domenica 24 gennaio 2021

La crisi: il "capo" e il "leader"

 

Nel mentre e nel quando di una domenica invernale umida e uggiosa, anche leggere i giornali è quasi una fatica. Tutto appare incerto e confuso: la crisi politica si risolverà o no? E come si risolverà, con nuove elezioni, con un governo Conte Ter? I vaccini (quali) arriveranno o no? Boh!!! Il Festival di Sanremo si svolgerà? Doppio boh!

Dunque, è verosimile, è probabile, è possibile che presto potremmo essere chiamati a fare i conti con questa stagione politica e dichiararla più o meno terminata, in un modo o nell’altro. Potremmo essere chiamati a giudicare, a dare un voto, un peso specifico, alle persone che ci hanno rappresentato e governato. Questo vale sempre e per tutti: c’è sempre una Sliding Door e in ogni momento dobbiamo compiere una scelta, piccola o grande che sia, che poi produrrà comunque conseguenze. Così, se per malaugurata ipotesi (o forse anche no) dovremmo andare a votare non ci si potrà esimere dall’esprimere un giudizio e trarre un bilancio di quanto avvenuto finora, almeno per questi ultimi tre anni e, segnatamente, per quello appena trascorso. 

È lecito porre una domanda: siamo stati governati da un capo (eletto o meno potrebbe anche essere irrilevante per quanto vogliamo proporvi alla riflessione) o da un leader? Che differenza c’è tra le due figure? Enorme: la letteratura in proposito è sterminata. Dalla storia alla sociologia, passando per la psicanalisi e per finire  al marketing: la figura e il ruolo di chi dirige, di chi guida, un azienda piuttosto che un esercito è determinante. Non appartiene a questo Blog imbarcarsi in perigliose e complesse avventure di questo tipo. Ci limitiamo, come al solito, a fare alcune constatazioni e porre domande semplici. Per una fatale combinazione, il Governo Conte 1 entra in carica il primo giugno 2018 e si trova subito a dover affrontare il problema del rinnovo di vertici Rai con la Legge del 2015. Si  può dire quindi che sono “contemporanei”. Oggi, tre anni dopo, Governo e Cda Rai potrebbero essere prossimi alla scadenza e potrebbe essere utile fare alcune considerazioni.

Fatte le debite proporzioni e con le dovute precisazioni di ruoli, competenze e responsabilità, il presidente del Consiglio Conte e l’Amministratore Delegato della Rai, Fabrizio Salini,  in questi tre anni sono stati “capi” o “leader”? Ovviamente, sul primo ci asteniamo dalla valutazione politica e magari ne riparliamo davanti alla scheda elettorale, per il secondo invece il quesito sembra più interessante. Come abbiamo scritto tante volte, se tutto va secondo quanto prevede la nefasta Legge del 2015, con la presentazione del bilancio ad aprile, si potrebbe mettere in moto la macchina per l’elezione del nuovo Cda di Viale Mazzini e così, nel nostro piccolo ci portiamo avanti il lavoro e cerchiamo di capire se chi ha guidato l’Azienda pubblica radiotelevisiva è stato più un “capo” o un “leader”. 

Sempre ovviamente, sarà necessario adottare dei metri di misura cercando, nei limiti del possibile, di astenerci da tentazioni personalistiche e mirare piuttosto ai “fatti separati dalle opinioni” (in verità non siamo molto convinti che si tratta di un metodo efficace ma non ne disponiamo di meglio). Il “fatto” centrale sul quale misuriamo i tre anni appena trascorsi è uno solo: il Piano Industriale. Per una fortuita e singolare circostanza, l’AD si è trovato scodellato sulla scrivania il Piano Industriale progettato e impostato dal precedente DG Mario Orfeo. Il Piano rimane in stand by fino al 6 aprile 2019 quando viene approvato con due voti contrari (Laganà e Borioni) e supera poi il vaglio della Vigilanza Rai con un Atto di indirizzo sul piano industriale della RAI 2019-2021 (Approvato nella seduta del 7 novembre 2019) dove però si indicano dettagliatamente alcuni vincoli e impegni. 

Da rileggere dettagliatamente il documento originale:  http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/vigilanzaRAI18/Documenti_approvati/atto_di_indirizzo-1-piano_industriale_rai.pdf

Già dalla lista degli impegni è possibile trarre alcune indicazioni.

Nel frattempo a Viale Mazzini è successo di tutto e di più e la domanda che abbiamo posto se l’AD sia stato un “capo” o un “leader” trova la sua giusta connotazione solo se posta nella giusta cornice dei risultati conseguiti rispetto ai compiti assegnati. Vale per il Governo Conte e, in debita proporzione, vale per l’AD Rai. Ma la riflessione che proponiamo non è solo di "contabilità gestionale"quanto più  di natura culturale. Si può affermare, semplificando, che la differenza tra un “capo” e un “leader” è nelle caratteristiche della capacità di “comando”. Il primo ordina, il secondo propone. Il primo impone, il secondo prospetta un piano. Il primo si adegua alle circostanze, il secondo prova a prevenirle e così via. Cosa è successo nella cultura nazionale del Paese durante questi tre anni con l’ultimo funestato da Covid? Come è stato “raccontato” dal Governo e dal Servizio Pubblico radiotelevisivo e, al suo interno, quale progetto o visione di Rai per il prossimo futuro è stata proposta? In ultimo, sempre a proposito di differenze tra “capo” e “leader”: di quale “cultura” aziendale si è fatto stratega e portatore l’Ad Rai???

Per la cronaca: da segnalare l’articolo di Andrea Biondi sul Sole di venerdì scorso con il titolo: “Sorpasso storico della pubblicità: la raccolta Web batte la televisione”. Su Sanremo, per quanto leggiamo sui giornali (Repubblica, La Stampa e Il Fatto) oggi registriamo un crescente malumore: dubbi, rischio e bandiera bianca.

                                                              bloggorai@gmail.com

 

 


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