora, tanto per tenerci aggiornati con uno sguardo sempre attento nel passato vi proponiamo stralci di un articolo di Paolo Monelli pubblicato su La Stampa nel 1954 (il testo integrale è disponibile su richiesta a bloggorai@gmail.com).
Avevamo sperato per qualche tempo — pazza speranza, ma viviamo in un'epoca di sorprese e di meraviglie — che la televisione in Italia non si avverasse mai, e restasse limitata agli esperimenti e a qualche costosa emissione come quelle che si hanno finora nel settentrione della penisola. In generale gli italiani sono fin troppo solleciti a prendere dagli altri popoli le novità, e più zelanti di quelli nell'adottarle…
Della radio ci siamo
fatti una tortura appena inventata, apparecchi aperti al massimo
nell'appartamento del vicino, nel caffè, nella trattoria; in America una
società di autobus fa un'inchiesta fra i suoi clienti se gradiscano la radio
nelle sue carrozze o no, da noi senza chiedere il parere di nessuno si fa
andare la radio negli autobus di gran turismo, si fanno strillare altoparlanti
sulle piazze, sulle spiagge, nelle stazioni; son soldi buttati via prendere la
vettura letto da noi, ad ogni stazione una voce rimbombante vi desta, vi
perpetua l'ossessione del viaggio con le calde note romanesche della stazione
di Orte, e le acche aspirate di Arezzo e di Firenze, e il grasso erre
petroniano di Bologna. E guardate come si diffonde la moda sgarbata e villana
delle radio portatili; l'altra sera a Capri al caffè di piazza abbiam dovuto
tutti sorbirci le insulse melodie che uscirono per ore da una di quelle
scatolette, che avevano collocata sul tavolino una fanciulla vestita da
odalisca e un giovanotto con un giubbone di cuoio decorato da lunghe frange
sulla costata delle maniche e lungo l'orlo, come usano, anzi come usavano, i
cow-boys del Texas. Menti sconvolte. Frettolosi dunque e alacri sono gli
italiani a prender su le invenzioni e i nuovi ritrovati; ragione per cui,
considerato che nei cinque anni da che la televisione trionfa negli altri Paesi
da noi non si sono avuti che timidi esperimenti, c'era la speranza, ripeto, che
le difficoltà per introdurla da noi fossero gravissime, invincibili;…
Avremo la televisione
in Italia, l'abbiamo già, assai prima della fine del mondo; anzi, se la fine
del mondo avverrà a rate, e la nostra nazione sarà fra le ultime a scomparire,
potremo goderci sullo schermo la visione del cataclisma in America o in
Australia e rallegrarci per breve tempo di essere i fortunati e i
sopravvissuti. Fra pochi mesi saranno già numerose sugli edifici quelle antenne
fatte come un fusto di ombrello; ci saranno in tutti i bar quegli schermi con
sii la danza di spettrali figure, grige in una nebbia grigia (per poco tempo,
il David Sarnoff Research Center of the Radio Corporation of America ha già
fatto esperimenti ben riusciti di televisione a colori). Per qualche tempo
l'alto costo degli apparecchi terrà immuni le famiglie borghesi e operaie da
questo flagello (ma vedrete come si agiteranno i giornali di sinistra perché
anche al popolo sia concesso contagiarsi di questa tabe) ; ma è inutile
illudersi, gli apparecchi verranno a buon mercato, e con le vendite a rate
accessibili a tutti.
Non soltanto la crisi
del cinematografo, o una nuova violenta forma di propaganda politica, per cui
ogni famiglia si tiene in casa sua per una mezz'ora intiera, e più volte, il
candidato dell'uno e dell'altro partito, lo sente e lo vede parlare come lo
avesse dirimpetto, noverandogli i foruncoletti sulla pelle e le stille di
sudore sulla fronte. Ma la televisione non ucciderà soltanto il cinematografo e
il teatro, è sulla via di annullare quelli che sono stati finora i rapporti
sociali e familiari, come già oggi la radio e il cinematografo hanno ucciso la
conversazione. Proclamano i costruttori di apparecchi che la televisione ha
ricostituito il focolare domestico, le famigliole non hanno più bisogno di
uscire e disperdersi per questo o quello spettacolo perchè hanno tutto in casa,
si godono in pigiama e pantofole il cinema, l'incontro di pugilato, la lezione
politica, il pettegolezzo sociale, la dimostrazione dei pregi di questo o
quell'aggeggio domestico che prima andavano a farsi fare nel grande emporio (ve
l'ho detto, gli americani hanno una mania per queste cose c 'gli piace
l'eloquenza della pubblicità), la biancheria intima della diva, la sfilata
sulla quinta avenue. «Imbottire i crani» Ma verrà tempo in cui tutti vorranno
stare a casa per vedere la sfilata e nessuno vorrà scomodarsi a sfilare;
occorrerà stabilire turni, dovrà intervenire la polizia per decidere chi debba
dare spettacolo in piazza e chi possa comodamente assistervi.
Perchè questo è
l'aspetto più deprecabile della televisione; subdolo strumento di dittatura nel
campo dello spirito e della coscienza, tanto più inavvertita quanto più le
immagini e i suoni la fanno seducente.
Se la televisione prenderà in Italia la voga che ha preso in America, se davvero anche da noi diverrà l'unica o quasi unica fonte di passatempo, di volgarizzazione, di diffusione di concetti politici, di gusti letterari ed artistici, di celebrazione di questo o quel principio o di questo o quell'individuo, questa sola fonte sarà manipolata, dosata, conciata secondo la scelta, l'estro, il capriccio, i preconcetti, le storture di poche persone. Paurosa eventualità, siano anche quelle poche persone le più, intelligenti, le più eclettiche, le più liberali di tutta la nazione.
A questo testo, successivamente, ha risposto Arrigo Benedetti su L'Espresso che vi proporremo nei prossimi giorni.
Sono arrivate le risposte al sondaggio che vi abbiamo proposto: il nostro algoritmo all’amatriciana sta lavorando. Presto le risposte.
bloggorai@gmail.com
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