mercoledì 30 ottobre 2024

RAI: Allarmi Rossi !!!

Foto di Alexey Hulsov da Pixabay

Il titolo non voleva essere un banale gioco di parole ma ... tant'è!

Sonni agitati per alcuni inquilini di Viale Mazzini. Sembra che le cose vanno assai “maluccio”. Vanno maluccio anzitutto gli ascolti. Vanno maluccio quelli dei tg (vedi recenti dati AgCom). Vanno maluccio le fiction (vedi pure domenica sera dove la fiction turca ha superato quella di RAI Uno). Vanno maluccio quasi tutte le “nuove” trasmissioni Made in Sergio/Rossi/Sergio: l’ultima a sbaraccare è L’Altra Italia di Monteleone giunto ad un numero di telespettatori da assemblea di condominio. Poi vanno maluccio i conti che non trovano pace di certezza e stabilità: il canone ritornerà a 90 euro oppure ci potranno essere sorprese durante il dibattito in Aula sula nuova Legge di Bilancio? Infine, vanno maluccio le faccende in Cda: del/la presidente non ci sono tracce di fumo all’orizzonte e si barcamena tra un presidente “anziano” Marano  e una presidente Agnes “designata” del Governo. La Vigilanza non ha nemmeno fatto una nuova convocazione, in attesa di non si sa cosa mai possa avvenire ovvero di accordi tra “alcuni” partiti di opposizione e la maggioranza. Insomma, in poche parole, le cose vanno maluccio a tutto tondo e non c’è all’orizzonte il VII cavalleria che potrà salvare l’Azienda da una brutta china che non sembra poter mutare di segno.

Ieri si è svolto un interessante dibattito ad Eurovisioni sul tema del futuro del Servizio Pubblico a partire dalle proposte di riforma “incardinate” all’ 8a commissione del Senato dallo scorso 3 ottobre, cioè da quando è stato raggiunto l’accordo tra il governo e una parte dell’opposizione per votare l’attuale Cda. Do you remember “Prima la riforma e poi le nomine”? No, non se lo ricorda più nessuno: adelante Pedro e ‘scordammoce ‘o passato. Sicchè ieri sono state illustrate dai rispettivi relatori i sette DDL dove si propone la riforma della governance RAI. Ai presenti è stato proposto un cartello con tre interrogativi: quale governace, quali risorse, quale missione. Il “dibattito” è stata alquanto surreale: i parlamentari hanno esposto i loro temi e poi, scusandosi, sono subito dovuti andare via per improrogabili “impegni in Aula”. Tanto poi, se vogliono, si potranno sentire le registrazioni audio. Ce li vediamo con le cuffiette all’orecchio a prendere appunti. Tant’è.

Stiamo parlando di sette tra DDL e PDL incardinate (e ferme) all’8° Commissione Senato proposte da PD (due con Nicita e Martella) e una rispettivamente di FI (Gasparri), Bizzotto (Lega), De Cristofaro (AVS), Bevilacqua (M5S) e Borghi (IV). Inoltre ce ne sono altre quattro alla Camera (tutte di area opposizione) in attesa di non si sa bene cosa. La maggioranza delle proposte hanno un tratto comune: tendono alla sola riforma della sola governance mentre delle risorse (canone) e della missione se ne occupano poco e quando se ne occupano due tra queste mirano all’abolizione del canone che non è proprio un dettaglio di poco conto. Inoltre, la maggioranza di queste proposte si concentra sul modello della Fondazione che dovrebbe sostituire quello attuale. Si tratta di una proposta pericolosa e minacciosa in quanto, come pure abbiamo già scritto, configura l’anticamera della privatizzazione, specie laddove sottrae il controllo del Servizio Pubblico alla sfera parlamentare. Il tema, sottotraccia e mai confesso, è che il grande disegno di privatizzare la Rai specie in una certa “sinistra” non è mai tramontato, da Prodi fino all’attuale Boccia, vicesegretario PD che vorrebbe abolire il canone (da non dimenticare il referendum del ’95 sostenuto dai DS) il cui esito fu mai applicato. Grandissima confusione sotto il cielo e la situazione, purtroppo, non è affatto eccellente (il Grande Timoniere avrebbe qualche dubbio). Si aggiunga, inoltre che la maggioranza delle proposte sono datate a ben prima dell’arriva dell’EMFA che, di fatto ha dettato nuove ed inderogabili regole del gioco. 

Tutto da rifare? Si quasi. E se si volesse ricominciare non si può non tenere conto che è improponibile trattare la sola governance se non è chiaro su quali risorse potrà contare e, a sua volta, se non si chiarisce e condivide per quale missione si dovrà lavorare. Il citato EMFA è tanto stringato quanto chiarissimo: all’Art. 5 si legge che “i fornitori di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista funzionale ed editoriale … conformemente alla loro missione … e provvedono affinché le procedure per le nomine siano finalizzate a garantire l’indipendenza  e che i membri del cda siano nominati in base a procedure aperte … e con criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori” etc etc  cioè l’esatto contrario di quanto è avvenuto con la nomina di questo Cda uno dei quali, Natale, ieri ha partecipato all’incontro. 

In soldoni, la prima riforma è già in evidenza e potrebbe già consistere nell’applicare norme in vigore e indicazioni europee già note: garantire alla RAI la famigerata autonomia e indipendenza dai partiti che, ribadiamo, non è avvenuta con la nomina di questo Cda benedetto dal Governo e supportato da chi ha tradito il “patto” del “prima la riforma e poi le nomine”.

Infine, una notazione in merito alle proposte di riforma delle quali ieri si è dibattuto, quasi tutte, molto sommariamente, hanno dimenticato e sottovalutato il quarto pilastro sul quale si dovrebbe reggere qualsivoglia impalcatura di riforma: le tecnologie. La BBC sempre citata già nel 2018 aveva stimato in 15 anni la sopravvivenza del DTT e da allora sta cercando di adeguarsi al nuovo mondo che avanza, mentre per la RAI invece la dimensione che si prospetta è il taglio e la riduzione del suo peso complessivo nel mercato. E ieri c’era ancora chi ha parlato di Contrato di Servizio e di Digital Media Company arrampicandosi sugli specchi per magnificarne le lodi e dimenticando che in quel contratto gli “obblighi specifici” sono diventati una mera appendice, irrilevante, ovvero un generico “Allegato 1”. Però, la stessa persona si preoccupava di “ridurre la temperatura” intorno alla RAI, cioè “ricostruire un clima di larga fiducia”. Qualcuno ha commentato “ha assunto una postura istituzionale” e, chissà, staremo a vedere, chi potrà essere il nuovo presidente RAI e la stessa persona ha chiosato “… uno di noi, potrebbe essere uno di noi”. La Curva è pronta con gli striscioni. Se mai fosse, Bloggorai in quella curva non ci sarà.

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