C’è qualcosa di torbido e imperscrutabile che si agita dentro e fuori la RAI. Qualcosa che sembra andare oltre il banale e semplice ordito delle trame e dei complotti. Qualcosa che mescola delicati e complessi equilibri dentro i partiti di Governo ma anche dentro quelli di opposizione. Qualcosa che mescola perimetri diversi seppure limitrofi: economia, finanza, editoria e tecnologia.
Bloggorai ha il suo focus sulla RAI e interpretare la vicenda delle dimissioni di Mario Orfeo dal Tg3 e il suo avvio verso Repubblica potrebbe essere utile a diradare quella leggera nebbia che sta avvolgendo il panorama intorno ai giardini di Viale Mazzini.
Abbiamo cercato di sapere e capire qualcosa con i soliti Quatto Amici al Bar e
questo è quanto, finora, ne è uscito fuori. Ovviamente, si tratta di
suggestioni, commenti, opinioni personali e chiamatele, se volete, emozioni.
I punti nodali sono
due: Telemeloni dopo il 26 settembre con questo nuovo Cda RAI ne esce
rinforzata e contestualmente il PD sembra aver subito una debacle ben oltre ogni
ragionevole previsione.
Rinforzata anzitutto perché nonostante qualcuno si ostini a sostenere che questo Cda verrà revocato tra un anno per effetto del MFA e NON è vero (lo abbiamo argomentato dettagliatamente nei giorni scorsi) i nuovi amministratori rimarranno saldamente in sella per i prossimi tre anni per arrivare giusti al rinnovo della Convenzione del 2027. Possiamo immaginare quanto potrà succedere nel frattempo. La debacle annunciata del PD invece solleva molti problemi. Anzitutto ha svelato l’esistenza di anime contrapposte (ne avevamo avuto chiaro sentore già sul rinnovo del Contratto di Servizio lo scorso settembre, quando Nicita si dimise da relatore dell’opposizione). Queste “anime”, una trattativista e una oltranzista, si fronteggiavano ancora fino al pomeriggio del 25 settembre, quando il Vicesegretario Boccia disse il famoso “vedremo” riferito al possibilità che il PD mantenesse l’Aventino sul voto in Parlamento. A quanto sembra, è verosimile credere che era pronta una carta “segreta” con un nome “difficile” da gestire che invece, last minute, è stata ritirata. Come abbiamo scritto, ricordare l’Aventino non porta bene per l’opposizione.
Quel “vedremo” ci riferiscono, stava proprio a dire che una parte del PD era fortemente tentato di andare al voto e chiudere il “pacchetto” che sembrava essere concordato (chi trattava con chi, cosa e in che termini?). Questa posizione è stata sconfitta dalla Schlein che ha tenuto il punto: non si vota. Da ricordare la famosa frase di Conte di metà settembre rivolta alla maggioranza: “proponete un nome autorevole e noi lo votiamo”. In quel momento si apre un dibattito serrato nel PD: il fronte del “prima la riforma e poi le nomine” vacilla. La posta in gioco non è solo sul Cda RAI ma impatta su tutto il fronte del “campo largo” che, infatti, dopo il 26 difficilmente sarà chiamato ancora in quel modo. Da non dimenticare poi che per lungo tempo si è letto di un “presidente di garanzia” targato PD e più volte ha girato il nome di Di Bella.
Ed ecco irrompere sulla scena le dimissioni di Orfeo che ci interessa trattare per il solo versante RAI.
Iniziamo con alcuni punti fermi. Come abbiamo scritto ieri, la vicenda Orfeo era nota ad alcuni già da mesi, da aprile. In particolare, dentro il PD, alcuni sembra che sapevano che la sua uscita da Viale Mazzini avrebbe spalancato una voragine: il partito per la prima volta si sarebbe trovato senza una figura apicale di riferimento. Ad oggi, 7 ottobre, il PD si ritrova A senza una “sua” rappresentanza nel Cda (a meno che si voglia considerare Natale “in quota”), B si ritrova con la carta “riforma” in alto mare e C si ritrova sguarnito sul fronte delicatissimo dell’informazione RAI. Bel colpo, da fini strateghi.
Le dimissioni di Orfeo, al di la della sua ovvia convenienza personale (guadagnerà bel oltre il doppio dello stipendio RAI) interessa il fronte dei temi editoriali della carta stampata oppure “cade” a proposito proprio ora in un momento delicatissimo delle vicende Rai sulle quali avrà ripercussioni rilevanti?
I Quatto amici al Bar suggeriscono di valutare la seconda ipotesi. Il principio generale, assoluto, che regola le cose del Mondo è che quasi mai nulla succede per caso: tutto ha un prologo, uno svolgimento e un epilogo. Il prologo, lo abbiamo scritto e lo confermiamo, è che la sua uscita dalla RAI sembra essere nota da aprile anche ad alcuni nel PD. Non a tutti. Il suo posto al Tg3 sarebbe diventato una preda/posta di scambio di assoluto valore strategico e quindi conveniente da tenere in caldo. Sia per quanto gli equilibri editoriali/giornalistici interni alla RAI, sia per quanto riguarda i delicatissimi equilibri interni all’opposizione.
Attenzione: come al solito … chercher l'argent … non dimentichiamo mai che la vera, grande e assoluta posta in gioco sono le risorse economiche di cui potrà godere la Rai nei prossimi anni: in ballo c’è anzitutto il canone e, in subordine, la pubblicità. Non dimentichiamo mai, inoltre, che per singolare coincidenza proprio in questi giorni si sta evidenziando una convergenza su tema “abolizione del canone” tra Lega e M5S. Questi ultimi, proprio sul fronte “riforma subito” appena incardinata, hanno posto giust’appunto questa fiches sul tavolo e non ha un valore irrilevante.
Dove vanno a parare i Quattro Amici al Bar? Suggeriscono di seguire due piste. La prima porta verso un accordo interno tra PD e 5S per “spartire il magro bottino che la destra gli lascia”. La seconda pista porta verso un accordo tra la maggioranza ed “alcuni sconosciuti” per chiudere rapidamente la partita presidente RAI dove ci sarebbe la richiesta di una garanzia sottesa: non toccate il canone, almeno per il prossimo anno, poi si vedrà. Potrebbero essere piste pure convergenti.
Giocoforza che ora nessuno ha interesse a tagliare fuori dai giochi completamente il PD ed è opportuno che si debba trovare un modo per tenerlo in partita. Già, ma quale partita? Quella che vede la giocare la squadra Schlein+Renzi oppure quella che vede l’altra squadra Schlein+ Conte? Ci sono in ballo due voti in Vigilanza. Ecco rispuntare una vecchia ipotesi pure da tempo nota e letta più volte: quella che era la “bandiera” di FI, la candidata presidente Agnes, sarebbe pronta per essere immolata in virtù di un interesse supremo. Quale sarebbe: of course, l’equilibrio di Governo e la tutela degli interessi di Mediaset. È verosimile supporre che Tajani/Berlusconi si sentano più tutelati dal PD che non da alcuni suoi alleati minacciosi proprio sul fronte innalzamento tetto pubblicitario della RAI (vedi ieri a Pontida). Questa pista, allo stesso tempo, consentirebbe di aprire la strada all’ipotesi del “presidente autorevole e di garanzia” forse votabile da qualcuno dell’opposizione. Il problema però è capire con quale PD trattare?
Chissà perché i Quattro Amici continuano a chiedersi se
Orfeo si possa considerare ancora in "quota" Renzi.
bloggorai@gmail.com
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