Non si possono modificare le regole del gioco mentre è in corso
la partita. Vale per tutti.
È nebbia fitta, fredda e fastidiosa che questa
mattina abbiamo trovato in Bassa Val Tiberina. È nebbia che appartiene al corso
naturale delle cose, del suo tempo autunnale, come è giusto che sia.
Bene, oggi la nebbia è la perfetta metafora del naturale proseguimento
della palude che circonda la RAI. L’Aventino di destra, ovvero il suo Colle
Oppio, ha dato l’ennesimo colpo basso all’Azienda. Vogliamo però osservare che
non è solo una loro responsabilità, non ce la possiamo cavare sempre con
Telemeloni. Un ragionamento del genere somiglia molto a quello che alcuni
fanno quando la propria squadra perde: è colpa dell’arbitro. Non è solo
così. Nel frattempo, la Rai affonda inesorabilmente: in questo momento convivono
due “presidenti” dove uno (Marano) è in carica solo perché “anziano” mentre l’altra
(Agnes) è solo indicata ma non ancora convalidata dalla Vigilanza. E nel frattempo?
L’Azienda è semiparalizzata con possibili danni, incapace a prendere decisioni strategiche
Vediamo. La maggioranza ottusa si ostina a volere sostenere
la candidatura presidente Agnes da mesi, tanti mesi pur sapendo benissimo di non
avere i voti in Vigilanza (prima erano quattro ora solo due). Perché ostinarsi
su una “Mission quasi impossible”? Perché, forse, si sperava di rosicchiare i
voti mancanti mercanteggiando con qualche parlamentare (partito) sottobanco,
magari nel segreto dell’urna. Difficile ma non impossibile. Una strategia
sbilenca ma pur sempre una strategia finalizzata a portare a casa il risultato da
tempo annunciato: Rossi/Agnes. L’Aventino di destra sostiene ancora questa
strategia: non presentano al voto la Agnes fintanto che non sono certi di avere
i voti che occorrono oppure, fintanto che non emerge un candidato utile ad
essere speso sul fronte di un accordo bilaterale utile e vantaggioso per tutti, nessuno escluso. Dove poggia questa fiducia del Governo? Poggia
in un precedente illustre e recente: la divisione dell’opposizione per un verso
e per altro verso nella sua pressoché assoluta mancanza di visione tattica e
strategica condivisa della partita. Inutile girarci intorno: sulla RAI 5S e PD potrebbero avere "visioni" molto diverse, ad esempio il canone.
Da questo punto di vista la competizione iniziata lo scorso
26 settembre è perfida. La maggioranza si è ostinata ad andare al voto ed ha messo
sul piatto della bilancia un boccone appetibile e velenoso per quanto poi
doveroso: l’avvio del dibattito sulla riforma RAI. Alcuni hanno abboccato
ed hanno fornito il fianco libero alla nascita di questo Cda. Se non ci
fosse stata la rottura dl patto tra PD, 5S e AVS forse non ci troveremmo a questo
punto. Il ”dettaglio presidente” è solo un corollario della complessa
trattativa in corso che travalica Viale Mazzini ed arriva fino a Cologno Monzese.
Come abbiamo scritto, la partita vera, il malloppo grosso, è sulle risorse, sul
canone e sula pubblicità ed è su questo campo che i giocatori non riescono nemmeno
a vedere la palla.
E se proprio vogliamo vedere anche il secondo piano, la
riforma, siamo messi ancora peggio. Quelle depositate in Commissione del Senato
sono ufficialmente otto, due delle quali (5S e Lega) contengono la proposta
di abolire il canone mentre le altre, in vario modo, ripropongono la “fondazione”
come perno della riforma della sola governance della RAI. Il Vietnam è dietro
l’angolo dove sarà difficile pure iniziare la trattativa! Per ultimo, lo abbiamo
accennato ieri, a fronte della maggioranza ottusa che si ostina a sostenere la
Agnes (fino a che punto, per quanto tempo?) da parte dell’opposizione non si
capisce dove possa andare a parare la sua strategia dal punto di vista sia tattico
quanto strategico. Peraltro, siamo sempre in possibile presenza di due “opposizioni”
sulla Rai dove, fino a prova contraria, lo scoro 26 settembre hanno preso
strade completamente opposte. Siamo ancora fermi a Conte: “proponeteci un
nome autorevole” ma questo non esclude che si possa trovarne uno che non sia
necessariamente espressione della sola maggioranza. Il “problema” banalmente, è
che non sembra esserci. Ieri un lettore molto “criticone” ci ha scritto: “Come
al solito Bloggorai spara alle farfalle: Natale non può essere sostenuto come
presidente RAI: per il PD sarebbe uno smacco forte. Lui rappresenta la buccia di banana
dove è scivolato il “campo largo” sulla RAI, ovvero la rappresentazione plastica del tradimento del patto “prima
le riforma e poi le nomine”. Votarlo oggi bene che vada potrebbe essere
imbarazzante”. Chissà, forse il lettore criticone (forse pure rosicone) potrebbe pure avere ragione. E
allora? Aspettiamo, vedremo, vedremo, vedremo.
bloggorai@gmail.com
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