Iniziamo bene la settimana: la notizia del giorno, l’argomento più rilevante per la Rai e per il Servizio Pubblico è che, forse, Barbara d’Urso torna a Viale Mazzini. A Mediaset sono nel panico! Hanno minacciato che per ritorsione offrono un contratto ad Amadeus. Conti gongola. Giletti teme per il suo futuro. La Berlinguer e Augias brontolano. Tempi cupi!
Come vi abbiamo accennato, siamo in possesso del nuovo Piano Industriale 2024-26 ed abbiamo iniziato a studiarlo attentamente. Due domande in premessa: chi lo ha elaborato e quanto è costato? Per quanto sappiamo è stato commissionato ad una nota società esterna ma non sappiamo se è stata fatta una gara. Dettagli, forse, ma non irrilevanti.
Prima valutazione sommaria: qualcuno lo ha definito pure “coraggioso”, altri “intelligente”. Tutto questo coraggio e questa intelligenza si dovrebbe poi evidenziare in un nuovo contesto, il prossimo Cda, ancora tutto da definire nei tempi e nella composizione ed è noto che chi arriva dopo non sempre guarda con simpatia ciò che è stato fatto da chi c’era prima. Per questo, visto pure che della sua cornice normativa, il Contratto di Servizio, non ci sono ancora tracce, si poteva anche attendere qualche settimana o mese.
Questo Piano Industriale noi lo definiamo semplicemente “povero”. È povero di idee, di visioni e di prospettive. È povero di risorse. È povero di possibilità concrete di essere attuato. È povero se messo al confronto con il precedente. E povero, infine, perché dedica ad uno dei “core business” del Servizio Pubblico ovvero l’informazione solo attenzione marginale solo laddove parla dei compensi dei giornalisti e dove si prevede in uno scarno spazio “Il rafforzamento dell’offerta news e l’avvio di un tavolo di lavoro per studiare interventi di ottimizzazione dell’offerta…”. E come si dovrebbe sviluppare l’offerta news digitale??? Nientepopodimenoche con “articoli di approfondimento”, “visuale juornalism”, “infografiche”, “podcast”, ancora “approfondimenti informativi video” (forse si sono sbagliati!!!) e infine “contenuti social”. Una piccola parentesi su “valorizzazione del perimetro”.. con “notizie regionali”.
Quando sentite
parlare di “tavoli di lavoro” siete autorizzati ad interrompere la lettura e
dedicarvi alla raccolta di francobolli giapponesi sulla flora e fauna.
Speriamo vivamente che questo progetto sia stato pagato poco: “poco pagare ... poco valere”.
Andiamo avanti. Il “Contesto di mercato e punto di partenza RAI” non dovrebbe lasciare adito a dubbi: “Il mercato audiovisivo è in profonda trasformazione, caratterizzato dallo spostamento verso i consumi On Demand e da un aumento di competitività” dove si evidenziano caratteri distintivi dati da “contenuti originali a dal forte carattere distintivo”, “Incremento della spesa in contenuti” e mercato pubblicitario in calo”. Successivamente si legge che “L’ecosistema dei Media è sempre più polarizzato: una parte significativa della popolazione ha ridotto i consumi sulla Tv lineare, che resta centrale solo per le fasce più adulte”. Poi: “L’evoluzione dei consumi e dell’ecosistema determina una trasformazione nei rapporti di forza del mercato, che da broadcaster-centric si sposta verso user-centric”.
Stop. Ci fermiamo qui. Il resto con calma. Ci vuole coraggio e tanta buona volontà per andare avanti e cercare comunque di trovare un filo positivo in grado di fare immaginare qualcosa di diverso da quello che è. Rimanete sintonizzati. Presto un nuovo Post sull’argomento.
bloggorai@gmail.com
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