Potrà piacere o meno, potrà interessare o meno ma la partita
sulla RAI che si sta giocando in queste ore, in questi giorni, sarà assolutamente
centrale per decidere le sorti del Servizio Pubblico per il suo futuro prossimo
e lontano. Non sono solo in gioco le “poltrone”, non si sta discutendo su “chi”
le occuperà ma su “cosa” si dovranno occupare una volta insediati al VII piano
di Viale Mazzini.
Lo abbiamo già scritto più ma è utile riassumerlo.
A - La vendita di una quota di RAI Way, condizione indispensabile
per attuare quello straccio di Piano Industriale. Da questa vendita sono stati previsti
ricavi per 190 mln: con questa cifra a malapena ci comprano il concime per le piante
sotto il cavallo. Rimane poi insoluto il grande problema: vendere solo una
quota o sostenere la creazione del “polo delle torri” tanto caro ai fondi azionari?
B - La Rai Senior, la RAI di Villa Arzilla, la RAI delle
repliche di Montalbano, dei Pacchi e di The Voice Senior soffre gli ascolti e i
“giovani” inesorabilmente guardano altro. Gli ascolti si tengono in equilibrio con
l’asticella che pende ormai in modo quasi costante nel day time a favore della
concorrenza. Hai voglia poi a strombazzare il “successo” di Sanremo o RAI
Play.
C – tutta l’offerta informativa RAI è fuori centro: costa
troppo, troppi giornalisti per troppe testate senza coordinamento tra loro. Il caso
di RAI News24 è di assoluto rilievo: oltre 200 giornalisti per ascolti costantemente
da prefisso telefonico. Eppure potrebbe e dovrebbe essere quello che non è e
che le gelosie delle altre testate non ha consentito. Perché è fallito il Piano
Verdelli e il dispositivo del precedente Piano Industriale? Hanno fatto e
voluto tutto meno che un piano per l’informazione.
D – il Piano industriale da poco approvato, lo abbiamo scritto
chiaro e tondo: è povero di tutto, ma la materia prima di cui è più povero in assoluto
è la visione, la prospettiva di sviluppo. Non ci si venga a dire della Digital
Media Company che anzitutto è stata privata della sua natura “pubblica” e che
comunque non si sa bena su quali risorse farla costruire (il totale previso del
PI è di215 mln). Cmq, per quanto dentro e fuori l’Azienda quasi tutti sono convinti
che, come è sempre successo, rimarrà un pio elenco di propositi.
E – il Contratto di Servizio doveva essere la “cornice” del
Piano. È stato ratificato dal CdM nei giorni scorsi e ancora non è stato
pubblicato in GU. La sua storia, la sua genesi, meriterebbe un capitolo di enciclopedia.
È pessimo, è dannoso, è pericoloso per le sorti del Servizio pubblico: introduce
un pernicioso modello di KPI mentre tutto il capitolo sugli “obblighi specifici”
è stato relegato in un Allegato1 privo di alcuna forza e rilevanza
contrattuale. C’è pure qualcosa di buono ma è spazzato via da tutto il resto.
F – quanto detto sopra è il contesto, il percorso che porta
dritto dritto al centro della Grande Battaglia Prossima ventura: il rinnovo
della Concessione prevista per il 2027. Sarà quello il momento in cui si
decideranno le sorti del Servizio Pubblico per i 10 anni successivi.
Dunque? Questo nuovo CdA dovrà gestire tutto questo. E come
verranno selezionati i nomi delle persone con questo incarico? Non è dato
sapere. La sola cosa certa è che la Legge 220 del 2015 non fa alcun riferimento
ai criteri di selezione e lascia totalmente in mano ai partiti l’onere della
scelta dei nomi da fare uscire dl cilindro magico. Nei giorni scorsi è stato
pubblicato il testo del MFA che però necessita di tempi non velocissimi per
essere recepito. Che fare allora?
Ci sono alcune ipotesi da perseguire:
UNO - I partiti di “opposizione” si convincono che il
giochetto dei nomi già preconfezionati rappresenta una ciclopica presa in giro anzitutto
per quanti credono in “fuori i partiti dalla RAI” e poi per le centinaia di
persone che presenteranno i CV. Magari si convincono che non si può e non si
deve ripetere quanto avvenuto in passato e non si prestano al giochetto della forzatura
voluta dal Governo. PD,, M5S e AVS hanno una grande possibilità: NON fare nomi e lasciare che
il Governo faccia tutto da solo. Scelta complessa, difficile ma di grande
impatto politico.
DUE – Sostenere con forza il principio esposto dal MFA: criteri trasparenti,
aperti e non discriminatori. Significa semplicemente che TUTTI i nomi vengono confrontati,
dibattuti e valutati. Richiede tempo? Certo! E si prenda tempo, si cerchi di
rinviare, opporsi in ogni modo. Se si vuole fare, si può fare.
TRE - Si prepari il proseguimento della battaglia: se, come
verosimile, usciranno fuori i nomi di cui si legge (sic!) dei quali non si
potrà mai sapere da chi e come sono stati scelti o nominati, non resta che una
strada: uno o più tra gli esclusi si ricolgono al Giudice ordinario per
chiedere un accesso agli atti e sollevare poi un conflitto di competenza. Lo abbiamo
scritto e lo ripetiamo con forza:
CANDIDIAMOCI
TUTTI
bloggorai@gmail.com
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