Eeehhh no invece no, perché c’è sempre, ci dovrebbe essere sempre qualcosa da dire, da approfondire o su cui riflettere oltre la Agnes o una figura “autorevole e di garanzia”. È un po’ come parafrasando Hegel “La preghiera del mattino dell'uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico” dove basta sostituire “giornale” con “audiovisivo” e quindi non solo RAI o Servizio Pubblico. Però, purtroppo, a quanto sembra, bene che vada la sola preoccupazione sono le nomine, la governance, ovvero chi comanda senza poi sapere chi paga per fare cosa.
Già, perché, proseguendo in parte quanto abbiamo proposto ieri sul tema “canone”, sarebbe interessante approfondire la riflessione sul presente e sul futuro non solo dell’Azienda RAI ma anche su tutto il perimetro che la circonda. Per la cronaca, anche oggi su questo argomento nessuno ha scritto una riga e tantomeno posto qualche dubbio di costituzionalità.
L’Azienda RAI è in stallo e potenzialmente in recessione: non può andare avanti e fatica a difendersi per non andare indietro. Il suo punto fermo, il baricentro della sua essenza, è anzitutto legata al suo mondo di riferimento, al suo pubblico, ai suoi utenti. Lo stesso concetto di “Servizio Pubblico” potrebbe essere ridefinito e aggiornato. Questo mondo in cui agisce la Rai e quello in cui dovrebbe svolgere il Servizio Pubblico è in rapidissima evoluzione e mutazione genetica mentre si restringe sempre più nella quantità e nella qualità. Si riduce progressivamente e inesorabilmente tutta la platea televisiva e, intanto nel day time, colpisce segnatamente la RAI. Inoltre, la stragrande maggioranza dei suoi utenti è adulto, molto adulto tendente anziano mentre i “giovani” si rivolgono altrove, molto altrove. Questa sembra essere una tendenza inarrestabile che, peraltro, va ad intaccare anche la platea di chi paga il canone ovvero persone che percepiscono reddito o pensione e titolari di contratti di proprietà e di affitto di abitazioni. Altro punto fermo è nelle risorse sulle quali contare: bene che vada sono minacciate se non ignorate. Ieri ci siamo presi la briga di leggere attentamente la proposta DDL 119 del senatore Nicita (PD) e anche lui ignora totalmente il termine ”canone” come se l’argomento fosse del tutto irrilevante in una ipotetica riforma della RAI.
Prima o poi si dovrà porre il problema del rapporto tra risorse e impieghi: cosa si può fare con le risorse di cui la RAI dispone. Per quanto tempo ancora potrà essere in grado di reggere un’architettura di sistema ingolfata e appesantita, inefficiente e sprecona? Il punto fermo è che l’Azienda RAI non è in grado di guardare al futuro che richiede, giocoforza, investimenti produttivi e tecnologici. In queste condizioni, pure semplicemente sopravvivere per la RAI potrebbe essere sempre più difficile mentre tutto il mondo che gli gira intorno evolve rapidamente.
Nei giorni scorsi abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni del “nuovo” AD Giampaolo Rossi rilasciate ad una intervista sul Foglio. Riportiamo qualche perla di saggezza e di visione: “L'unica egemonia che si può applicare a un'azienda come la Rai è l'egemonia della libertà. L'unica. Cioè la possibilità di garantire il più possibile che i racconti che lì dentro si esprimono siano in grado di racconta[1]re la nostra nazione. Non esiste una televisione di destra o di sinistra. Può esistere una televisione buona, cattiva, fatta bene o fatta male” ... “Io credo che il mondo della televisione italiana, che è anche il mondo del cinema, della grande narrazione per immagini, in Italia abbia avuto grande difficoltà a raccogliere il tema della memoria storica” ... “Il secondo tema che mi piacerebbe vedere nella Rai del futuro è legato un po' anche al concetto che avete immesso all'interno della vostra festa: l'ottimismo … Il tema dell'ottimismo per me non è comprensibile senza il tema della speranza” e conclude con “Secondo me provare a costruire una Rai che torni a raccontare ottimismo e speranza è una bella scommessa per il futuro". Già, una bella scommessa per la Rai del futuro, tutto un programma, un nuovo Piano Industriale versione 8.0, una rinnovata “weltanschauung Made in Viale Mazzini”.
Scendiamo sulla terra: proprio in concomitanza del tema canone è tornata in evidenza la storia, ormai impolverata, delle torri di RAI Way. È del tutto evidente che occorrono soldi e subito come è del tutto evidente che questo interesse sia comune per entrambe la parti: RAI e Mediaset. Sembra che sia tutto pronto, manca solo qualche “dettaglio”: la governance e la ripartizione delle quote. Non sarà facile e non sarà immediato andare avanti.
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