“ … Agnes ha ricevuto il voto contrario proprio dai consiglieri indicati dal Movimento e da AVS, Alessandro Di Majo e Roberto Natale. Con precisazione, però, che entrambi si premurano di sottolineare: i loro "no" «non rappresentano una bocciatura delle persone, ma del meccanismo di legge che risponde a logiche partitiche e determina la sudditanza della Rai al governo”. Un dignitoso silenzio sarebbe stato più apprezzato.
La dichiarazione citata (La Stampa di oggi) la dice lunga. Proprio loro, espressione più pura e cristallina del “meccanismo di legge che risponde a logiche partitiche e determina la sudditanza della Rai al governo” si oppongono alla nomina della Agnes presidente. Magari dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che senza di loro il Cda TeleMeloni avrebbe avuto grandi difficoltà a costituirsi. Così vanno le cose del mondo.
Andiamo avanti, oltre le apparenze e i brindisi di inizio lavori del nuovo Cda. In questi giorni, in queste ore, si stanno infittendo “rumors” sulla ormai annosa questione vendita di RAI Way. Questa mattina è il turno de Il Foglio che titola “Il governo chiede a Cdp di partecipare alla privatizzazione di Rai Way. Ci sono paletti solo RAI Way, no. RAI Way più le torri che hanno in mano F21 e Mediaset sì. Cosa c'è dietro la prima partita a poker della nuova RAI di Rossi &C”. E’ vero: è una delle poste in palio di cui abbiamo accennato nei giorni scorsi ma con una precisazione: è una posta che non è nelle disponibilità di questo Cda appena insediato. L’argomento è nelle mani solo di Palazzo Chigi e Viale Mazzini non può che prendere atto delle decisioni che verranno prese in quella sede, come del resto è avvenuto anche nel recente passato senza che un “consigliere” RAI battesse ciglio.
Torniamoci allora su una delle poste in palio di assoluta rilevanza strategica della quale nessuno dell’opposizione finora si è occupato granché prima, anzi, è stato beatamente ignorato o sottovaluto: RAI Way. Si tratta di un “dossier” del quale abbiamo scritto molto, spesso e volentieri, e lo abbiamo seguito dal momento della quotazione in Piazza Affari dal lontano novembre 2014. Abbiamo commentato tutte le diverse opzioni che si sono affacciate: dalla prima Opa ostile di Mediaset alle prime ipotesi di “polo delle torri”. Abbiamo analizzato i tre “razionali”: industriale, finanziario e politico. Abbiamo letto tutte le volte che i “fondi” hanno scritto al Governo di turno (la lettera a Draghi del marzo 2022 fu la migliore) chiedendo di fare e fare presto: "Autorizzate il consolidamento delle torri" e, prontamente, la risposta è stata “obbedisco, faremo qualcosa ma faremo”! E’ rimasto solo “qualcosa” ma il sentiero è stato tracciato. La vendita (chiamatela se volete “privatizzazione parziale”) è nella mente e nel cuore di tanti non solo a Palazzo Chigi. E bene però ricordare che il primo soggetto ad avere l’assoluto interesse ad avviare e sostenere questo progetto è senza dubbio Mediaset. Lo è stato dall’inizio e continua ad esserlo ancor più oggi. O meglio, oggi molto più di prima. Per almeno due buoni motivi: anzitutto tra Rai Way e EiTowers il soggetto più indebitato è Ei Towers, controllata dal fondo infrastrutturale F2i che detiene il 60% del capitale e il restante 40% dal gruppo Mfe-Mediaset. Si vorrebbe riproporre un vecchio giochetto: privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite. A Mediaset occorrono più soldi subito di quanti ne occorrono alla RAI, sia per ragioni interne sia per le loro proiezioni internazionali dove invece la Rai è completamente assente. Si dovrebbero poi rinegoziare da parte delle rispettive capogruppo i canoni di noleggio delle rispettive società controllate e non è cosa facile. Il secondo buon motivo è nel “razionale” politico: fare cassa con RAI Way significa oggi semplicemente poter tappare un buco, in parte già aperto e in altra parte che si potrebbe aprire ancor più, sulla mancanza di risorse sulle quali Viale Mazzini potrà contare. A luglio scorso il disegno del Governo Meloni era chiarissimo: Il foglio del 26 luglio titolava “Meloni vuole privatizzare un po’ di RAI” e pochi giorni dopo il ministro Giorgetti precisava “parliamone”.
Intendiamoci: abbiamo pure scritto che ci potrebbe essere un “razionale” vantaggioso per il Servizio Pubblico, non fosse altro nella necessità di rinegoziare il lauto contratto di Servizio con Via Teulada del valore di oltre 200mln anno. Che se ne parli.
Ora, ancora una volta, siamo ai nodi difficili da risolvere. Il “polo delle torri” necessità di una governance ed ancora non è chiaro in mano a chi debba essere. Si sempre sostenuto, in verità anche in ambito governativo, che RAI dovesse mantenere il controllo pubblico con una quota rilevante. Ma questo non sarebbe molto gradito agli altri soci. Ecco allora riproporre una vecchia idea: l’ingresso di CDP come ago della bilancia in grado di riequilibrare i piatti. Si legge che Palazzo Chigi vorrebbe accelerare i tempi. Ancora una volta, non sarà facile. Nel frattempo, il titolo RAI Way questa mattina è dato a 5.37. Ogni volta che si riapre il “dossier” qualcuno gode e brinda a Champagne!
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