Sdeng, bum, stratatacac, doppio bum! Rombi di tuoni, lampi di saette e fragore di sciabolate si odono provenire da Viale Mazzini. Palazzo Chigi è inquieto, la Meloni chiama la Protezione Civile e i Boy Scout, non si sa mai.
Allora, come è noto, in queste ore si vivono momenti di grande tensione sul presente e sul futuro della RAI da quando è stato pubblicato il testo della Legge di Bilancio 2025 che da un lato ha rimesso in campo il pagamento del canone a 90 euro e dall’altro, di fatto, ha commissariato la RAI imponendo sostanziosi tagli e interventi sulla gestione economica.
Al che, ieri mattina si è riunito il Cda di Viale Mazzini e
sono uscite dichiarazioni roboanti e intemerate: “ … ha espresso apprensione per i provvedimenti riguardanti il futuro
dell’Azienda contenuti nel Disegno di Legge della Manovra di Bilancio 2025 che
– sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi – rischierebbero di limitare l’autonomia del
nostro Servizio Pubblico”.
Accipicchia, nientepopodimenoche, da anni non si leggevano frasi tanto poco garbate, ai limiti dell’estremismo più radicale, minacciose e roboanti contro il Governo. A dare manforte a cotanta energia, poco dopo giunge una dichiarazione del consigliere Natale indicato dal suo partito. Vale la pena leggere qualche perla di saggezza: “Comune a tutti i componenti del CdA Rai è stata, nella seduta di oggi, la forte preoccupazione per le misure annunciate dal Governo … provvedimenti di questa natura vanno in direzione contraria al Media Freedom Act, che tra pochi mesi entrerà in vigore e che per i servizi pubblici chiede "risorse finanziarie adeguate, sostenibili e prevedibili” tali da salvaguardare l'indipendenza editoriale ...E' un'ingerenza che andrà respinta - prosegue -, esigendo dal Governo - nell'interlocuzione che non potrà mancare in tempi ravvicinati - una risposta adeguata sia in termini di risorse che di rispetto dell'autonomia aziendale … anche di questo si è cominciato a discutere nel CdA di oggi - che il vertice deve porsi il problema di come ricostruire intorno alla Rai un clima di larga fiducia che da troppo tempo manca. E' questa una delle principali tra "le sfide del servizio pubblico". Quando abbiamo letto questo comunicato ci siamo posti una questione annosa: si nota di più una persona “timida” che tace oppure la stessa che parla e conferma di esserlo? Indirettamente ha risposto il PD Graziano “sono lacrime di coccodrillo” tanto per intenderci e per parlare a nuora perché suocera intenda.
Verrebbe voglia di chiuderla qui ma un paio di osservazioni sono d’obbligo: la “forte preoccupazione” è acqua fresca su un braciere ardente. Non si tratta di “semplice” ingerenza del Governo sulla RAI ma di commissariamento di fatto. Si tratta dell’ennesima conferma che questo Governo utilizza le risorse del Servizio Pubblico come una clava a suo piacimento come già avvenne lo scorso anno sul taglio del canone. Non si poteva e non si doveva fare la riduzione a 70 però nessuno ha sollevato la questione di dubbia costituzionalità perché comunque, anche dalle parti nostre, il tema è urticante. E comunque, se non lo hanno riproposto forse è proprio perché sanno di non poterlo fare. Su questo tema questo stesso consiglio Sergio/Rossi/Sergio che ancora oggi presiedono l’azienda sono “in apprensione”.
Ma il passaggio più “divertente” del consigliere Natale è il richiamo al Media Freedom Act ovvero lo stesso provvedimento che se applicato per la nomina di questo Cda il consigliere Natale sarebbe stato valutato con criteri trasparenti al pari degli altri candidati e non estratto dal cilindro sul suo partito come invece è avvenuto il 26 settembre. Infine, una nota su il “clima di larga fiducia intorno alla RAI”. Sarebbe interessante sapere se ha qualche idea in proposito, magari la stessa che ha sempre sostenuto in passato quando si batteva per l’autonomia e indipendenza del Servizio Pubblico dall’ingerenza dei partiti. Magari, vista la sua esperienza, potrebbe iniziare mettendo mano all’informazione, al problema dei Tg che perdono milioni di telespettatori o di RAINews24 che sprofonda sulla soglia del prefisso telefonico pur impiegando oltre 200 giornalisti. Lo andasse a spiegare prima ai suoi colleghi e poi ai telespettatori che pagano il canone e poi ci facesse sapere sul “clima di larga fiducia” da ri/costruire.
Andiamo avanti, ci siamo presi la briga di andare oltre i numeri letti nei giorni scorsi sul Sole e sul terzo Report Agcom che si limitavano ai dati dei Tg e siamo andati a vedere, a fare una carrellata dell’offerta editoriale caratteristica di questa cosiddetta TeleMeloni. Abbiamo messo in fila: Barbareschi con Se mi lasci non vale, Insegno con Reazione a Catena, Monteleone con L'Altra Italia, Delogu con La porta magica, Latella con A casa di …, Giletti con Lo stato delle cose, Ruffo con Filo rosso, Sottile con Far west, Costamagna con Tango, Chiambretti con Donne sull’orlo di una crisi di nervi e infine Gomez con La confessione. Abbiamo provato a tracciare un filo che unisse tutti questi programmi, tra flop clamorosi (Monteleone) e galleggiamenti di ascolti ai limiti del sopportabile. Ecco, se il Cda volesse esprimere “apprensione” pure su questo tema sarebbe un buon passo in avanti per creare il “clima di larga fiducia”.
Infine, abbiamo cominciato a raccogliere qualche dato sui gioielli di famiglia degli ascolti RAI: la fiction. I primi dati che abbiamo evidenziato portano a dire che sembra essere esaurita la forte vena produttiva della precedente gestione di RAI Fiction della Andreatta e il “nuovo” che è avanzato stenta ad occupare gli stessi spazi di telespettatori. Da numeri che spesso erano ben oltre il 24% (Tataranni, Settembre etc) si è scesi ad esempio con Kostas con il 18,2%, Sempre al tuo fianco con il 14,4% o Brennero con il 16,7%. Tra una serie su Mussolini, Fiume o Marconi i “successi” attuali si riscontrano invece con il vecchio evergreen come Don Matteo, giunto alla sua 14° edizione ed ha raccolto il 27,8%. Ve ne parleremo ancora.
Altro che apprensione e clima di fiducia: qui si tratta solo e semplicemente di un’Azienda che comincia ad essere sempre più povera di prodotti e contenuti che, of course, costano e nella casse RAI non si batte un chiodo.
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