giovedì 31 ottobre 2024

RAI: "Sprofondo Rosso" (i) ???


Foto di Robert Hrovat da Pixabay

“Come hai fatto a fare bancarotta? – Chiese Bill. In due modi – Mike disse – Gradualmente prima e lentamente poi. – Chi ti ci ha portato? – Amici- disse Mike, Io avevo un sacco di amici. Falsi amici”. (Fiesta, Ernest Hemingway)

“L'amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.”  (Le quattro stanze del cuore, Anaïs Nin)

Già, quanti “falsi amici” ha la Rai, quanti traditori e quanta incapacità a rifornire la sua sorgente. Ieri mattina poco prima delle 10 non avevamo fatto in tempo a pubblicare il post del giorno con il titolo “Allarmi Rossi” (involontario gioco di parole) e … zacchete … poco dopo sono arrivati i dati Auditel sulla serata precedente. Ormai non è più corretto scrivere di TeleMeloni … è semplicemente TeleBidoni. L’elenco delle trasmissioni catastrofiche “Made in Sergio/Rossi/Sergio” si allunga sempre più. Altro che l’elenco delle cose che “… vanno maluccio” dentro e fuori la RAI come abbiamo scritto: siamo oltre l’immaginifico mediatico, l’iperuranio televisivo, la supercazzola catodica (se non fosse che il tubo catodico ormai è ormai quasi estinto).

Martedì sera la somma degli ascolti di Rai Due e Rai Tre in prima serata non hanno superato il 4% di share con meno di 500 mila telespettatori dove ha brillato di luce propria la trasmissione di Barbareschi su RAITre (Special Guest Rocco Siffredi!!!) che ha raccolto la stratosferica cifra di poco più di 250 mila telespettatori. Sull’ospite speciale verrebbe facile fare battutacce ma ce le risparmiamo e notiamo solo lo “spunto creativo” degli autori.

Normalmente TeleCalzettadiSopra che non è notoriamente Servizio Pubblico con molto meno risorse fa molti più ascolti, con molti meno giornalisti fa più informazione di RAINews24.

Siamo in presenza di uno “Sprofondo Rosso” (i) che potrebbe anche essere allarmante per i numeri che evidenzia ma c’è di più. La domanda semplice è una sola: quale logica sottende tutto questo? C’è un lucido e sottinteso disegno di affossare due reti e arroccarsi su RAIUno (come abbiamo scritto riprendendo un’intervista di Francesco Siliato) oppure si tratta di banale quanto drammatica inadeguatezza, di insufficienza gestionale? Potrebbe trattarsi di una sorta di metodica, maniacale e compulsiva incapacità a gestire, a comprendere e proporre un’offerta editoriale in grado di competere con la concorrenza tutta? La crisi di ascolti della RAI “Made in Sergio/Rossi/Sergio” mette in luce due elementi strategici: strutturale insufficienza creativa e manifesta debolezza di risorse economiche.

Ricordiamo sempre che il famigerato Piano Industriale sembra tutt’ora fermo  al palo per mancanza di copertura che, secondo quanto noto, dovrebbe essere ricercata con la vendita una quota di RAI Way della quale si parla a corrente alternata, giusto per fare qualche balzo in Borsa e incrementare il portafoglio degli azionisti.

Ecco allora tornare tutti i temi della riforma che si vorrebbe fare della RAI dove spicca un solo grande argomento: come si scelgono gli amministratori e dirigenti del Servizio Pubblico? Se i criteri permangono quelli noti di appartenenza ad un partito quale che esso sia, di maggioranza o opposizione, non se ne esce. Nei giorni scorsi il consigliere Natale ha scritto e parlato di “… ricostruire un clima di fiducia” e di “abbassare la temperatura” intorno alla RAI. Principi molto “istituzionali” e magari pure molto apprezzati in vista di un suo possibile “sviluppo” del suo ruolo da consigliere semplice espressione di un solo partito a “presidente di garanzia” buono per tutti gli altri. Se ha voglia di dare il suo contributo su questo lodevole proposito sa bene da che parte iniziare.

bloggorai@gmail.com

 

 

mercoledì 30 ottobre 2024

RAI: Allarmi Rossi !!!

Foto di Alexey Hulsov da Pixabay

Il titolo non voleva essere un banale gioco di parole ma ... tant'è!

Sonni agitati per alcuni inquilini di Viale Mazzini. Sembra che le cose vanno assai “maluccio”. Vanno maluccio anzitutto gli ascolti. Vanno maluccio quelli dei tg (vedi recenti dati AgCom). Vanno maluccio le fiction (vedi pure domenica sera dove la fiction turca ha superato quella di RAI Uno). Vanno maluccio quasi tutte le “nuove” trasmissioni Made in Sergio/Rossi/Sergio: l’ultima a sbaraccare è L’Altra Italia di Monteleone giunto ad un numero di telespettatori da assemblea di condominio. Poi vanno maluccio i conti che non trovano pace di certezza e stabilità: il canone ritornerà a 90 euro oppure ci potranno essere sorprese durante il dibattito in Aula sula nuova Legge di Bilancio? Infine, vanno maluccio le faccende in Cda: del/la presidente non ci sono tracce di fumo all’orizzonte e si barcamena tra un presidente “anziano” Marano  e una presidente Agnes “designata” del Governo. La Vigilanza non ha nemmeno fatto una nuova convocazione, in attesa di non si sa cosa mai possa avvenire ovvero di accordi tra “alcuni” partiti di opposizione e la maggioranza. Insomma, in poche parole, le cose vanno maluccio a tutto tondo e non c’è all’orizzonte il VII cavalleria che potrà salvare l’Azienda da una brutta china che non sembra poter mutare di segno.

Ieri si è svolto un interessante dibattito ad Eurovisioni sul tema del futuro del Servizio Pubblico a partire dalle proposte di riforma “incardinate” all’ 8a commissione del Senato dallo scorso 3 ottobre, cioè da quando è stato raggiunto l’accordo tra il governo e una parte dell’opposizione per votare l’attuale Cda. Do you remember “Prima la riforma e poi le nomine”? No, non se lo ricorda più nessuno: adelante Pedro e ‘scordammoce ‘o passato. Sicchè ieri sono state illustrate dai rispettivi relatori i sette DDL dove si propone la riforma della governance RAI. Ai presenti è stato proposto un cartello con tre interrogativi: quale governace, quali risorse, quale missione. Il “dibattito” è stata alquanto surreale: i parlamentari hanno esposto i loro temi e poi, scusandosi, sono subito dovuti andare via per improrogabili “impegni in Aula”. Tanto poi, se vogliono, si potranno sentire le registrazioni audio. Ce li vediamo con le cuffiette all’orecchio a prendere appunti. Tant’è.

Stiamo parlando di sette tra DDL e PDL incardinate (e ferme) all’8° Commissione Senato proposte da PD (due con Nicita e Martella) e una rispettivamente di FI (Gasparri), Bizzotto (Lega), De Cristofaro (AVS), Bevilacqua (M5S) e Borghi (IV). Inoltre ce ne sono altre quattro alla Camera (tutte di area opposizione) in attesa di non si sa bene cosa. La maggioranza delle proposte hanno un tratto comune: tendono alla sola riforma della sola governance mentre delle risorse (canone) e della missione se ne occupano poco e quando se ne occupano due tra queste mirano all’abolizione del canone che non è proprio un dettaglio di poco conto. Inoltre, la maggioranza di queste proposte si concentra sul modello della Fondazione che dovrebbe sostituire quello attuale. Si tratta di una proposta pericolosa e minacciosa in quanto, come pure abbiamo già scritto, configura l’anticamera della privatizzazione, specie laddove sottrae il controllo del Servizio Pubblico alla sfera parlamentare. Il tema, sottotraccia e mai confesso, è che il grande disegno di privatizzare la Rai specie in una certa “sinistra” non è mai tramontato, da Prodi fino all’attuale Boccia, vicesegretario PD che vorrebbe abolire il canone (da non dimenticare il referendum del ’95 sostenuto dai DS) il cui esito fu mai applicato. Grandissima confusione sotto il cielo e la situazione, purtroppo, non è affatto eccellente (il Grande Timoniere avrebbe qualche dubbio). Si aggiunga, inoltre che la maggioranza delle proposte sono datate a ben prima dell’arriva dell’EMFA che, di fatto ha dettato nuove ed inderogabili regole del gioco. 

Tutto da rifare? Si quasi. E se si volesse ricominciare non si può non tenere conto che è improponibile trattare la sola governance se non è chiaro su quali risorse potrà contare e, a sua volta, se non si chiarisce e condivide per quale missione si dovrà lavorare. Il citato EMFA è tanto stringato quanto chiarissimo: all’Art. 5 si legge che “i fornitori di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista funzionale ed editoriale … conformemente alla loro missione … e provvedono affinché le procedure per le nomine siano finalizzate a garantire l’indipendenza  e che i membri del cda siano nominati in base a procedure aperte … e con criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori” etc etc  cioè l’esatto contrario di quanto è avvenuto con la nomina di questo Cda uno dei quali, Natale, ieri ha partecipato all’incontro. 

In soldoni, la prima riforma è già in evidenza e potrebbe già consistere nell’applicare norme in vigore e indicazioni europee già note: garantire alla RAI la famigerata autonomia e indipendenza dai partiti che, ribadiamo, non è avvenuta con la nomina di questo Cda benedetto dal Governo e supportato da chi ha tradito il “patto” del “prima la riforma e poi le nomine”.

Infine, una notazione in merito alle proposte di riforma delle quali ieri si è dibattuto, quasi tutte, molto sommariamente, hanno dimenticato e sottovalutato il quarto pilastro sul quale si dovrebbe reggere qualsivoglia impalcatura di riforma: le tecnologie. La BBC sempre citata già nel 2018 aveva stimato in 15 anni la sopravvivenza del DTT e da allora sta cercando di adeguarsi al nuovo mondo che avanza, mentre per la RAI invece la dimensione che si prospetta è il taglio e la riduzione del suo peso complessivo nel mercato. E ieri c’era ancora chi ha parlato di Contrato di Servizio e di Digital Media Company arrampicandosi sugli specchi per magnificarne le lodi e dimenticando che in quel contratto gli “obblighi specifici” sono diventati una mera appendice, irrilevante, ovvero un generico “Allegato 1”. Però, la stessa persona si preoccupava di “ridurre la temperatura” intorno alla RAI, cioè “ricostruire un clima di larga fiducia”. Qualcuno ha commentato “ha assunto una postura istituzionale” e, chissà, staremo a vedere, chi potrà essere il nuovo presidente RAI e la stessa persona ha chiosato “… uno di noi, potrebbe essere uno di noi”. La Curva è pronta con gli striscioni. Se mai fosse, Bloggorai in quella curva non ci sarà.

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martedì 29 ottobre 2024

RAI: il vuoto dentro la notizia, il "niente" tra marketing e politica


Sono trascorsi tanti, tanti anni, da quando Bloggorai ha iniziato a scrivere in un piccolo giornale. Il direttore era un grande e rigoroso professionista ma pure un cerbero. Quando gli si portava il “pezzo” lo prendeva con la punta delle dita e con aria quasi schifata scorreva velocemente il testo. Spesso sibilava: “Dove sta la notizia?” e se non la trovava dentro le prime dieci righe appallottolava i fogli e con spregio li gettava nel cestino senza aggiungere altro e degnare di uno sguardo. Domenica sera, mentre era in onda Report abbiamo avuto la stessa strana sensazione: a parte la storia ignota e drammatica dell’ennesima strage di migranti (che forse da sola meritava l’intera puntata) per tutto il resto non c’era pressoché nulla di nuovo rispetto a quanto già noto, prima ancora delle corpose e rilevanti anticipazioni fatte su La7 in prima serata e riprese poi largamente dal Corriere con intere paginate. Non c’era nessuna notizia meritevole di attenzione speciale più di quanta ci sia stata in precedenza (vedi pure il caso Sgarbi). 

Eppure, per il clamore mediatico che si era sollevato, era legittima l’attesa di qualcosa di inedito e di clamoroso tanto da far tremare le sorti del governo Meloni. Ad esempio, tanto per capirci: mostrata la foto di qualche importante personaggio politico ripreso mentre compie atti sconvenienti in luogo pubblico, oppure le immagini di un camion guidato dallo stesso personaggio mentre trafuga il Sarcofago degli Sposi dal museo etrusco di Valle Giulia. 

E invece, puffete, è andato in onda un fritto misto di cose già trite e ritrite che però, almeno dal punto di vista del Marketing televisivo sembra aver funzionato benissimo. I dati di ascolto hanno premiato Report: è stato visto da oltre 2,6 mln di telespettatori con una media del 13,75% (pubblico prevalentemente maschile al 14,6%, di età media oltre i 55 anni con circa il 32%, un livello di istruzione con la laurea al 25% e la regione con maggiore ascolto la Liguria con il 22,6%).  

Ora, è noto che i confini tra marketing e politica e viceversa sono alquanto labili: i linguaggi e gli "schemi" adoperati" sono spesso fungibili tra loro. Provate a digitare i due termini su un motore di ricerca e vedrete uscire fuori l’enciclopedia britannica. Allora, ci domandiamo: quale è stato ed è tuttora il senso di questa operazione Report anzitutto mediatica e poi, in subordine, mirata ad una “piccola” politica tuta infarcita del “pare”, “sembra”, “dicono” etc etc? Fino a che punto il Marketing ha superato la politica? In fin dei conti, abbiamo una vaga impressione, che di tutta la vicenda Sangiuliano e relativa foto della sua ferita sulla testa spacciata come un grande scoop, del nuovo ministro Giuli e dei suoi precedenti politici in formazioni di ultradestra, del ministero della Cultura e delle mostre sul futurismo e compagna cantando si è parlato di fuffa allo stato puro che pure, ribadiamo, era nota da tempo. 

Altro discorso merita il servizio su Genova e la Liguria che allo stesso modo non ha svelato nulla di nuovo e, ciononostante, il timore che Report fosse andato in onda ad urne aperte e che avesse potuto “influenzare il voto” non sembra essersi avverato salvo dover ammettere che forse lo sdegno civile provocato dal racconto televisivo di quanto successo nella regione possa avere indotto tante persone a tenersi ben lontane dal seggio elettorale. E, nel caso, si tratterebbe di un dato polito molto rilevante visto che più della metà degli aventi diritto non si sono recati a votare.

Eppure, tutto questo ha attirato tanto pubblico sugli schermi di RaiTre da battere tutte le altre trasmissioni concorrenti alla stessa ora. Cosa vuol dire? Che la potenza del Marketing supera quella dei contenuti? Che il “modello” narrativo è più forte dell’oggetto del racconto?  Che è sufficiente fare un “bignami” dei fatti conosciuti per fare grandi ascolti? Che i telespettatori si buttano a pesce quando si tratta di intingere il biscotto nel caffellatte del gossip più o meno sofisticato? Che la RAI si presta ad alimentare questo modello di ”marketing” o di offerta giornalistica che dir si voglia? E questo è un punto cruciale: per questo specifico caso si tratta di “giornalismo di inchiesta”? Salvo la parte sulla strage di migranti tenuta segreta che, ripetiamo, da sola avrebbe dovuto reggere una intera puntata, cosa ha svelato Report che non fosse già noto?

Qualche interrogativo è lecito porlo? Si, ci stiamo “facendo persuasi” che qualcosa non torna ma ancora, dobbiamo ammettere che non riusciamo a capire cosa. Sarà che, come abbiamo scritto, tante volte, siamo rigorosamente sospettosi per natura e interrogativi per cultura.

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lunedì 28 ottobre 2024

RAI e Report: l'inutile attesa

Foto di Louise Dav da Pixabay

Abbiamo atteso tanto che succedesse qualcosa ieri sera per poi scoprire che il qualcosa era proprio l'attesa e che forse non succederà proprio nulla. 

E quando tutto è avvenuto, quando Report era terminato, abbiamo pure scoperto che non avevano scoperto nulla, che più o meno sapevamo già tutto. E seppure non lo sapevamo nel dettaglio, abbiamo potuto supporre tutto senza nemmeno fare grandi sforzi di fantasia. Avevamo ascoltato già le anticipazioni dalla Gruber e da Formigli, avevamo già letto paginate sui giornali, avevamo immaginato che a Palazzo Chigi avessero ordinato le pizze per vedere Report insieme ad uno stuolo di avvocati salvo poi leggere che ci potrebbe essere stata la visione della trasmissione in anticipo, notizia ovviamente non confermata

E invece, puffete, un refolo di venticello autunnale ha accarezzato la serata televisiva e fatto rilassare  i nervi scoperti di  Palazzo Chigi. Certo, il servizio sull’ennesima strage di migranti in mare tenuta occultata e secretata ha fatto impressione ma non più di tanta quanta già non ne ha fatto quella di Cutro che invece abbiamo visto tutti molto bene. Certo, il servizio su Genova ha colpito, da una parte e dall’altra. Ma certo il tanto atteso “botto” sulla vicende di Giuli&C non lo abbiamo visto, forse ci è sfuggito, magari distratti dal pensiero che vai via si rendeva sempre più plastico di sapere già tutto, sul suo passato e sul suo presente. Certo, il servizio sul quadro di Sgarbi ha colpito quanto aveva già colpito quando venne alla luce tempo addietro.

Sintesi: la nostra personale sensazione sommaria che abbiamo avuto al termine della trasmissione è stata che la Meloni possa aver dormito un sonno sereno, pacato, ristoratore.

E allora? Che ha significato tutta questa polvere? Perché? A chi ha giovato? Difficile rispondere subito, occorre lasciare depositare la polvere. Intanto aspettiamo un paio d’ora quando sapremo i dati di ascolto per capire se e quanti telespettatori sono stati attratti dalla trasmissione dopo tanto ”marketing” mediatico. Poi bisognerà attendere i risultai delle elezioni in Liguria per capire se pure gli elettori possano essere stati influenzati o meno da quanto riportato dalla trasmissione.

Stamattina inizia Eurovisioni, ascolteremo qualche commento.

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domenica 27 ottobre 2024

RAI: allarme fumo mentre brucia l'arrosto


Sospettosi per natura e interrogativi per cultura. Sarà, ma c’è qualcosa di insolito, anomalo e inconsueto tra le tante cose che si leggono e si sanno intorno alla RAI. Si avverte tanta sabbia negli occhi, tanto fumo e tanta confusione.

C'è qualcosa di insolito, anomalo e inconsueto quando leggiamo un Comunicato Usigrai appena arrivato che denuncia la possibilità che la puntata di Report in onda questa sera sia stata visionata preventivamente da Palazzo Chigi. Non è possibile, non ci vorremmo credere che si possa giungere a tanto. Ci appare poi anomalo e inconsueto che dalla stessa area di governo cui appartengono taluni personaggi, da un lato non si batte ciglio sulle clamorose e minacciose anticipazioni di Report e dall’altra si chiede di non metterlo in onda questa sera. Abbiamo posto una domanda alla quale non siamo riusciti a trovare risposta: l’AD Rossi era informato della partecipazione di Ranucci a due trasmissioni di punta de La7? È verosimile supporre che così sia avvenuto. Qualora fosse, perché anzitutto non ha promosso sulle reti e Tg RAI la messa in onda di Report prima ancora che regalare lo “scoop dello scoop” a La7? Alla stessa ora della Gruber su Rai Uno va in onda Vespa e quale migliore occasione per fare “marketing” di uno scoop del genere? Forse, è una domanda troppo "ingenua" per trovare risposta soddisfacente. Ci è stata suggerita una lettura trasversale di quanto verrà detto questa sera. Cercheremo di "leggere" con attenzione, anche se siamo fortemente tentati di vedere una partita di calcio. Ci appare anomalo e inconsueto che ci sia tanta attenzione sulla “Storia della parola Infame” quando poi sappiamo tutti, da anni, che ci sono state nefandezze ben peggiori passate quasi inosservate e ancora di più impunite. 

Nota a margine: domani Bloggorai verrà pubblicato molto tardi per verificare quanto telespettatori hanno preferito vedere Report oppure una delle tante partite di calcio interessanti per capire quanto la formidabile pressione mediatica avvenuta in questi giorni sia stata in grado si spostare un numero significativo di telespettatori.

Ci appare poi molto anomalo e inconsueto che venga sospesa la nomina obbligatoria del/la presidente RAI da parte della Vigilanza per fare in modo che si svolgano “eventi” (gli Stati generali) o avvenimenti politici rilevanti (le elezioni regionali) che, formalmente, non dovrebbero avere alcuna connessione.

Ci appare insolito, anomalo e inconsueto che oggi, fine ottobre, il Servizio pubblico non ha alcuna certezza sulla risorse di cui potrà contare non solo per il prossimo anno, ma per gli anni a venire. Ci appare insolito, anomalo e inconsueto che c'è un Piano industriale che non può essere avviato perché non ci sono soldi per sostenerlo.

Ci appare infine insolito, anomalo e inconsueto che non ci sia modo di sollevare un potente dubbio di costituzionalità sul fatto che il Governo non può disporre a suo piacimento del canone. Ci appare insolito, anomalo e inconsueto che gli ascolti RAI traballano e nessuno batte ciglio.

Tante cose ci appaiono insolite, anomale e inconsuete.

Chissà, già da domani quando avrà inizio Eurovisioni è possibile che qualcosa si possa capire.

bloggorai@gmail.com

 

sabato 26 ottobre 2024

La RAI tra la soia, la gioia e la noia

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Oggi non c’è molto da dire. Ci sarebbe da commentare il termine “infame” pronunciato dal direttore Rai Corsini? No, ce lo risparmiamo. Ci sarebbe tanto da dire su chi gli gira intorno, sui suoi amici e chi lo sostiene. Ci sarebbe tanto da dire su questo Cda e su chi ha permesso che venisse costituito senza tenere conto della Legge e del buon senso. Ci sarebbe da dire ancora tanto su tanti argomenti, su tanti soggetti e su tante iniziative.

Ieri è stato diffuso il programma dei lavori degli Stati Generali. Questa mattina nessuno sulla stampa se n’è accorto. C’è qualcosa di “strano” su questo appuntamento. Riprendiamo l’articolo del Messaggero dei giorni scorsi dove si leggeva che l’idea “… è sempre stata dei 5Stelle… e il centrodestra ha deciso di aderire e sta prendendo parte alla stesura del programma dell’evento…”. Beh, che dire, qualcosa di strano c’è, eccome.

Cominciamo dall’inizio: è pur vero che spesso le tragedie si mostrano in forma di farsa e viceversa, ma non si capisce perché l’apertura sia stata affidata ad una nota comica, Geppi Gucciari. Poi, però, a rimettere a posto le cose ci penserà il ministro Giuli, che tutti sperano si possa impegnare in uno dei suoi magnifici interventi. Come pure non è chiaro perché l’intervento introduttivo sulla funzione del Servizio Pubblico lo svolgerà Albero Angela, grande esperto di documentari storici e ambientali. Il tutto si dovrebbe svolgere nei primi 90 minuti, compresi gli interventi del Presidente del Senato, del ministro Giuli, di ben due sottosegretari di governo, della presidente della Vigilanza e dell’AD Rossi. Considerato il calibro delle persone, si tratta di dividersi il tempo e, calcolatrice alla mano, fanno circa 11,5 minuti a testa se tutti i relatori si tengono nei limiti. Poco tempo ma buono.

Nella restante sessione successiva, più o meno della stessa durata, si dibatterà su “RAI: un secolo nel segno del futuro”. Titolo perfetto per fare un bilancio del suo glorioso passato ma alquanto impegnativo per immaginare il suo futuro, tant’è che il segno dei relatori sia sotto il segno della storia dell'Azienda e di alcuni suoi protagonisti del passato. Certo, non si può non tenerne conto, ci mancherebbe. 

Il programma prosegue intensamente anche il giorno successivo con un altro ministro, Urso, e un sottosegretario di Governo in sessioni sempre di 90 minuti e una media di partecipanti di 8/9 persone per ognuna. Il tempo è tiranno, si sa e si farà quel che si può.

Cosa si avverte a prima vista? Premesso che anzitutto è sempre lodevole e sostenibile ogni sede di confronto e dibattito. Chiunque si fa carico di tanto sforzo merita sempre di essere apprezzato. Vi partecipano poi tante persone autorevoli e qualificate che è sempre bene ascoltare. Detto questo, difficile non tenere debito conto del suo significato politico nelle determinate circostanze in cui si svolge il Convegno.

I “paletti” ineludibili sono: A, la marcata ingerenza del Governo nella gestione della RAI che si è manifestata proprio in questi giorni sul piano delle risorse economiche (canone e tagli). Come si può iniziare o proporre una riflessione o esprimere una proposizione se non si parte da questo punto: l’autonomia e l’indipendenza del Servizio Pubblico? Questo tema è dirimente: se non si chiarisce e si concorda su questo punto, tutto il resto regge come una foglia di rosmarino. Ce lo vedete l’AD Rossi che in apertura dei lavori batte i pugni per rivendicare il suo ruolo e le sue prerogative rispetto al commissariamento di fatto della RAI avvenuto con la proposta della Legge di Bilancio? B, la RAI soffre in carenza di risorse economiche ed editoriali. Se non si chiarisce e si concorda su come la RAI dovrà essere finanziata e sostenuta, da che parte trovare i tanti soldi che gli occorrono anzitutto per sopravvivere non si va da nessuna parte. Se non si chiarisce e si concorda che è necessaria una nuova definizione del rapporto tra costi di produzione e offerta editoriale non si va da nessuna parte. Quanto tempo può reggere sul mercato un’Azienda che non può fare investimenti, che deve sostenere oltre 12 mila dipendenti con circa 2000 giornalisti, tre reti generaliste e 8 testate e ascolti in crescente difficoltà? C, il convegno si svolge in sospensione di un problema grave: la nomina del presidente del Cda di Viale Mazzini: è la prova provata della dipendenza strutturale della gestione RAI dall’ingerenza dei partiti. La Presidente della Vigilanza Floridia, solitamente tanto apprensiva nel rispetto dei tempi (vedi l’urgenza a chiudere il Contratto di Servizio) questa volta accantona il problema con la segreta speranza che questa iniziativa possa chiarire qualcosa e portare a casa il risultato con un presidente “autorevole e di garanzia”.

Infine, nel programma, tra i relatori, si avverte una certa “assenza” della quale abbiamo già avvertito sentore. A parte qualche nome “di area” c’è un convitato di pietra che, forse, potrà apparire solo nel tardo pomeriggio del secondo giorno, quando si dovrebbe svolgere il “confronto politico” tra i leader delle diverse forze politiche e/o esponenti della Commissione di Vigilanza RAI. Di chi si tratta? del PD. Al momento, non risultano segni di particolare adesione o interesse all'iniziativa. La grave ferita del 26 settembre ancora è aperta. Chi si fida più di chi?

Chi sarà interessato a seguire i lavori, dovrà decidere se questo sarà il momento più interessante o meno. Tutto il resto è complementare.

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venerdì 25 ottobre 2024

Barricate a Viale Mazzini: i nuovi combattenti

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Sdeng, bum, stratatacac, doppio bum! Rombi di tuoni, lampi di saette e fragore di sciabolate si odono provenire da Viale Mazzini. Palazzo Chigi è inquieto, la Meloni chiama la Protezione Civile e i Boy Scout, non si sa mai. 

Allora, come è noto, in queste ore si vivono momenti di grande tensione sul presente e sul futuro della RAI da quando è stato pubblicato il testo della Legge di Bilancio 2025 che da un lato ha rimesso in campo il pagamento del canone a 90 euro e dall’altro, di fatto, ha commissariato la RAI imponendo sostanziosi tagli e interventi sulla gestione economica.

Al che, ieri mattina si è riunito il Cda di Viale Mazzini e sono uscite dichiarazioni roboanti e intemerate: “ … ha espresso apprensione per i provvedimenti riguardanti il futuro dell’Azienda contenuti nel Disegno di Legge della Manovra di Bilancio 2025 che – sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi – rischierebbero di limitare l’autonomia del nostro Servizio Pubblico”.

Accipicchia, nientepopodimenoche, da anni non si leggevano frasi tanto poco garbate, ai limiti dell’estremismo più radicale, minacciose e roboanti contro il Governo. A dare manforte a cotanta energia, poco dopo giunge una dichiarazione del consigliere Natale indicato dal suo partito. Vale la pena leggere qualche perla di saggezza:Comune a tutti i componenti del CdA Rai è stata, nella seduta di oggi, la forte preoccupazione per le misure annunciate dal Governoprovvedimenti di questa natura vanno in direzione contraria al Media Freedom Act, che tra pochi mesi entrerà in vigore e che per i servizi pubblici chiede "risorse finanziarie adeguate, sostenibili e prevedibili” tali da salvaguardare l'indipendenza editoriale ...E' un'ingerenza che andrà respinta - prosegue -, esigendo dal Governo - nell'interlocuzione che non potrà mancare in tempi ravvicinati - una risposta adeguata sia in termini di risorse che di rispetto dell'autonomia aziendale … anche di questo si è cominciato a discutere nel CdA di oggi - che il vertice deve porsi il problema di come ricostruire intorno alla Rai un clima di larga fiducia che da troppo tempo manca. E' questa una delle principali tra "le sfide del servizio pubblico". Quando abbiamo letto questo comunicato ci siamo posti una questione annosa: si nota di più una persona “timida” che tace oppure la stessa che parla e conferma di esserlo? Indirettamente ha risposto il PD Graziano “sono lacrime di coccodrillo” tanto per intenderci e per parlare a nuora perché suocera intenda.

Verrebbe voglia di chiuderla qui ma un paio di osservazioni sono d’obbligo: la “forte preoccupazione” è acqua fresca su un braciere ardente. Non si tratta di “semplice” ingerenza del Governo sulla RAI ma di commissariamento di fatto. Si tratta dell’ennesima conferma che questo Governo utilizza le risorse del Servizio Pubblico come una clava a suo piacimento come già avvenne lo scorso  anno sul taglio del canone. Non si poteva e non si doveva fare la riduzione a 70 però nessuno ha sollevato la questione di dubbia costituzionalità perché comunque, anche dalle parti nostre, il tema è urticante. E comunque, se non lo hanno riproposto forse è proprio perché sanno di non poterlo fare. Su questo tema questo stesso consiglio Sergio/Rossi/Sergio  che ancora oggi presiedono l’azienda sono “in apprensione”.

Ma il passaggio più “divertente” del consigliere Natale è il richiamo al Media Freedom Act ovvero lo stesso provvedimento che se applicato per la nomina di questo Cda il consigliere Natale sarebbe stato valutato con criteri trasparenti al pari degli altri candidati e non estratto dal cilindro sul suo partito come invece è avvenuto il 26 settembre.  Infine, una nota su il “clima di larga fiducia intorno alla RAI”. Sarebbe interessante sapere se ha qualche idea in proposito, magari la stessa che ha sempre sostenuto in passato quando si batteva per l’autonomia e indipendenza del Servizio Pubblico dall’ingerenza dei partiti. Magari, vista la sua esperienza, potrebbe iniziare mettendo mano all’informazione, al problema dei Tg che perdono milioni di telespettatori o di RAINews24 che sprofonda sulla soglia del prefisso telefonico pur impiegando oltre 200 giornalisti. Lo andasse a spiegare prima ai suoi colleghi e poi ai telespettatori che pagano il canone e poi ci facesse sapere sul “clima di larga fiducia” da ri/costruire.

Andiamo avanti, ci siamo presi la briga di andare oltre i numeri letti nei giorni scorsi sul Sole e sul terzo Report Agcom che si limitavano ai dati dei Tg e siamo andati a vedere, a fare una carrellata dell’offerta editoriale caratteristica di questa cosiddetta TeleMeloni. Abbiamo messo in fila: Barbareschi con Se mi lasci non vale, Insegno con Reazione a Catena, Monteleone con L'Altra Italia, Delogu con  La porta magica, Latella con A casa di …, Giletti con Lo stato delle cose, Ruffo con Filo rosso, Sottile con Far west, Costamagna con Tango, Chiambretti con Donne sull’orlo di una crisi di nervi e infine Gomez con La confessione. Abbiamo provato a tracciare un filo che unisse tutti questi programmi, tra flop clamorosi (Monteleone) e galleggiamenti di ascolti ai limiti del sopportabile. Ecco, se il Cda volesse esprimere “apprensione” pure su questo tema sarebbe un buon passo in avanti per creare il “clima di larga fiducia”.

Infine, abbiamo cominciato a raccogliere qualche dato sui gioielli di famiglia degli ascolti RAI: la fiction. I primi dati che abbiamo evidenziato portano a dire che sembra essere esaurita la forte vena produttiva della precedente gestione di RAI Fiction della Andreatta e il “nuovo” che è avanzato stenta ad occupare gli stessi spazi di telespettatori. Da numeri che spesso erano ben oltre il 24% (Tataranni, Settembre etc) si è scesi ad esempio con Kostas con il 18,2%, Sempre al tuo fianco con il 14,4% o Brennero con il 16,7%. Tra una serie su Mussolini, Fiume o Marconi i “successi” attuali si riscontrano invece con il vecchio evergreen come Don Matteo, giunto alla sua 14° edizione ed ha raccolto il 27,8%. Ve ne parleremo ancora.

Altro che apprensione e clima di fiducia: qui si tratta solo e semplicemente di un’Azienda che comincia ad essere sempre più povera di prodotti e contenuti che, of course, costano e nella casse RAI non si batte un chiodo.

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giovedì 24 ottobre 2024

Nosferatu dentro e fuori la RAI

Foto di MariaD42530 da Pixabay

Figure diaboliche, misteriose, cattive e cariche di accidia (Inerzia, indifferenza e disinteresse verso ogni forma di azione e iniziativa) si aggirano dentro e fuori Viale Mazzini. Sembra che dall’VIII del Palazzo di vetro piano siano spuntate moderne gargoyle pronte ad allontanare ogni tentativo di ragione e proposizione.

Chi è mai quel Nosferatu in grado di immaginare che la settimana scorsa un ministro, Giorgetti, in conferenza stampa annuncia che anche per il 2025 verrà mantenuta la riduzione del canone a 70 euro e poi, passati pochi giorni, nel testo ufficiale della Legge di bilancio 2025 inviata ieri alle Camere questo provvedimento scompare, evapora, e nessuno se ne accorge? Quale mostro onirico poteva immaginare che, nella stessa Legge, comparisse un articolo, il 113 con il quale si dice alla RAI che “ … è tenuta ad assicurare che nell’anno 2025 non abbia luogo un incremento delle voci di spesa relative al costo del personale ed all’affidamento di incarichi di consulenza rispetto al livello di spesa conseguito nell’anno 2023…”. Attenzione, più o meno, si tratta della stessa “raccomandazione” che la Corte dei Conti sulla RAI da tempo esprime nella sua valutazione sul bilancio di esercizio “… per i giudici contabili permane la necessità di misure organizzative e gestionali volte all’eliminazione di inefficienze e diseconomie, oltreché al contenimento dei costi nell’ottica di un recupero dell’equilibrio economico e gestionale”. Ovviamente, nessuno ne ha mai tenuto conto, da anni, come nessuno ha mai sollevato il problema. Ma, ci chiediamo, un provvedimento del genere che, di fatto, commissaria l’Azienda, non avrebbe dovuto sollevare immediatamente qualche obiezione da parte dei suoi amministratori? Infine: sull’importo canone rimane comunque incertezza perché se è pur vero che è scomparso dal testo di Legge non è escluso che possa ricomparire in Parlamento. Possibile mai che la Lega si vede sfilare il suo cavallo di battaglia senza fiatare? E, comunque, come si spiega questo repentino cambio di passo? E possibile mai che a poche settimane dalla fine dell’anno su questo argomento ci sia ancora incertezza e confusione?

Piccola nota a margine: ci saremmo aspettati ieri pomeriggio, appena diffuse le notizie sulla manovra economica del Governo dichiarazioni indignate almeno da parte di qualche consigliere RAI “di opposizione”, uno a caso magari quello estratto dal cilindro di un piccolo partito. Siamo ancora in attesa mentre abbiamo letto subito le dichiarazioni del consigliere Di Pietro.

Andiamo avanti: quale mostro di immaginazione avrebbe mai potuto financo dubitare che il tema canone sia un argomento di carattere assoluto e prioritario, tutelato dall’ordinamento e rinforzato pure dal MFA e sul quale, ancora oggi sulla stampa, nessuno batte ciglio. O meglio, alcuni lo battono e anche forte: M5S e Lega lo vogliono abolire e una parte del PD, da molti anni, per un verso è ancora legato alla “privatizzazione” (vedi referendum del ’95), per altro verso lo vorrebbe semplicemente abolire almeno in parte (“Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” Boccia, vicesegretario del PD all’ANSA nel novembre 2019) e un’altra parte ancora (Nicita nel suo DDl 199) lo ignora completamente nella sua proposta di riforma.  

Quale creatura uscita fuori dal profondo orrore avrebbe mai potuto far sprofondare gli ascolti del Tg1 e Tg2 Rai di destra ormai sull’orlo di una crisi di nervi, dove si perdono per strada oltre un milione e mezzo di telespettatori tra il 2020 e il 2024  (vedi Terzo Report AgCom appena pubblicato) e nessuno prende provvedimenti? Quale infame organismo strisciante potrebbe mai fare occultare il buco nero di RAINews24 che si attesta a 44 mila (44 mila) spettatori nel giorno medio 2024 e che ne perde il 24% rispetto allo scorso anno e il 75% negli ultimi quattro anni? E, ovviamente, nessuno se ne accorge, da anni, molti anni.

Proseguiamo nella galleria degli orrori. Questa dirigenza, questa TeleMeloni, da quando si è insediate nella sue doppia versione Sergio/Rossi/Sergio con una specifica ed immaginifica vena creativa sta collezionando una serie di sberle editoriali che ne basterebbero metà per mettere a terra un ippopotamo imbufalito. Niente, non c’è niente da fare: proseguono impuniti. Tra pochi giorni saranno capaci di esultare pure per gli ascolti della nuova stagione de Le Belve che, nienpopodimenoche, intervisterà Giambruno, ex della Meloni.

Basta, la galleria dei mostri sembra terminata e rimane quella degli infiniti misteri tutta sempre da esplorare. Ad esempio, ci rimane ancora tutta da comprendere la vicenda Ranucci e del suo prossimo e minaccioso Report che, per quanto lui stesso ha anticipato, potrebbe fare venire qualche mal di pancia a Meloni&C. Ci chiediamo ancora perché ci sia stata questa importante operazione di Marketing su La7? Perché regalare ad una rete concorrente tanta grazia? La spiegazione della ricerca di altro pubblico diverso e aggiuntivo dal proprio non regge gran che. Ripetiamo le domande alle quali non riusciamo a trovare risposte convincenti: Ranucci è stato autorizzato, ha informato i vertici RAI, per andare dalla Gruber e da Floris? Se si, da chi? E se si ancora, perché?

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mercoledì 23 ottobre 2024

RAI: la Waterloo prossima ventura

Foto di Agung Setiawan da Pixabay

Ci furono molti ragionevoli motivi per cui Napoleone perse la battaglia di Waterloo. Tra i tanti, ancora si dibatte sul ruolo del generale Grouchy, arrivato tardi e nel posto sbagliato del terreno di scontro con le truppe anglo tedesche. Viceversa, arrivò al momento giusto e nel luogo migliore il generale von Blücher il cui intervento fu decisivo per le sorti della battaglia. Tutto questo si svolse intorno alle 17 quando ancora le sorti di Napoleone e del suo grande e forse ultimo appuntamento con la Storia non erano ancora scritte.

Tutto questo per dire che non esiste mai un solo grande momento di confronto radicale e strategico e che le grandi battaglie spesso si compongono di tanti frammenti che si svolgono in diversi contesti temporali. I grandi temi, i problemi e le prospettive della RAI, del Servizio Pubblico, mutano segno e terreno di confronto giorno per giorno e i “generali” che la conducono hanno difficoltà a reggere lo scontro.

Fino a pochi giorni addietro il tema centrale della RAI era il Cda, poi la “riforma”, poi ancora il canone e oggi gli ascolti e, segnatamene l’informazione. Ne abbiamo accennato nei giorni scorsi: lo scorso anno RAI è andata sotto Mediaset nel Day time e pure per quest’anno le prospettive non sono rosee. Oggi il Sole, a  firma Andrea Biondi, pubblica dati elaborati dallo Studio Frasi di Francesco Siliato nel periodo compreso tra il 15 settembre e il 19 ottobre, e titola “Tv, telegiornali in crescita. Giù Tg1 e Tg2, corre La7”. In sintesi: la platea televisiva cresce mentre i telegiornali RAI di destra calano: “...il Tg1 ha perso 221.408 spettatori, subendo un calo del 4,98%. Ancora peggio, percentualmente, fa il Tg2: con un ascolto medio di 961.826 spettatori e uno share del 4,90% ha subito una contrazione di 97.422 spettatori (-9,20%)”. Si tratta di dati che comprendono anche l’ascolto “non riconosciuto” ovvero “tutti gli ascolti non riconosciuti fruiti sugli schermi televisivi … raggruppa un insieme molto ampio e variegato di utilizzi del televisore” a suo tempo stimato sempre dallo Studio Frasi in circa 2 mln di telespettatori. L’articolo dice molto e dice pure chiaramente un dato importante: “Rai News24 cede il primato a TgCom24 - 38.966 contro 42.207 - a valle di una performance negativa del -24%”. Con buona pace di chi sottovaluta o dimentica il tema “informazione” del Servizio Pubblico.

Rimaniamo sull’argomento. Prima dalla Gruber e poi ieri sera da Floris su La7, Sigfrido Ranucci ha anticipato i contenuti del suo prossimo Report in onda domenica prossima. Cosa ha significato? Abbiamo cercato di capire ed abbiamo chiesto in giro. La prima sommaria valutazione è stata: ha fatto bene perché è andato a cercare pubblico al di fuori della RAI, di RAI Tre, ovvero proprio laddove ci sono i telespettatori più attenti ai temi proposti da Report. In altre parole, una semplice ma rilevante operazione di marketing, forse più politica che editoriale. La seconda invece si riferisce all’interno dell’Azienda: Ranucci ha informato i suoi diretti interlocutori di Viale Mazzini? con chi ne avrebbe potuto "parlare"? con Sergio? con Rossi? con la Maggioni (direttrice editoriale offerta informativa)? con tutti insieme? era solo "opportuno" o forse anche "necessario" informare il vertice dell'Azienda che la promozione del suo programma sarebbe avvenuta su una rete concorrente? Qualcuno avrebbe dato l'Ok oppure sollevato obiezioni? I temi che verranno affrontati domenica sera potrebbero essere alquanto indigesti per Meloni &C (“… domenica sera Giuli farebbe meglio a vedere la partita …).

Sulla prima osservazione qualcosa non torna. È pur vero che tanti suoi “lettori” si trovano più su La7 che non sulle reti RAI ma è pur vero che si tratta sempre di una rete concorrente dove la sua “presenza/partecipazione” certamente arricchisce e non al contrario. Sulla seconda osservazione qualcosa non torna. Da Viale Mazzini non si è sentita voce. Cosa sta a significare? Staremo a vedere.

Ci sarebbe poi molto da dire poi sui “successi” dei programmi “Made by Sergio/Rossi o viceversa”: ormai una valanga di disfatte forse inarrestabile. Il pubblico perso difficilmente si recupera: una volta fatte le valigie e constatato che altrove si trova meglio perché tornare?

Rimanete sintonizzati … non si sa mai.

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martedì 22 ottobre 2024

Il Futuro della RAI tra ieri e domani

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

All’inizio fu giugno 2016, all’indomani della Legge 220 del 2015 (Renzi) che prevedeva una consultazione pubblica sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo. C’è poca letteratura su questo evento ma qualcosa si trova. In quel mese le reti RAI mandavano in onda uno spot  “CambieRAI” vedi: https://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/comunicazione-e-informazione-istituzionale/le-campagne-di-comunicazione-del-governo/campagne-xvii-legislatura/cambierai-consultazione-pubblica-sul-servizio-pubblico-radiotelevisivo/

Pochi anni dopo, a seguito degli Stati generali sull’economia di giugno 2020, se riparlò di Stati Generali sulla RAI per un possibile aggiornamento (era ministro dell’economia Roberto Gualtieri). Non se ne fece nulla: il 6 giugno il Tg1 titola “Confronto tra Conte e Pd, slittano gli Stati generali”. Nel frattempo però su Rai Tre andavano in onda gli Stati Generali di Serena Dandini: da rivedere e conservare.

Arriviamo al 22 novembre del 2022 quando Il Foglio titolava “Come sarà la tv di Meloni? “Faremo gli stati generali della Rai” ipse dixit Giampaolo Rossi, attuale AD RAI. Punto, a capo. Il 18 febbraio 2023 Giovanni Valentini sul Fatto titola “C’è solo un modo per salvare la Rai: gli “Stati Generali”. Doppio punto, a capo. Sempre a febbraio l’AGI pubblica un lancio con una dichiarazione del M5S “La sede naturale di questo percorso condiviso dovrà essere quella degli Stati Generali del Servizio Pubblico promossi dalla commissione di vigilanza Rai che si svolgeranno in autunno, con la presidente Barbara Floridia in primissima linea, in coordinamento con l'azienda”. Infine, La Voce del Patriota nei giorni scorsi ha titolato “Rai: Unirai agli Stati generali. Palese, riforma sia largamente condivisa”.

A farla breve, l’idea degli Stati Generali sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo non è nuova e comunque è sempre buona.

Ora ci si riprova il prossimo 6 e 7 novembre. L’intenzione di per se, in quanto tale,  è meritevole di essere sostenuta anche se la partenza sembra fatta con qualche piede sbagliato nella forma e nella sostanza.

Nella forma: uno “stato generale” per essere tale dovrebbe godere di un largo supporto e adesione tra tutti coloro che sono interessati al tema. Ciò significa che il soggetto promotore dovrebbe farsi carico di essere espressione di tutti, di non essere il “padrone di casa” che invita gli altri ospiti. Al momento, per quanto è dato leggere, sembra invece stia avvenendo così: il M5S si sta intestando la sola paternità con la fattiva partecipazione del Governo che sarà presente con almeno due ministri. Si leggono interpretazioni che vorrebbero questa iniziativa come “merce di scambio” tra una parte dell’opposizione e il Governo Meloni in vista della soluzione del problema presidente di Viale Mazzini. Financo questa mattina, per quanto si legge, non ci sono notizie della partecipazione “attiva” del PD a questa iniziativa come soggetto co-promotore e non solo come “ospite”. Salvo la prevista partecipazione di qualche soggetto considerato “vicino” o di area PD ma è altra cosa. La forma comincia ad essere sostanza e la faccenda si complica.

Nella sostanza. Quale sarebbe l’obiettivo di questa iniziativa? Si legge che si vorrebbe “… dare vita ad un confronto in merito al ruolo e alla missione del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale nel contesto contemporaneo”.  Eccellente proposito che però sembra viziato da derive incombenti e destinate a indirizzare il dibattito verso piste a percorso limitato. La riforma della sola governance di Viale Mazzini così come l’MFA ci richiede da compiere entro il prossimo anno. Non solo: su dibattito attuale grava la minaccia del canone che nonostante le affermazioni di Giorgetti sul rinnovo della riduzione potrebbe riservare ancora qualche sorpresa. Infine “Contesto contemporaneo” sta a significare tre punti fermi: anzitutto che la RAI è parte del sistema audiovisivo nazionale e quindi si dovrebbe dibattere anzitutto di un contesto di “sistema”. Poi il secondo elemento ineludibile è il MFA, appunto, e infine la prossima scadenza sul rinnovo della Concessione prevista nel 2027. In altri termini e semplificando: sarebbe meglio sostenere che non si tratta solo di “Stati generali sulla RAI” ma di Stati Generali su tutto il perimetro dell’audiovisivo nazionale. Il rischio è di allargare a dismisura il dibattito e rendere difficoltosa la sintesi ma, viceversa, il rischio opposto è occuparsi solo di una parte del problema e sottovalutare tutto il resto che comunque è pur sempre preponderante.

Non diciamo più “vedremo” (dicono che forse non porta poi tanto bene: ipse dixit Boccia PD al pomeriggio del 25 settembre) ma diremo solo “staremo a vedere”.

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lunedì 21 ottobre 2024

RAI: numeri che contano e numeri che cantano

Foto di Alicja da Pixabay

Hai voglia a proporre riforme, dibattiti sulle sfide e gli impegni della Rai per il suo prossimo futuro. Hai voglia a sollevare problemi sul canone, sulle tecnologie e sulle piattaforme. Intanto, oggi, c’è un piccolo problema per Viale Mazzini che non è facile da risolvere: la crisi degli ascolti, l’invecchiamento e l’emigrazione del suo pubblico verso altre destinazioni.

È successo, talvolta, che ad un tavolo di poker occasionale, amicale o familiare, qualcuno provasse a fare il furbetto: cercava di dichiarare il suo punto per ultimo senza farlo vedere e sosteneva che fosse il maggiore, specie quando era un piatto “modesto”: ad esempio un giocatore dichiarava una doppia coppia e il tipo furbetto dichiarava invece di avere un tris senza mettere le carte a terra e mescolandole subito dopo. Spesso gli andava bene. Dal che, ne discende che è sempre bene affermare che “carta canta” e che quindi il “punto” va mostrato chiaramente.

Detto questo, siamo alla fine di ottobre ovvero in piena stagione televisiva dove si confrontano i numeri che contano e cantano e la musica che si avverte non sembra essere delle migliori. Ci sono due narrazioni: da un lato quella che cerca di occultare, sopire, diluire nei diversi  contesti. Dall’altra quella che vorrebbe enfatizzare e sottolineare i successi, piccoli o modesti che siano.

Nel mezzo c’è un’altra “narrazione” che evidenzia lo stato dell’arte degli ascolti tv e racconta i numeri per come sono e non come si vorrebbe che fossero. In sintesi: l’anno scorso la RAI andava male nel day time e quest’anno potrebbe andare pure peggio. Qualche margine di sopravvivenza è dovuta a fattori esterni (eventi sportivi) e indipendenti da una sua forte capacità di offerta editoriale autonoma adeguata e sufficiente a cogliere la maggioranza del pubblico generalista, incluso i “giovani” ormai diventati una chimera irraggiungibile.

Vediamo qualche numero: iniziamo con l’Osservatorio sulle Comunicazioni AgCom relativo al primo trimestre 2024 pubblicato lo scorso 27 luglio. Il dato sostanziale è che tutti perdono mediamente telespettatori ma RAI ne perde di più. Leggiamo: “ … nella fascia “intero giorno”, su base annua, nel 2024 si osserva una lieve diminuzione di 40 mila spettatori (da 6,04 a 5,99 milioni) con flessioni per Rai 3 (-9,5%), Rai 2 (-3,0%), Canale5 (-2,0%)”. Nel prime time “I tre canali di Rai flettono per circa 260 mila spettatori (da 7,43 a 7,17 milioni di spettatori, pari a -3,5%). In dettaglio, gli ascolti di Rai 1 che crescono del 4,4%, mentre quelli di Rai 2 e Rai 3  si riducono rispettivamente del 18,4% e 20,8%. Corrispondentemente, i principali canali di Mediaset mostrano una diminuzione di circa 210 mila spettatori (-3,7%)”. Infine, i tg “i TG Rai perdono  su base annua il 5,2% degli ascolti giornalieri (da 10,74 a 10,19 milioni di spettatori), con una riduzione per il TG1 delle 20:00 del  4,4% (da 5,03 a 4,81 milioni di spettatori), del 3,8% per il TG3 delle 19:00 (da 2,04 a 1,96 milioni di spettatori) e del 15,2% per il TG2 delle 20:30 (da 1,12 a 0,95 milioni di spettatori). Anche i  TG serali di Mediaset hanno registrato una complessiva riduzione del 7,3% (da 5,50 a 5,10 milioni di spettatori … Il TG La7 delle 20.00 nel 2024 ha registrato ascolti in aumento del 20% rispetto all’anno precedente (da 1,06 a 1,27 milioni)”.

Vediamo ora quanto riportato dal mensile Tivù con l’intervista a Francesco Siliato dello scorso settembre.  In sintesi “Il dato è chiaro: nella stagione 2023/2024 Mediaset (con le sue 16 reti) è stato l'editore più seguito nell'arco dell'intera giornata, mentre Rai (14 reti) è stata in grado di produrre più ascolti nelle due ore di prime time. Rispetto alla scorsa stagione, dunque, il servizio pubblico ha perso il primato nel giorno medio ed è la prima volta da almeno 10 anni, risalendo indietro alla stagione 2014-2015. E questo nonostante abbia pubblici più anziani, più forti consumatori di televisione, con un'età media di 64 anni, a fronte dei 58 di Mediaset”. Ancora: “… In sostanza, anziché ampliarsi Rai ha scelto di arroccarsi sull'ammiraglia, lasciando al prossimo Consiglio e a un futuro e migliorato piano industriale il compito di realizzare due importanti obiettivi, ovvero il ringiovanimento della platea e, appunto, la media company”. Si tratta però di obiettivi di elevata complessità e difficoltà: entrambi richiedono anzitutto risorse economiche e poi creative e, per quanto finora si può constatare, entrambe sono assai carenti. Accantoniamo un momento il tema risorse (canone, pubblicità etc) e soffermiamoci un momento sulla “nuova” offerta editoriale di questo vertice RAI. Da parte del”nuovo “governo Rai non è visto da nessuna parte un “prodotto” in grado di attrarre i “giovani” e, bene che vada, ci si deve accontentare di Don Matteo rivisto e corretto dopo 25 anni di messa in onda. La presentazione dei palinsesti di luglio è stato un pianto di miseria prossima ventura: vedi esempi significativi di Rai Uno con Insegno e Rai Due con Monteleone. Recentemente hanno dovuto fare una specie di concorso interno per sollecitare idee e proposte. Siamo in fiduciosa attesa.

Infine, ci siamo divertiti a fare un confronto forse tecnicamente poco scientifico però in grado di fornire un’idea attuale di come stanno le cose. Abbiamo confrontato due settimane di Total Audience di Auditel: quella del  26 novembre - 2 dicembre 2023 e quella del 6 ottobre - 12 ottobre 2024, anche se riferite a due momenti della stagione diversi tra loro, qualche spunto seppure sommario lo possono fornire.

Tot. edit. 2023       9.305.391 asc. medi (AMR)

Mediaset                   3.567.515 asc. medi AMR

RAI                             3.390.278 asc. medi AMR

Tot. edit, 2024        8.572.554 asc. medi (AMR)

Mediaset                 3.348.735 asc. medi (AMR)

RAI                             2.948.603 asc. medi (AMR)

diff. 23/24     Mediaset:     - 219     

                       RAI                 - 442. 

(Fonte Auditel)

Ci dicono gli esperti: la stagione è in pieno svolgimento e le previsioni tendono a peggiorare.

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RAI: i giorni dei bradipi

Foto di Bianca Van Dijk da Pixabay

Quando il gioco comincia a farsi duro, alcuni iniziano a giocare ... altri invece preferiscono osservare.

Questa mattina sembra che tutto sia alquanto sottotraccia, si avverte pigrizia e svogliatezza. Poco da leggere: la notizia del giorno è il comizio di Salvini in onda nel Tg1 di sabato scorso. Sacrosante proteste quanto, purtroppo, inutili: con chi te prendi? Con il direttore Chiocci o con chi ce lo ha messo? I primi a dover sollevare il problema dovrebbero essere gli amministratori di Viale Mazzini, dall’AD fino ai consiglieri. Dovrebbero essere loro in prima fila a dover tutelare l’autonomia, l’indipendenza e l’imparzialità del Servizio Pubblico.  Magari forse non proprio coloro che fanno riferimento al Governo, ma almeno quelli di una parte dell’opposizione (Natale e di Majo) chissà, una parolina avrebbero potuto pur dirla. Niente, silenzio. Mah … lasciamo perdere.

Poi ci sarebbe un’intervista a Barbara Floridia su La Stampa sullo stesso tema e con qualche accenno sul prossimo appuntamento di novembre. Il PD “invitato” non manda segnali di fumo. Vedremo...vedremo…

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domenica 20 ottobre 2024

La "cosa" RAI


 Cosa è la RAI? Cosa dovrebbe essere nel suo prossimo futuro? Chi la dovrebbe sostenere e come? La sua struttura, il suo modello produttivo editoriale è ancora compatibile rispetto alle risorse di cui dispone?

Altro che silenzio dei Tartari, altro che Fortezza Bastiani … c’è di più … di meglio e di peggio.

Anzitutto c’è uno strano silenzio di tutti (o quasi) sul tema canone. Il ministro Giorgetti se ne esce lillo lillo sulla rinnovata riduzione del canone come se fosse una “cosa” (da lui definita tale) a sua disposizione ovvero del suo Governo e nessuno (o quasi) ha battuto ciglio. Che stranezza. Non si batte ciglio non solo e non tanto sulla manovra del Governo ma sul tema canone in assoluto, considerando poi che questo tema è (o dovrebbe essere) un nervo scoperto della futura riforma RAI.

Poi, prosegue la tarantella in Vigilanza Rai sull’elezione del presidente e pure questa passa quasi inosservata e spacciata tra un Aventino di destra e uno di sinistra. E tutti, o quasi, fanno finta di dimenticare che se  se ci troviamo in questa situazione è dovuto semplicemente al fatto che è stato costituito un Cda con 6 nomi (quattro di fonte parlamentare e due di governo) usciti dal cilindro di non si sa più quale mago e ancora più, da mesi, precostituito il suo assetto strategico Rossi/Agnes come se fosse del tutto scontato che così avrebbe dovuto essere per forza. Il Governo aveva ed ha fretta di chiudere questa partita ed è stato gentilmente accontentato, con garbo e cortesia da chi ha rotto il patto di “prima la riforma e poi le nomine” ormai quasi dimenticato, come se nulla fosse accaduto. Che fretta c’era da parte di 5S e AVS a chiudere questa partita e poi in che modo lo hanno fatto! Perché, ad esempio,  è stato scelto un Natale o un di Majo e non un/a Pinco Palla qualsiasi? Con quali criteri  e da chi sono stati selezionati e nominati?  Per non dire poi dello strano silenzio delle donne di opposizione che, per la prima volta dopo oltre 10 anni, non sono rappresentate in Cda RAI. Sulla partita presidente ora si sente dire che “bisogna attendere i risultati delle elezioni regionali”. E perché mai? Cosa può cambiare se non i rapporti di forza tra i partiti, tanto per sottolineare ed evidenziare ancora una vota che sono loro a dettare le regole del gioco, con buona pace di indipendenza e autonomia del Servizio Pubblico.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato uno “strano” articolo sul Messaggero. Tralasciamo il dettaglio che sembra “concordare” su quanto scritto da Bloggorai nei giorni precedenti su come potrebbe evolvere la trattativa presidente (se non si dimette nessuno giocoforza i candidabili potrebbero essere o Marano o Natale). Il pezzo contiene una notizia importante: il prossimo 6 e 7 novembre si svolgerà un incontro che forse non saranno ancora gli Stati Generali però gli somigliano. Si legge che l’idea degli Stati Generali è dei 5S (della Floridia) e che il centro destra non solo ha deciso di aderire all’iniziativa ma sta partecipando alla stesura del programma. Si legge, infine che “Non sarà, assicurano nel centrodestra, uno scambio del tipo: noi aderiamo agli Stati Generali e voi votate Agnes. Sarà viceversa, questo l`auspicio, l`inizio di quel dialogo che M5S ha sempre chiesto. E il Pd? E` stato invitato come tutti”. Il messaggio è forte e chiaro: il PD è stato invitato, come tutti e chi vuole intendere intende.

Nel frattempo, ieri sera, il Tg1 delle 20 ha dato prova provata della sua natura: 4 minuti di “intervista” a Salvini sul tema magistratura come se fosse una sua faccenda privata. Quando intendiamo aver lasciato campo libero a Telemeloni con questo nuovo Cda intendiamo esattamente questo: adesso mettetegli il sale sulla coda e chiedete le dimissioni di qualcuno, chiunque sia. A proposito di interviste: interessante osservare che  proprio nei giorni scorsi la BBC News ha annunciato una manovra di risparmio di circa 24 mln di sterline e la prima vittima del taglio è la nota trasmissione “Hard Talk” oltre che mettere a rischio circa 100 giornalisti. In una intervista al suo direttore andata in onda su Tg3 notte è stato detto che “il canone BBC è pagato per il possesso del televisore e nel momento in cui si riduce il numero dei televisori presenti nelle famiglie si riduce anche la quota destinata al sostegno dell’emittente pubblica”. Provate a paragonare una storia del genere in Italia, in questa RAI: altro che “Hard Talk”.

Altra nota a margine: nei giorni scorsi abbiamo letto dichiarazioni entusiaste per il "successo" della 25a edizione di Don Matteo ... sic ... sembra di festeggiare il compleanno del nonno. Questa la vera RAI che guarda al futuro e "parla ai giovani": dopo il successo delle fiction su l'impresa di Fiume o il racconto di Marconi, su Mussolini o le Foibe ci manca solo il prossimo record delle riedizioni di Montalbano. Ecco tornare l'intervista dell'AD Rossi citata nei giorni scorsi: una ventata di sano ottimismo seppellirà la RAI.

Chiudiamo con una nota positiva: un nostro affezionato lettore ci ha suggerito un testo molto interessante: “Passione Civile” di Tullio De Mauro. Il cap. 3, “il Linguaggio della Costituzione” si presta benissimo ad  interpretare non tanto e non solo le “sgrammaticature” linguistiche di qualche ministro ma ancor più ad evidenziare la carenza, la debolezza strutturale la necessità di una sorta di “linguaggio costituzionale” che invece sembra tanto assente e, purtroppo, dobbiamo osservare, non solo a destra. A volte sembra che richiedere il rispetto della Carta (vedi la questione canone, come pure dei criteri di nomina degli amministratori RAI) sia un “optional” del quale si potrebbe anche fare a meno, tanto nessuno o quasi se ne accorge e seppure se accorgesse si fa finta di ignorarlo: vedi il ricorso contro l’avviso per la nomina dei consiglieri RAI dove tutti hanno taciuto o volutamente dimenticato.

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