Bene, ieri mattina è successo quanto vi abbiamo raccontato: esce un articolo su un possibile DpcM che autorizza le “nozze” tra RAI Way e Ei Towers e intanto, a non saper ne leggere ne scrivere, il titolo balza in Borsa con il 5,53%. In pochi istanti, qualcuno, si porta a casa un discreto gruzzoletto. I “fondi” gongolano: “Rai Way, i fondi azionisti scrivono alla Rai: «Ridurre la quota è dannoso» I fondi azionisti di Rai Way scrivono alla Rai, che controlla il 65% della società delle torri di trasmissione, contro la possibile riduzione della partecipazione da parte di Viale Mazzini” (il Sole del 12 gennaio) e, in precedenza, avevano già scritto a Draghi a marzo del 2022 “Rai Way, i fondi azionisti scrivono al governo. Favorevoli a un'alleanza con EI Towers: "Autorizzate il consolidamento delle torri". Basta chiedere e il gioco si può fare, i “fondi” chiedono e qualcuno a Palazzo Chigi che ascolta si trova sempre.
Ma, in questo caso, per questa circostanza, ci interessa un “razionale”
che non guarda la finanza e la tecnologia ma la politica e, segnatamente, quella
che interessa la sopravvivenza della RAI. Ne abbiamo appena accennato ieri: ci confermano
che la notizia comparsa su La Repubblica ha fatto tremare le sedie di tante
persone a Viale Mazzini, alcune delle quali visibilmente sorprese e irritate per
quanto hanno appreso solo dalla stampa e non è la prima volta che succede (vedi
riduzione del canone). Ora la domanda è semplice: nel dibattito confronto per
il rinnovo del Cda Rai in pieno svolgimento, questa iniziativa (improvvida ma
non tanto) chi avvantaggia e chi penalizza nella corsa alla successione di
Sergio? Il punto fermo di questo ragionamento è uno e uno solo: il Piano
Industriale recentemente approvato, improvvisamente rovina e si sfracella al suolo come un castello
di carta, un palloncino bucato che vola via nel vento. La possibile strada
della fusione RAI Way con Ei Towers è molto lunga e molto complicata e qualora
fosse nei desiderata del Governo con l’urgenza che si voleva imprimere già da
ieri, i conti saltano e i 190 mln previsti dalla vendita di una parte di azioni
della quotata di Via Teulada svaniscono. Il nuovo Cda si troverà con un nuovo ”piccolo problemino”
appena sbarcheranno al VII piano. Il succo
del problema è molto semplice: questa vicenda si lega saldamente alla
trattativa in corso all’interno della maggioranza per la formazione del nuovo
Cda di Viale Mazzini. tutti gli altri "razionali" sono subordinati.
Cerchiamo di capire pure tra molte difficoltà : ieri si è letto che “Il governo benedice la fusione delle torri”. Già , ma quale parte del Governo? Cominciamo a dire, come abbiamo riportato, che FI per bocca di Barachini ha subito frenato e tant’è che il DPCM non è andato in consiglio ieri pomeriggio. Anche se, all’operazione fusione con RAI Way la concorrente Mediaset è molto, molto interessata. Cosa è successo nelle ore precedenti all’uscita dell’articolo? La Meloni vorrebbe stringere i tempi: Cda subito per imporre il suo uomo Rossi al comando di Viale Mazzini. Qualcuno invece vorrebbe frenare questo impeto. Chi? non è difficile supporlo: la Lega e FI, pure con interessi e visioni diverse, sono unite nello stesso obiettivo: mettere i bastoni tra le ruote inattesa delle Europee e, nel frattempo, tenera aperto il "mercato". Verosimile supporre che la trattativa AD, Presidente e consiglieri in quota Governo non sia ancora conclusa e quindi il “pacchetto” RAI Way è ancora oggetto di contesa. In soldoni: questa manovra sembra indebolire e non poco le velleità di Rossi che ha già dovuto subire in precedenza la “botta “ della riduzione del canone a “sua insaputa” per mano del ministro Giorgetti. Iniziare un mandato con questo chiaro di luna senza soldi e senza un Piano Industriale ( e senza un contratto di Servizio ancora non pubblicato in GU) non è proprio un ”benvenuto a bordo”.
Tutto questo per quanto riguarda la “destra” ovvero la maggioranza ovvero il Governo. E per quanto riguarda il resto del mondo, ovvero l’opposizione ovvero PD, M5S e AVS? Non pervenuti, non ci sono tracce della loro esistenza e presenza su questi temi. Piccolo esempio: ieri mattina, alla Camera. È stato presentato il Rapporto Auditel 2024: non c’era nessuno di loro, ne tra i relatori ne tra il pubblico. L’argomento forse non interessava.
Nel frattempo, i titoli dei giornali sono pieni del ”caso” Amadeus. Resta a condurre pacchi e e Sanremo oppure se ne va? Altro che piano Industriale o polo delle torri: “Ci rendiamo conto…” i problemi sono ben altri nella vita.
bloggorai@gmail.com
ps: leggiamo su Avvenire di oggi:
"Bilancio in rosso. La BBC costretta ad alzare il canone. La BBC deve rinnovare le sue fonti di finanziamento, a partire da quella principale: il canone. Una necessità fronte degli alti costi sostenuti ultimamente e aggravati dall'elevata inflazione".
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