Converrebbe a molti rileggere attentamente quanto avvenne quel giorno e nei due anni che seguirono quando i 123 deputati dell’opposizione tra i quali socialisti, liberali e cattolici (esclusi i comunisti che rimasero in Aula) si ritirarono nella Sala della Lupa per avviare il biennio del cosiddetto “Aventino”. Sembra ormai consolidata tra gli storici la convinzione che quel gesto politico aprì la strada all’avvento del fascismo. L’assenza di opposizione in Parlamento, proprio nel momento in cui Mussolini mostrava segni di difficoltà a seguito dell’omicidio di Giacomo Matteotti, consentì il suo rafforzamento culminato nell’espulsione dei parlamentari aventiniani e il successivo rafforzamento del regime fascista.
Oggi incredibilmente si evoca questa pagina drammatica della Storia italiana cercando di proporla in termini diversi e contrari per come sono andate le cose, quasi fosse un nuovo virtuosismo. L’Avvenire ha titolato “L'Aventino, una tattica di cui non abusare” e oggi La Stampa “Schlein sull'Aventino, la mossa agita il Pd "Non possiamo sembrare sempre in fuga".
Ieri non era più chiaro se l’Aventino era una iniziativa, un nuovo metodo di lotta politica, fatta propria dalla maggioranza oppure dall’opposizione sia sul tema RAI sia sul tema elezione del giudice della Corte Costituzionale. Morale della favola: converrebbe trovare una nuova metafora oppure scegliere un colle altro tra i colli di Roma, magari il Gianicolo che evoca ben altra storia d’Italia.
Ma soprattutto sarebbe importante definire una strategia, quale che sia.
Bene, veniamo ad oggi. Rispetto agli scenari che abbiamo fantasticamente prospettato c’è qualcosa di nuovo e significativo che potrebbe restringere il campo della ipotesi possibili e utili a risolvere l’impasse del Cda RAI.
È successo che ieri mattina i partiti di maggioranza hanno “fatto Aventino” in Vigilanza perché gli occorre tempo e l’opposizione farà “Aventino” nel caso si volesse proporre la Agnes presidente. Nel pomeriggio Gasparri dichiara che lo faranno ancora il prossimo venerdì e che, comunque, la Agnes rimane in Cda e che non si dimetterà. Attenzione: non ha detto che rimane la loro candidata presidente.
Ieri Bloggorai ha lanciato la “suggestione” (non del tutto campata in aria) di un possibile “colpo di scena” che vedrebbe Roberto Natale (si proprio quello uscito dal cilindro magico di una ristretta segreteria di partito) possibile candidato presidente, in questo caso “benedetto” come “autorevole e di garanzia”.
Aggiorniamo gli scenari.
Scenario A. La Agnes non verrà bruciata in Vigilanza e rimane in Cda.
Scenario B. Si dovrà dimettere qualcuno per dare modo al Governo di trovare un nome esterno.
Scenario C. Si potrà/dovrà proporre un nome tra i consiglieri in carica.
Scenario A. Plausibile: FI manterrebbe una sua “rappresentanza” fortemente voluta e sostenuta da mesi. Sarebbe troppo imbarazzante disfarsene ora. Ognuno dei tre partiti di governo avrebbe il suo rappresentante (più FdI che ha pure Rossi come AD) e vissero felici e contenti. Ne conseguono gli scenari successivi.
Scenario B. Chi lascerebbe un posto libero? Come abbiamo scritto, la sola candidabile a dimettersi potrebbe essere la Frangi. Ci riferiscono che “non se ne parla proprio” ovvero Meloni/Rossi vogliono sentirsi tranquilli, sereni, pacati. Scenario chiuso (non foss’altro perché si “dovrebbe” ricercare giocoforza una donna, visto che l’opposizione non ne ha presentata una … sic!!!)
Scenario C. Bocce ferme, tutto rimane invariato e il presidente “ce lo facciamo in casa Mazzini”. Ipotesi utile, conveniente a molti e facile da realizzare. Dopo il lancio Bloggorai di ieri (che ha riscosso grande successo di lettori) il cerchio si restringe a due soli nomi: Marano (Lega) o Natale (AVS). Contro il primo gioca un forte pensiero ricorrente: la Lega sarebbe troppo forte, ancora più supportata dall’endorsement di Salvini su Sergio. Il povero Rossi AD si troverebbe commissariato ai fianchi da un presidente e un DG fuori dal suo controllo. Ma, ancora più pesa contro l’ipotesi Marano, è il timore di FI che preferisce avere un asse di alleanza più con il PD che non con il suo minaccioso alleato di governo. A favore del secondo gioca ovviamente il consenso del PD che, indirettamente, rientra in partita e una relativa non ostilità dell’opposizione (non sembra temuto più di tanto, ci sono illustri precedenti).
Ecco allora che la fantasiosa e bizzarra ipotesi di Natale presidente sembra acquisire relativo consenso e, magari, qualcuno ci sta pensando seriamente. Attenzione, sul tavolo sono state gettate due poste molto importanti e appetibili: la prima consiste nel tavolo della riforma RAI al quale tutti vogliono sedere e si vorrebbe e si dovrebbe imbandire presto e bene, l’Europa del MFA lo chiede e lo impone. La seconda posta, forse più impellente e di assoluto rilievo, è il canone: entro breve si dovrà pur sapere se e quanto sarà il suo importo che i cittadini dovranno pagare per il 2025 e, di conseguenza, su quale cifra potranno contare le casse di Viale Mazzini.
As usual ... vedremo.. vedremo ... vedremo
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