martedì 15 ottobre 2024

RAI: il sospetto, il potere e i soldi


Per la nomina del giudice mancante alla Corte Costituzionale siamo giunti all’ottava votazione mentre domattina, alle 8.30, in Vigilanza Rai per la nomina del/la presidente saremo alle terza. Al momento, per quanto noto, non ci sono accordi ed ognuno sembra arroccato sule sue posizioni: il Governo con la Agnes e l’opposizione in attesa di un nome “autorevole e di garanzia”. La ratifica parlamentare del presidente Rai è un atto dovuto e, allo stesso tempo, necessario: l’Azienda di fatto è semi paralizzata. Le possibili soluzioni sono semplici: o cede il Governo o cede l’opposizione. Quanto tempo potrà durare ancora lo stallo? Certo è che in queste circostanze vale un principio generale inderogabile: le parti avverse devono cedere qualcosa. Scrive oggi Il Riformista “Nessuno della destra centro si fida del proprio alleato, così come nessuno della sinistra centro si fida dell'altro socio di opposizione”. Questo il problema.

Nel frattempo, più o meno sottotraccia, avvengono trattative parallele interne ed esterne alla RAI. Ieri abbiamo appena citato un articolo interessante pubblicato sul Fatto con il titolo “RAI, il PD teme per il Tg3 Coletta sarà n. 2 di Rossi”. La notizia ci ha incuriosito e abbiamo cercato di saperne qualcosa di più. Anzitutto un dettaglio tecnico: la figura, il ruolo, del ”superdirettore“ di coordinamento dei generi al momento non esiste e il Cda dovrebbe votarlo appositamente. Giocoforza, sarebbe oggetto di trattativa che, forse, in qualche modo di potrebbe riflettere sul voto in Vigilanza.

A quanto sembra, il tema ha suscitato un certo interesse e mette in luce fibrillazioni e trame complesse. Cerchiamo di capire. Tralasciamo note sul personaggio Coletta (chi è e chi lo sostiene e, in primo luogo se è veramente ascrivibile “in quota” PD come era la Ammirati della quale si è letto su La Stampa che sarebbe "in quota" Lega) ). Quello che è interessante notare è il senso della trama che l’AD Rossi cerca di ordire. Come noto, lui si trova al suo fianco un DG, Sergio, una specie di “Commissario Politico” che recentemente avrebbe avuto una sorta di endorsement della Lega. Rossi potrebbe essere consapevole che occorre qualcosa di più e di diverso e che per avere un controllo più efficace e robusto sull’Azienda è necessario qualcosa di più robusto peso politico esterno oltre che interno. Ma è ancora più consapevole che questa  possibile “copertura” più o meno occulta occorra che venga dalle fila dell’opposizione, quale che essa sia, pur di poter evidenziare di non essere “uomosoloalcomando”. Allo stesso tempo, questa trama favorisce il trambusto interno all’opposizione dove, per quanto sappiamo, il sospetto regna sovrano nonostante il comune impegno a non votare la Agnes. Il “tradimento” del 26 settembre avvenuto con la nomina di Natale e di Majo brucia ancora. Come pure è urticante quanto si legge sulle mire del M5S sul Tg3, storica roccaforte dei Dem. Sintesi: il Coletta di turno, potrebbe essere solo un petardo tra le gambe dell’opposizione. Si tratta di vedere l’effetto che farà.

L’altra trama che comincia a dipanarsi in modo più palese è il dibattito sulla riforma della RAI. Formalmente è iniziato con “l’incardinamento” in Commissione Senato delle diverse proposte di Legge attualmente depositate (noi ne abbiamo 8). Sostanzialmente poi sappiamo che la Floridia intende perseguire la sua proposta di Stati generali di cui da tempo si sente parlare. Questo è un terreno molto insidioso. Mentre il dibattito parlamentare può e deve avere un calendario ed un forma istituzionale trasversale, gli Stati Generali, al momento, sono frutto di una sola parte politica e segnatamente del M5S. Per quanto ci è dato sapere, il PD su questo argomento ancora non ha battuto ciglio e non si sa se sarà “ospite” oppure anch’esso padrone di casa. Per non dire poi che uno “stato generale” per essere efficace dovrebbe interessare tutto l’orizzonte politico: non può essere frutto solo dell’opposizione. È pur vero che su questo stesso tema, il primo a manifestare interesse fu proprio il nuovo AD Rossi ormai più di anno addietro. Non solo, non è per nulla chiaro quale dovrebbe essere il percorso e la finalità di tale iniziativa: si tratta di una proposta di riforma della sola governance RAI e quindi di una iniziativa parallela a quella parlamentare (ricordiamo per inciso che dovrebbe portare ad un nuova legge che superi l’attuale 220 del 2015 entro luglio del 2025) oppure di un più ampio dibattito che possa investire e interessare non solo il Servizio Pubblico ma il più ampio perimetro delle telecomunicazioni in Italia.  

Se poi, infine vogliamo entrare nel merito di questo dibattito e riportarlo nella strettissima attualità e incombenza c’è sempre il tema canone che minaccia la RAI e sul quale, ribadiamo, non si sente voce fiatare, specie dall’opposizione. Dove anzi, ieri ci siamo dimenticati di ricordare ancora una volta che sul tema “abolizione del canone”  proposto congiuntamente da Lega e M5S nei PDL/DDL presentati è rimasta una traccia difficile  da cancellare (a meno che non ci siamo accorti di ripensamenti): nel 2018 Renzi dichiarò “Nella prossima direzione del Pd proporrò l'abolizione del canone Rai” e l’anno successivo Francesco Boccia , attuale vicesegretario del PD rincara la dose: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai" (Ansa del 12/11/2019).

Hai voglia a fare Stati Generali: se non si capisce prima e bene chi “paga” la RAI, quanto e come, non si potrà mai capire chi comanda e come.

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