Cosa si prova quando la vostra persona amica, amata o alleata vi suscita sospetti sulla sua fedeltà? Cosa si prova quando si mette in dubbio la sua fiducia? Cosa si prova quando avvertite quel fastidiosissimo sentimento di dubbio e tradimento? Cosa si prova quando si insinua quella subdola e velenosa sensazione che ci avverte che le cose non sono come sembrano? Si avverte un dolore intimo, privato e profondo. Si entra facilmente in una zona grigia di confusione, di incertezza e difficoltà ad agire. Non si sa bene come andare avanti ovvero lasciare tutto come sembra per quieto vivere o convenienza oppure andare a fondo per svelare una possibile verità, mettendo in conto che potrebbe pure non essere gradevole.
Più o meno, questa la situazione in cui si trovano oggi i partiti della maggioranza e quelli dell’opposizione. Guerre per bande tra i partiti e all’interno dei partiti stessi dove tutti dubitano di tutti, a partire dai propri alleati. Questa situazione è particolarmente evidente sul tema RAI e, proprio questa mattina potrebbe rivelarsi di pari livello sul tema nomina del giudice della Corte Costituzionale. Dove, per inciso, l’opposizione evoca ancora una volta quella sciagurata esperienza storia dell’Aventino del luglio 1924.
Oggi, questa mattina, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, sulla RAI e sul nuovo Cda si giocherà una partita strategica fondata su due fattori decisivi: la fiducia e il tempo. Il primo fattore è traballante già dallo scorso 26 settembre: la rottura del patto fiduciario tra i firmatari dell’appello “prima le riforme e poi le nomine” sarà difficilmente sanabile. Per inciso e per non dimenticare: Bloggorai ha posto in seria discussione la fiducia verso i "nuovi" amministratori di Majo e Natale: grazie a loro che il Governo ha chiuso la partita a suo indubbio favore.
Andiamo avanti. Il pragmatismo della politica impone però che possano sopravvenire mutate condizioni di opportunità, possibilità e convenienza. Ovvero: trattiamo. Si tratta di votare la candidata presidente Agnes forse già da stasera (il fattore Tempo) dove il M5S ha dichiarato che non sosterrà mai (Conte dixit)e il PD uscirà dall’Aula della Vigilanza. Se tutto va come previsto, non ci sarebbero i 2 voti mancanti per eleggere la candidata del Governo e, se tutto va come previsto, non ci sarebbero nemmeno alla seconda votazione. Quindi, la Agnes verrebbe ritirata e si dovrà presentare un nuovo nome che, giocoforza, o si dovrà pescare tra gli attuali consiglieri o inventarsi una diversa soluzione che potrebbe essere pure esterna all’attuale Cda. Se questo scenario si andrà a realizzare, le carte in tavola potrebbero cambiare e non poco: si potrebbe allora verificare l’esistenza di quel presidente “autorevole e di garanzia” tanto auspicato nei giorni scorsi ovvero benedetto dal favore dell’opposizione. Ad occhio e croce, con il pallottoliere dei numeri in Vigilanza fermo, questo è uno scenario plausibile. Ce la faranno i nostri eroi a ricomporre lo specchio rotto del sospetto reciproco? Vedremo.
A questo punto entra in gioco il fattore Tempo. Tutti vorrebbero fare presto. Anzitutto il Governo che intende mettere in moto la macchina RAI a sua immagine e somiglianza prima possibile. Poi l’opposizione che vorrebbe uscire dall’angolo della disfatta in cui si è cacciata a partire dal suo primo appello “prima le riforme e poi le nomine” del 6 agosto. Ci troviamo di fronte ad una situazione simile a quella giusto di un anno addietro quando venne approvato di gran fretta lo sciagurato Contratto di servizio, che pure alcuni dell’opposizione giudicano “buono” nonostante che non ci fosse nessuna necessità o impellenza se non quella del Governo di poter mostrare lo “scalpo” del risultato raggiunto. Oggi si vuole chiudere la partita “presidenza RAI” senza alcun significato che in qualche modo possa riflettere il contenuto della partita vera: anzitutto il tema risorse (canone in primo luogo) e della riforma in secondo piano. Chiudere oggi la partita presidenza, in questi termini, serve solo a dare l’ennesimo scalpo a favore del Governo e tenere aperte le partite subordinate interne a Viale Mazzini: direttori di testate e di strutture.
Ecco allora intravvedere una vaga possibilità di rovesciare il tavolo e tenere aperto ancora il banco: stravolgere la disfatta in opportunità, stanare i partiti dell’opposizione sul tema “riforma RAI” da poco “incardinato” al Senato. Se M5s e PD pensano di tenere questo tema “incardinato” sottobanco nelle loro segreterie come hanno fatto per le nomine la partita sarà persa prima ancora di cominciare. Il primo segnale arrivato non dice nulla di buono: la nuova proposta del 5S sull’abolizione del canone RAI (in buona compagnia della Lega) mette il dibattito su una pessima piega.
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