Potrà non piacere il genere ma il tradizionale Concerto di Capodanno di Vienna diretto da Muti è un appuntamento televisivo importante da molti anni. Se preferite, vi proponiamo di andare direttamente al punto 01:39:30 della registrazione che trovate su RaiPlay (https://www.raiplay.it/video/2020/12/dalla-Sala-del-Musikverein-di-Vienna-Concerto-di-Capodanno-2021-851d0804-98d1-4dae-a7d6-bab8dd6561a3.html ) e troverete la notizia del giorno: per la prima volta l’orchestra tra le più note al mondo ha suonato nel teatro vuoto e ha interagito e risposto agli applausi virtuali del pubblico, circa 7000 persone in tutto il mondo, che ha poi partecipato al tradizionale battimano della celebre marcetta.
Il Maestro Muti si è rivolto verso una platea immaginaria eppure reale, un maxi schermo con le immagini e l’audio streaming dei partecipanti all’evento che potrebbe aver costituito un passaggio della televisione in diretta verso una nuova dimensione tutta ancora da decifrare. Attenzione: si tratta di un evento, di una circostanza eccezionale determinata dall’emergenza sanitaria che pure in Austria ha colpito duro e sarebbe auspicabile che non debba ripetersi mai più. Ma non si può evitare che possa costituire un precedente, un percorso, che non sappiamo ancora bene dire se possa essere virtuoso o meno in condizioni “normali”. Senza dubbio, la presenza dal vivo ad un concerto, ad un'opera teatrale è indivisibile dalla natura dello spettacolo stesso, come pure assistere ad una partita di calcio all’interno dello stadio piuttosto che vederla sulla poltrona di casa. Con Sanremo alle porte, potrebbe essere una ipotesi alternativa alla nave?
Il tema del rapporto tra pubblico e contenuto, tra ciò che la televisione offre con il suo palinsesto lineare e non lineare e quanto è gradito ed apprezzato da chi fruisce della televisione potrà costituire uno dei passaggi centrali per il futuro del Servizio Pubblico. Vedi quanto successo nelle sere precedenti: abbiamo accennato qualcosa sulle due serate di Rai Uno (la prima con lo spettacolo di di fine d’anno e la seconda con il balletto di Bolle) dove si è evidenziato un fenomeno significativo. Rispetto allo scorso anno, per la serata di Amadeus gli ascolti sono cresciuti, per Bolle invece sono diminuiti (da 4,5 mln del 2019 a 3,8 del 2021) e, in particolare, per quest’ultimo si sono allontanati i telespettatori “anziani” (per gli oltre 65 anni lo share è calato del -9,7% passando dal 34,2% dello scorso anno al 24,6% di quest'anno e, sempre per la stessa fascia di età, si è ridotto di circa 15 minuti la permanenza sul programma). Cosa possa indicare tutto questo è premature per poterlo definire “fenomeno consolidato” mentre è certa la tendenza che da tempo si è evidenziata sulla marcata differenziazione nel consumo di prodotto audiovisivi tra “giovani” e anziani” sia per la tipologia di contenuti, sia per le piattaforme di utilizzo. Da tempo, e non solo in Italia, si dibatte sulle dinamiche del pubblico radiotelevisivo e oggi sul Corriere si riportano dati significativi: “nei giorni natalizi è soprattutto la tv in streaming a crescere. Secondo l'analisi di Sensemakers, fra il 24 e Il 26 dicembre il tempo complessivo speso con lo streaming di contenuti televisivi cresce del 131%, passando da 2,8 milioni di ore (2019) a 6,5 milioni di ore (2020). Come hanno usato lo streaming gli italiani? Sia per vedere contenuti «on demand» (+109% del tempo totale speso) sia per vederli in modalità «lineare» (+185%)”.
Merita la segnalazione un lungo articolo oggi su La Stampa con il titolo “Dio salvi la Regina, ma non la Bbc Cresce la protesta contro la tv pubblica "Ignora gli spettatori e non è più imparziale" a firma Vittorio Sabbatin dove si legge: “La maggioranza dei britannici non crede più che la Bbc rappresenti i suoi valori, ha certificato un sondaggio. Per la leggendaria emittente pubblica, che compirà 100 anni nel 2022, il futuro è pieno di incognite. Ha perso ascolti, soldi, personale e credibilità. Il governo l'accusa di molte nefandezze e vuole tagliarle ancora i fondi. Molti dubitano che l'obiettivo indicato nelle linee guida interne, quello di essere sempre «indipendenti, imparziali e onesti», sia ancora perseguito in redazione. E ora la Bbc sembra aver perso anche la fiducia del pubblico, l'ultima cosa sulla quale poteva contare per risalire la china”. Articolo analogo sul Giornale, a firma Tony Damascelli, dove si legge: “Il sondaggio effettuato dal Times conferma la tendenza degli utenti. Stando alle risposte fornite, sarebbe venuta a mancare la qualità dei programmi, i palinsesti si sarebbero piegati alle richieste di mercato commerciale, quasi temendo la concorrenza delle altre televisioni, lo stesso errore che viene addebitato alla Rai che, rispetto a Bbc, paga il dazio dell'asservimento ai partiti politici nella distribuzione di cariche e incarichi. La crisi è aperta da tempo, per motivi generazionali … Le analisi di mercato confermano come i giovani preferiscano trascorrere il tempo e ricercare informazioni o interessi su Youtube o Netflix e riservino a Bbc al massimo venti minuti al giorno”.
Qualcuno ha notizia che simili argomenti possano essere all’ordine del giorno a Viale Mazzini e dintorni? A noi non risulta. A qualcuno risulta che sia stato avviato qualche dibattito, riflessione pubblica, studio o ricerca? A noi non risulta.
Per consolazione, date uno sguardo a cosa comunque sono capaci di fare: https://www.bbc.com/news/uk-scotland-edinburgh-east-fife-55485371 .
Come anticipato, abbiamo chiesto ai nostri lettori più attenti di proporci temi e problemi che potranno interessare la Rai il Servizio Pubblico per il prossimo anno e sono già arrivate alcune risposte importanti e ve ne daremo conto nei prossimi giorni. Per parte nostra, confermiamo l’intenzione di approfondire il tema della Rai tra pubblico e privato, tra Stato e mercato. Certamente però tutte le riflessioni saranno influenzate da due fattori determinanti: il primo è il quadro politico incerto. Con la crisi di Governo alle porte, difficile immaginare quali potranno essere i passaggi nodali. Il secondo è la perdurante crisi sanitaria che continua a mantenere la presa anche sul sistema audiovisivo. I punti fermi sono due: il rinnovo del Cda e l’avvio, il prossimo 21 settembre, della seconda fase della transizione al DVB-T2. Per il primo, la politica dovrà decidere se mantenere il calendario attuale (fine giugno) e procedere al rinnovo con la Legge attuale oppure, già da ora, avviare un percorso di riforma della governance.
Ricordiamo che da oggi è disponibile a richiesta via mail il secondo BloggoRaiReport con la sintesi mese per mese 2020 di un anno di Rai e dintorni.
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