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Fate presto! Portate figli e nipoti a Viale Mazzini e
fategli vedere il Cavallo Rai prima che venga impachettato e, con lui, celati i tanti
segreti e misteri che ha visto dipanarsi in questi decenni. Magari, cercate di spiegargli
perché nessuno ha mai capito bene se è “morente” o “rampante”. Quando venne inaugurato,
nel lontano novembre 1966, ci fu grande dibattito su cosa volesse significare
la postura del cavallo: secondo l’autore, Francesco Messina, la sua concezione era
“rampante” come residuo di un suo progetto per celebrare l’eroe boliviano Simon
Bolivar che poi non venne realizzato per gli elevati costi che quel paese avrebbe dovuto
sopportare. Successivamente, la definizione di “morente” viene ufficialmente
accreditata ad un giornalista Rai, Franco Chiarenza (chi vi scrive ha lavorato
con lui) autore del libro “Il Cavallo morente” del 1978, laddove
utilizzava la statua come metafora della crisi che stava attraversando il
Servizio Pubblico in quegli anni. Ora, che si possa definire proprio “rampante”
con i tempi che corrono appare alquanto improbabile mentre, al contrario, non è
un eresia poterlo definire “morente”.
Bene, come vi è noto, da qui a breve il cavallo potrà essere
appunto “impacchettato” per l’avvio dei lavori dello storico Palazzo di Viale Mazzini e,
se tutto va bene, lo si potrà rivedere solo dopo 1.282 giorni dopo l’inizio
previsto dei lavori, fissato per il 1° gennaio 2026, ovvero dopo oltre tre
anni. A qual tempo, che sarà di tutti noi?
Il cavallo e il
palazzo chiusi e impacchetti, si porteranno dietro tanti, tanti, segreti e
misteri che difficilmente potranno essere risolti. Noi ne abbiamo qualcuno,
uno poi in particolare, che ci tormenta da anni laddove i protagonisti sono ancora
tutti sulla scena. Parliamo dell’informazione
Rai e lo spunto ce lo fornisce proprio “l’uomo del dialogo” ovvero “il placatore”
(da quanto scritto su di lui dal Corriere nei giorni scorsi): il consigliere Roberto
Natale. Ha diramato ieri un comunicato ANSA a proposito della trasmissione della
Maggioni e della diretta di RaiNew24 sulla liberazione degli ostaggi a Gaza dove
si legge una entusiasta dichiarazione: “Abbiamo insomma toccato con mano una
delle funzioni fondamentali del servizio pubblico: aiutarci ad alzare lo
sguardo sul mondo e a comprendere qualcosa in più dei drammi della nostra
epoca". La "funzione fondamentale" a quell'ora su quel tema ha raccolto circa 1mln di telespettatori con il 7,6% su Rai Tre e circa una media dello 0,5% con circa 70 mila telespettatori tra le 12 e le 17,50 su RAINews24.
Il primo pensiero che ci è venuto in mente è stato comprendere
il senso di questo comunicato: la “funzione
fondamentale” del Servizio Pubblico, ovvero informare, è in crisi profonda e
gli ascolti lo certificano nero su bianco (ultimi darti Agcom) e proprio nei
giorni scorsi abbiamo letto un comunicato
del Cdr del Tg2: “Gli ascolti del Tg2
stanno toccando minimi storici, una situazione avvilente che la redazione non
merita. Ieri, 15 gennaio 2025, il Tg Sera è sprofondato al 3,1% con 639mila
spettatori”. Allora, perché tanto entusiasmo da parte del consigliere Natale
che invece se ne guarda bene non solo dal commentare il Cdr del Tg2 ma anche dall’affrontare il tema più generale dell’intero
perimetro dell’informazione Rai, dove, è sempre bene ricordare, la sola RaiNew24
è forse la spina nel fianco più dolorosa con i suoi ascolti in perenne stato da
prefisso telefonico nonostante i circa 200 giornalisti impiegati.
Allora, il segreto e
mistero più grande che poniamo su questo terreno è sapere perché nessuno vuole affrontare
la totale assenza di un “piano editoriale sull’informazione del Servizio
Pubblico” e poi, in particolare, chiarire una volta per tutte il mistero
sull’ormai granitico “piano Verdelli” (gennaio 2017, AD Campo Dall’Orto e presidente
Maggioni) nonché il successivo “Allegato
4” del precedente Piano industriale (2018). Sul Piano Verdelli ci promettiamo di voler approfondire
e cercare di capire chi lo ha osteggiato e perché è stato affossato: da che
parte proveniva la ”manina” o forse le tante “manone” che lo hanno passato all’Espresso
prima ancora che venisse dibattuto in Cda? Bloggorai,
forse, almeno una “manina” la conosce. Provate a rileggere tutta la cronaca
di quei giorni (gennaio 2017) e, di passaggio, questo testo pubblicato da Dagospia
il 4 gennaio di quell’anno: “La
verità sulla cacciata di Verdelli ad opera della “piccola banda dei quattro’’
(Siddi, Diaconale, Freccero capitanati dal presidente Monica Maggioni, nuovi
eroi del partito Rai) con il colpo fatale inferto dal direttore generale
Antonio Campo Dell’Orto – per viltà o insipienza o sperando di salvare il
proprio collo lasciando cadere nel cesto quello altrui . Monica Maggioni (a
forza di essere definita una grande giornalista ha finito per crederci) non ha
mai sopportato Verdelli. Quando dirigeva RaiNews, la rete stava in un abissale
0,2% di share. Verdelli ebbe l’imprudenza di dire in Commissione di Vigilanza
che “fare quanto un prefisso telefonico con 140 giornalisti è un problema che
proveremo a raddrizzare”. Tutto torna ed è di grandissima attualità.
Da non dimenticare mai poi il nuovo Contratto di Servizio e
della fine ingloriosa del famigerato art. 27, lettera c, del precedente Contratto
sugli “obblighi specifici” dove si legge che “Informazione. La Rai è tenuta a: i) presentare alla Commissione,
per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione
del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione
del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il
rafforzamento dell’offerta informativa sul web”. Una spessa coltre di cemento
armato vi è stata colata sopra e nessuno ha battuti ciglio. Tutto relegato nell'inutile "allegato 1" che a tanti, amici compresi, è piaciuto molto. Amen.
Chi è interessato e perché
si vuole affossare o impedire ogni progetto di “riforma” dell’offerta
informativa del Servizio Pubblico? Chi e perché si ostina a gettare fumo negli
occhi su questo argomento?
Ma, ovviamente, i misteri sono tanti, troppi, per essere
raccontati solo da questo piccolo Blog. Ve ne poniamo un’altro sul quale si
farà ricerca storica tra qualche tempo. Come
e perché si è giunti al “tradimento del 26 settembre, quando M5S e AVS hanno rotto
inaspettatamente e improvvisamente il patto del “prima la riforma e poi le
nomine” firmato il 5 agosto e ribadito a settembre insieme al PD? Cosa è successo in quelle
ore di quel pomeriggio? Sappiamo qualcosa ma non tutto.
bloggorai@gmail.com
ps: per la cronaca: oggi sulla stampa non c'è nulla da notare se non una notiziola di poco conto: al prossimo Sanremo parteciperà il volto ufficiale di Mediaset Gerry Scotti, tanto per rendere la cortesi della partecipazione di De Martino sabato scorso dalla De Filippi. Notiziola proprio perché non è nuova: cortesie tra "amici".