Per chi non conosce il poker: può succedere che, ad un certo punto della partita, ci si possa trovare in difficoltà. Le carte non entrano e pure quando ci sono, succede che vai a sbattere contro un punto più forte. Come si dice: “le carte non girano” al verso giusto. A quel punto, è necessario assumere un atteggiamento (peraltro intuibile dagli avversari come l’odore della preda) con il quale proseguire la partita. Grosso modo si aprono due possibilità. La prima consiste in un atteggiamento remissivo: si cerca di limitare i danni, si giocano solo i punti buoni con la speranza che possano reggere il confronto. Oppure, si entra in modalità aggressiva e, nei limiti delle poste sul tavolo e del proprio portafoglio, si va a competere su piatti modesti e si prova qualche sortita con un bluff sostanzioso. Quest’ultimo approccio è di altissimo rischio e, solitamente, va adoperato con grande attenzione (non prudenza). Si vorrebbe che di bluff se ne facciano pochi ma buoni, forti e credibili. In genere un bluff si costruisce da alcune mani precedenti ma può anche succedere che il piatto si apparecchi da solo, nel senso che ci pensano gli altri giocatori ad alzare le poste. A quel punto, vale la spregiudicatezza, il coraggio e la forza mentale necessaria a sostenere un confronto che è anzitutto di nervi. Occorre reggere lo sguardo, la postura, i gesti e, al tempo stesso, scrutare dettagliatamente gli avversari, operando almeno a ridurne il numero. Un conto è giocare contro uno solo ed altro conto è averne due o tre che concorrono allo steso piatto. Bene. Si potrebbe andare avanti ancora a lungo ma non vogliamo annoiare più di tanto.
Tutto questo per introdurre la riflessione quotidiana che, giocoforza, riguarda la crisi politica che travolge tutto e tutti. Ieri abbiamo saputo che per comporre un nuovo gruppo parlamentare in grado di sostenere un possibile nuovo governo Conte Ter è stato necessario operare un “prestito”. La domanda che ci si pone è al solito molto semplice: con quale coraggio si può immaginare di comporre un nuovo governo in queste condizioni? Somiglia molto ad un “bluff” disperato con la speranza che gli altri non abbiano nulla in mano quando invece, purtroppo, così non sembra.
Nei giorni scorsi abbiamo cercato similitudini tra la crisi di governo e Sanremo e, alla vigilia del Cda di questa mattina, ci troviamo di fronte a situazioni analoghe. Anche il vertice di Viale Mazzini sta cercando disperatamente di fare un “bluff” sul Festival. Questa mattina, buona parte dei giornali riportano la notizia delle precisazioni del ministro Speranza che attiva il CTS e dichiara: “Per gli spettacoli al chiuso vale il DPCM in vigore: solo in assenza di pubblico”. questa mattina ha rincalzato il ministro Franceschini: "Il teatro Ariston di Sanremo è come tutti gli altri teatri: il pubblico, pagante o meno, potrà tornare quando le norme lo consentiranno". La Rai, nei giorni scorsi, avrebbe voluto ribadire: lo spettacolo si farà, magari solo con i “figuranti, coniugati o conviventi, bella presenza, eventualmente muniti di camper per alloggio in loco”. Auguri.
Nel frattempo ci torna un dubbio che non riusciamo a decifrare: da oltre un anno, con costanza cronometrica, Striscia la notizia manda in onda servizi su presunti sprechi della Rai. Ogni sera, per una media di circa 4,5 milioni di telespettatori, si propone una immagine del Servizio Pubblico dove regnano sprechi e inefficienze. Ma la domanda semplice semplice è: perché la Rai non reagisce? Delle due l'una: o si diffondono palesi falsità e allora si chiamano i Carabinieri oppure se c'è qualcosa di vero l'Azienda dovrebbe intervenire e porre rimedio, pubblicamente. Magari allo stesso modo con il quale ha minacciato “azioni giudiziarie” contro Vigilanzatv, un sito colpevole di riportare fatti e notizie che nessuno smentisce?
Questo dubbio si accompagna ad un altro che da tempo ronza: per quale dannato motivo, contestualmente, tra Rai e Mediaset ci sono tante “affinità elettive”? Nulla di nuovo: ricordate quando nel 2017 Maria De Filippi ha condotto il Sanremo “gratis” ??? Vedi il caso di un nuovo personaggio agli onori della scena, specie tra il pubblico giovanile: l’attore turco Can Yaman, un fenomeno nato e cresciuto sotto l’ombrello di Mediaset con la soap pomeridiana Daydreamer. Dovrebbe essere l’attore principale della prossima nuova serie di Sandokan prevista su RaiUno. In soldoni: la concorrenza crea un personaggio e il Servizio Pubblico lo utilizza come talvolta avviene in senso opposto. Nulla di male: è il mercato. Quello che non regge è il senso generale della percezione che ne può avere il grande pubblico: una melassa indistinta tra pubblico e privato, tra chi racconta le vicende umane in un modo e chi in altro, che non sono proprio la stessa cosa, non riflettono proprio gli stessi orientamenti culturali. Quello che si avverte è il consolidarsi di un flusso confuso ed omogeneo di linguaggi e contenuti difficile da distinguere. Eppure, qualcosa di diverso ci dovrebbe pur essere o no?
Ieri è comparsa sulla colonne di Repubblica un’intervista a Maria Pia Ammirati, da poco a dirigere Rai Fiction. Leggiamo: “La fiction accompagna il Paese in maniera continua, si adegua, cambia”. Sarebbe interessante conoscere come, su quali binari si potrà svolgere il racconto di questo Paese, nella sua complessità e diversità.
Da segnalare su La Stampa un interessante intervento firmato da Giovanni Maria Flick: “ Se noi non controlliamo l’informazione, sarà l’informazione a controllare noi”. Già, ne abbiamo scritto anche noi e spesso ripetiamo un concetto: l’informazione o la gestisci o la subisci.
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