sabato 2 gennaio 2021

La Normalità per il 2021

Care lettrici, cari lettori, anzitutto un semplice e caloroso Buon Anno e grazie per averci seguito così numerosi durante questi due anni e mezzo. 

L’Augurio più forte che si può esprimere in questo momento si racchiude in una sola parola: normalità. 

Vi auguro di tornare ad essere normali come lo eravamo prima, quando si poteva andare al cinema, allo stadio, al teatro, in pizzeria, a fare una passeggiata, organizzare una cena con gli amici, quando ci si poteva abbracciare, baciare o semplicemente stringere la mano, quando si poteva incontrare una nonna o un nonno senza pericolo di minacciare la sua fragile salute, quando si poteva progettare una vacanza, un viaggio, e si poteva salire su un treno, una nave un aereo e andare in giro per il mondo. L’augurio di tornare alla normalità di tutti i giorni che forse non era quella migliore, quella desiderabile, però non era incombente e minacciosa, non era ostile. Normalità, una parola che somiglia tanto a libertà. Auguri !!!

Bene, ricominciamo. Ci occupiamo prevalentemente di immagini, che poi sono segni e simboli, icone, sintesi visiva del nostro tempo. In particolare di quelle che ci propone la Rai, il Servizio Pubblico, e non solo. E sono proprio le immagini quelle raccontano meglio, con maggiore suggestione e profondità, la nostra vita quotidiana. C’è anche la radio, della quale si parla poco, forse troppo poco, ma mentre con la televisione si sedimenta maggiore memoria, con la radio molto meno.

Ecco allora che veniamo subito alle prime osservazioni di questi primi giorni del 2021. Ieri sera è andato in onda in prima serata su Rai Uno “Danza con me” di Roberto Bolle, una trasmissione eccezionale e raffinato nella forma e nel contenuto. Un successo come lo è stato gli scorsi anni che sottolinea quanto il grande pubblico della rete generalista possa apprezzare anche un genere sofisticato come il balletto classico. Solitamente non commentiamo programmi ma, in questo caso, merita un’attenzione particolare.

Ma, come si dice a Roma, “… posso esse piuma e posso esse fero!!!” ed è difficile non osservare e commentare quanto successo la sera precedente, prima con il discorso del Presidente della Repubblica e poi con la trasmissione sempre di RaiUno che ha accompagnato la chiusura dell’anno. Il discorso di Mattarella è stato visto, complessivamente, da oltre 15 mln di italiani. Molti si sono cimentati in arditi paragoni rispetto alle trasmissioni più viste negli ultimi decenni: sono stati fatti confronti con la finale del campionato del mondo di calcio, con qualche Sanremo, con qualche fiction. Ma nessuno ha potuto fare un paragone con qualcosa che non era mai avvenuto nella storia repubblicana: la presenza di una pandemia che solo nel nostro Paese ci ha lasciato alle spalle, lo scorso anno, oltre 70 mila vittime. Il capo dello Stato ha parlato ad un popolo ferito, intimorito e spaventato, ansioso e preoccupato di un futuro più che mai incerto. Si è rivolto a persone rinchiuse in casa, obbligate ad un “coprifuoco” che solo a dirla questa parola mette paura, isolati, separati e privati di riti e tradizioni che sono la linfa vitale della società civile. Vorrei ben vedere che non sia stato ascoltato con attenzione maggiore del solito. 

Si tratta allora di un “record”, di “ascolti eccezionali” di “boom” ??? Si tratta di numeri di cui essere contenti? Si tratta di un “fenomeno “ mediatico” che possa ritenersi meritevole di studio? A nostro modesto parere NO. Per paradossale che possa apparire, è del tutto “normale” che gli italiani possano attendersi dal loro Presidente un messaggio di speranza e di augurio, almeno quello, non ce lo può togliere nessuno. Non è affatto normale invece che un popolo intero sia stato costretto a rimanere chiuso in casa, uomini e donne separati e divisi, isolati e distanti. Che ci siano stati qualche milione di telespettatori in più rispetto agli scorsi anni sembra del tutto “normale” quanto è “anormale” il fatto che ci troviamo circondati da una tragedia collettiva che incombe ancora su tutti noi. Il fatto sociale anomalo è anzitutto questo, il Coronavirus, dal quale poi ne discendono tutti gli altri.

Una riflessione analoga, e forse più rilevante, deve essere poi fatta per l’enfasi entusiasta sugli ascolti della trasmissione di Amadeus su Raiuno: anche in questo caso “boom”… “record di ascolti”… “eccezionale !!!. “L'anno che verrà" segna un record storico - dice il direttore di Rai1 Stefano Coletta -, raggiungendo il miglior risultato di sempre in termini assoluti ovvero nel numero di telespettatori”. Non entriamo nel merito della trasmissione, sui contenuti e sui significati, per i quali ci si potrebbe “divertire” a capire perché  per come sono state le scelte editoriali. Ci limitiamo ad osservare semplicemente quanto detto prima a proposito del discorso di Mattarella, con una aggravante. Il discorso del Capo dello Stato era “obbligatorio” e, in certo senso, anche la trasmissione di Rai Uno lo è stata. Anzitutto perché è mancato il suo diretto concorrente che, inspiegabilmente (forse no), ha proposto un programma rivolto ad una parte del suo pubblico tradizionale (Grande Fratello VIP). Inoltre, la serata, per quando abbiamo scritto prima, era “drogata” da un “obbligo” imposto dall’impossibilità di fare altro, di giocare a tombola, di fare un cenone con parenti, amici e conoscenti, di potere tenere spenta la televisione e magari accenderla solo pochi attimi prima di mezzanotte, giusto per rimettere a punto l’orologio. Diciamo, solo e semplicemente, che a tutti noi in certi momenti fa bene metterci a cantare, ridere, divertirci anche con la televisione, è tutta salute. Andare oltre può essere, semplicemente, almeno cattivo gusto, come si sarebbe detto una volta, quando eravamo “normali”.

Buon Anno !

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