martedì 22 ottobre 2024

Il Futuro della RAI tra ieri e domani

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

All’inizio fu giugno 2016, all’indomani della Legge 220 del 2015 (Renzi) che prevedeva una consultazione pubblica sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo. C’è poca letteratura su questo evento ma qualcosa si trova. In quel mese le reti RAI mandavano in onda uno spot  “CambieRAI” vedi: https://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/comunicazione-e-informazione-istituzionale/le-campagne-di-comunicazione-del-governo/campagne-xvii-legislatura/cambierai-consultazione-pubblica-sul-servizio-pubblico-radiotelevisivo/

Pochi anni dopo, a seguito degli Stati generali sull’economia di giugno 2020, se riparlò di Stati Generali sulla RAI per un possibile aggiornamento (era ministro dell’economia Roberto Gualtieri). Non se ne fece nulla: il 6 giugno il Tg1 titola “Confronto tra Conte e Pd, slittano gli Stati generali”. Nel frattempo però su Rai Tre andavano in onda gli Stati Generali di Serena Dandini: da rivedere e conservare.

Arriviamo al 22 novembre del 2022 quando Il Foglio titolava “Come sarà la tv di Meloni? “Faremo gli stati generali della Rai” ipse dixit Giampaolo Rossi, attuale AD RAI. Punto, a capo. Il 18 febbraio 2023 Giovanni Valentini sul Fatto titola “C’è solo un modo per salvare la Rai: gli “Stati Generali”. Doppio punto, a capo. Sempre a febbraio l’AGI pubblica un lancio con una dichiarazione del M5S “La sede naturale di questo percorso condiviso dovrà essere quella degli Stati Generali del Servizio Pubblico promossi dalla commissione di vigilanza Rai che si svolgeranno in autunno, con la presidente Barbara Floridia in primissima linea, in coordinamento con l'azienda”. Infine, La Voce del Patriota nei giorni scorsi ha titolato “Rai: Unirai agli Stati generali. Palese, riforma sia largamente condivisa”.

A farla breve, l’idea degli Stati Generali sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo non è nuova e comunque è sempre buona.

Ora ci si riprova il prossimo 6 e 7 novembre. L’intenzione di per se, in quanto tale,  è meritevole di essere sostenuta anche se la partenza sembra fatta con qualche piede sbagliato nella forma e nella sostanza.

Nella forma: uno “stato generale” per essere tale dovrebbe godere di un largo supporto e adesione tra tutti coloro che sono interessati al tema. Ciò significa che il soggetto promotore dovrebbe farsi carico di essere espressione di tutti, di non essere il “padrone di casa” che invita gli altri ospiti. Al momento, per quanto è dato leggere, sembra invece stia avvenendo così: il M5S si sta intestando la sola paternità con la fattiva partecipazione del Governo che sarà presente con almeno due ministri. Si leggono interpretazioni che vorrebbero questa iniziativa come “merce di scambio” tra una parte dell’opposizione e il Governo Meloni in vista della soluzione del problema presidente di Viale Mazzini. Financo questa mattina, per quanto si legge, non ci sono notizie della partecipazione “attiva” del PD a questa iniziativa come soggetto co-promotore e non solo come “ospite”. Salvo la prevista partecipazione di qualche soggetto considerato “vicino” o di area PD ma è altra cosa. La forma comincia ad essere sostanza e la faccenda si complica.

Nella sostanza. Quale sarebbe l’obiettivo di questa iniziativa? Si legge che si vorrebbe “… dare vita ad un confronto in merito al ruolo e alla missione del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale nel contesto contemporaneo”.  Eccellente proposito che però sembra viziato da derive incombenti e destinate a indirizzare il dibattito verso piste a percorso limitato. La riforma della sola governance di Viale Mazzini così come l’MFA ci richiede da compiere entro il prossimo anno. Non solo: su dibattito attuale grava la minaccia del canone che nonostante le affermazioni di Giorgetti sul rinnovo della riduzione potrebbe riservare ancora qualche sorpresa. Infine “Contesto contemporaneo” sta a significare tre punti fermi: anzitutto che la RAI è parte del sistema audiovisivo nazionale e quindi si dovrebbe dibattere anzitutto di un contesto di “sistema”. Poi il secondo elemento ineludibile è il MFA, appunto, e infine la prossima scadenza sul rinnovo della Concessione prevista nel 2027. In altri termini e semplificando: sarebbe meglio sostenere che non si tratta solo di “Stati generali sulla RAI” ma di Stati Generali su tutto il perimetro dell’audiovisivo nazionale. Il rischio è di allargare a dismisura il dibattito e rendere difficoltosa la sintesi ma, viceversa, il rischio opposto è occuparsi solo di una parte del problema e sottovalutare tutto il resto che comunque è pur sempre preponderante.

Non diciamo più “vedremo” (dicono che forse non porta poi tanto bene: ipse dixit Boccia PD al pomeriggio del 25 settembre) ma diremo solo “staremo a vedere”.

bloggorai@gmail.com

 

1 commento:

  1. Abolirei la Rai domattina, pace, tutti a casa, non possiamo tenere tutto sto carrozzone.

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