Altro che silenzio dei Tartari, altro che Fortezza Bastiani … c’è di più … di meglio e di peggio.
Anzitutto c’è uno strano silenzio di tutti (o quasi) sul tema canone. Il ministro Giorgetti se ne esce lillo lillo sulla rinnovata riduzione del canone come se fosse una “cosa” (da lui definita tale) a sua disposizione ovvero del suo Governo e nessuno (o quasi) ha battuto ciglio. Che stranezza. Non si batte ciglio non solo e non tanto sulla manovra del Governo ma sul tema canone in assoluto, considerando poi che questo tema è (o dovrebbe essere) un nervo scoperto della futura riforma RAI.
Poi, prosegue la tarantella in Vigilanza Rai sull’elezione del presidente e pure questa passa quasi inosservata e spacciata tra un Aventino di destra e uno di sinistra. E tutti, o quasi, fanno finta di dimenticare che se se ci troviamo in questa situazione è dovuto semplicemente al fatto che è stato costituito un Cda con 6 nomi (quattro di fonte parlamentare e due di governo) usciti dal cilindro di non si sa più quale mago e ancora più, da mesi, precostituito il suo assetto strategico Rossi/Agnes come se fosse del tutto scontato che così avrebbe dovuto essere per forza. Il Governo aveva ed ha fretta di chiudere questa partita ed è stato gentilmente accontentato, con garbo e cortesia da chi ha rotto il patto di “prima la riforma e poi le nomine” ormai quasi dimenticato, come se nulla fosse accaduto. Che fretta c’era da parte di 5S e AVS a chiudere questa partita e poi in che modo lo hanno fatto! Perché, ad esempio, è stato scelto un Natale o un di Majo e non un/a Pinco Palla qualsiasi? Con quali criteri e da chi sono stati selezionati e nominati? Per non dire poi dello strano silenzio delle donne di opposizione che, per la prima volta dopo oltre 10 anni, non sono rappresentate in Cda RAI. Sulla partita presidente ora si sente dire che “bisogna attendere i risultati delle elezioni regionali”. E perché mai? Cosa può cambiare se non i rapporti di forza tra i partiti, tanto per sottolineare ed evidenziare ancora una vota che sono loro a dettare le regole del gioco, con buona pace di indipendenza e autonomia del Servizio Pubblico.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato uno “strano” articolo sul Messaggero. Tralasciamo il dettaglio che sembra “concordare” su quanto scritto da Bloggorai nei giorni precedenti su come potrebbe evolvere la trattativa presidente (se non si dimette nessuno giocoforza i candidabili potrebbero essere o Marano o Natale). Il pezzo contiene una notizia importante: il prossimo 6 e 7 novembre si svolgerà un incontro che forse non saranno ancora gli Stati Generali però gli somigliano. Si legge che l’idea degli Stati Generali è dei 5S (della Floridia) e che il centro destra non solo ha deciso di aderire all’iniziativa ma sta partecipando alla stesura del programma. Si legge, infine che “Non sarà, assicurano nel centrodestra, uno scambio del tipo: noi aderiamo agli Stati Generali e voi votate Agnes. Sarà viceversa, questo l`auspicio, l`inizio di quel dialogo che M5S ha sempre chiesto. E il Pd? E` stato invitato come tutti”. Il messaggio è forte e chiaro: il PD è stato invitato, come tutti e chi vuole intendere intende.
Nel frattempo, ieri sera, il Tg1 delle 20 ha dato prova provata della sua natura: 4 minuti di “intervista” a Salvini sul tema magistratura come se fosse una sua faccenda privata. Quando intendiamo aver lasciato campo libero a Telemeloni con questo nuovo Cda intendiamo esattamente questo: adesso mettetegli il sale sulla coda e chiedete le dimissioni di qualcuno, chiunque sia. A proposito di interviste: interessante osservare che proprio nei giorni scorsi la BBC News ha annunciato una manovra di risparmio di circa 24 mln di sterline e la prima vittima del taglio è la nota trasmissione “Hard Talk” oltre che mettere a rischio circa 100 giornalisti. In una intervista al suo direttore andata in onda su Tg3 notte è stato detto che “il canone BBC è pagato per il possesso del televisore e nel momento in cui si riduce il numero dei televisori presenti nelle famiglie si riduce anche la quota destinata al sostegno dell’emittente pubblica”. Provate a paragonare una storia del genere in Italia, in questa RAI: altro che “Hard Talk”.
Altra nota a margine: nei giorni scorsi abbiamo letto dichiarazioni entusiaste per il "successo" della 25a edizione di Don Matteo ... sic ... sembra di festeggiare il compleanno del nonno. Questa la vera RAI che guarda al futuro e "parla ai giovani": dopo il successo delle fiction su l'impresa di Fiume o il racconto di Marconi, su Mussolini o le Foibe ci manca solo il prossimo record delle riedizioni di Montalbano. Ecco tornare l'intervista dell'AD Rossi citata nei giorni scorsi: una ventata di sano ottimismo seppellirà la RAI.
Chiudiamo con una nota positiva: un nostro affezionato lettore ci ha suggerito un testo molto interessante: “Passione Civile” di Tullio De Mauro. Il cap. 3, “il Linguaggio della Costituzione” si presta benissimo ad interpretare non tanto e non solo le “sgrammaticature” linguistiche di qualche ministro ma ancor più ad evidenziare la carenza, la debolezza strutturale la necessità di una sorta di “linguaggio costituzionale” che invece sembra tanto assente e, purtroppo, dobbiamo osservare, non solo a destra. A volte sembra che richiedere il rispetto della Carta (vedi la questione canone, come pure dei criteri di nomina degli amministratori RAI) sia un “optional” del quale si potrebbe anche fare a meno, tanto nessuno o quasi se ne accorge e seppure se accorgesse si fa finta di ignorarlo: vedi il ricorso contro l’avviso per la nomina dei consiglieri RAI dove tutti hanno taciuto o volutamente dimenticato.
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