martedì 12 marzo 2024

Meteoriti, incubi e fantasmi dell'informazione RAI

Foto di bbbeti da Pixabay

Tutti gli eventi, fenomeni o “notizie” che dir si voglia non cadono sulla Terra come meteoriti (che pure sono prevedibili). Tutto ha una sua genesi, un suo proprio contesto, un suo prologo, un suo svolgimento ed un epilogo dinamico, sempre suscettibile di un ulteriore mutamento (comprese le guerre).

Il "buco nero" dell'informazione RAI non nasce nei giorni scorsi. Il titoletto di coda di ieri sul lancio di Televideo che ha preso una cantonata epica sul film di Garrone ha scoperchiato un coperchietto sul tema Televideo e, a sua volta, il coperchione su RAINews24 e, a sua volta ancora, su tutto il perimetro dell’informazione RAI. Sul primo tema sappiamo poco: Televideo è parte della “direzione” di RAINews24, ci lavorano circa 30 persone e non è assolutamente chiaro quanto “rende” in termini di servizio prestato agli utenti o telespettatori. Non sappiamo quanti sono gli “ascolti”, link o telespettatori: l’ultimo tentativo di misurare la sua presenza risale ad anni addietro quando venne commissionato uno studio per il suo rilevamento ma poi venne abbandonato perché troppo costoso. Tanto per intenderci: Mediaset a gennaio 2022 ha chiuso il suo Mediavideo e la BBC ha chiuso il suo Ceefax addirittura nel 2012. Perché Televideo esiste ancora? Boh? La sottotitolatura? Il TeleBorsa? Boh !

Per quanto riguarda RAINews24 la situazione è molto, molto più complessa. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che sono impiegate circa 250 persone di cui 190 giornalisti e 56 amministrativi e operai. Il budget a disposizione è di circa 52 mln. Gli ascolti della testata sono mediamente dello 0,qualchecosa e un numero netto nel day time di qualchecosa intorno ai 50 telespettatori. Con questi numeri qualche dubbio qualcuno potrebbe pure porselo. NO.

Allora, succede che quando è in corso qualche evento significativo o rilevante (elezioni in Abruzzo) le tre reti generaliste ignorano tutto salvo poi sentire dire che “se ne occupa RAINews24”. Peccato che non lo sanno la stragrande maggioranza dei telespettatori ai quali si nega pure un miserabile rullo o un sottopancia che sia, giusto per informarli che se fossero interessati potrebbero cambiare canale.

Ecco che si compone il quadro, il contesto, entro il quale si colloca la voragine dell’offerta informativa RAI con oltre 1.800 giornalisti suddivisi in 8 testate per un costo complessivo di circa 350mln di euro (al netto di RAI Sport e Gr Parlamento) dei quali circa 140 sono assorbito dalla sola Tgr che impiega circa 600 giornalisti. La Rai è la sola Azienda di Servizio Pubblico in Europa, e forse nel mondo, che ha un apparato informativo del genere: in Francia France Television ha solo FranceInfo, in Germania sule due reti la ZDF ha Heute e Das Erste ha Taghesshau e la BBC ha solo BBCNews. Inoltre, mentre quasi tutti hanno una newsroom unificata, a Viale Mazzini  non sanno nemmeno di cosa si parla. L’ultima volta che se ne è parlato, era il lontano 2016 con il Piano Verdelli, sappiamo poi come è andata a finire.

Ma di tutto questo nel nuovo Piano Industriale non c’è traccia ma si legge solo un generico impegno a formare un “tavolo di lavoro” di comprovata notorietà per quanto possano credibili. Zero! Abbiamo citato il Piano Verdelli ma potremmo pure citare il Piano Industriale precedente con il famigerato allegato 4 di cui tanto abbiamo scritto come pure il Contrato di Servizio Precedente. Il Piano Verdelli prevedeva una rivoluzione copernicana nell’intero perimetro informativo RAI e proprio per questo venne clamorosamente affossato dal quel "partito" dei giornalisti RAI ottuso e conservatore (ancora vivo e vegeto). Il Piano Industriale 2018-21 insisteva moto sulla razionalizzazione delle testate e la creazione di una newsromm unificata e pure questo ha  avuto alcun seguito. Per finire il Contratto di Servizio precedente prevedeva, sempre al famoso art.25 (obblighi specifici) che RAI dovesse “i) presentare alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web”. Ovviamente, ovviamente, questo passaggio nel nuovo Contratto - ancora fantasma – non ha avuto alcuna attenzione ed è passato in cavalleria insieme a tutto il pacchetto degli “obblighi specifici” poi ridimensionati in un generico  e vago Allegato1. Amen.

C’è da stupirsi se Televideo RAI prende lucciole per lanterne o fischi per fiaschi? NO. Punto, a capo.

bloggorai@gmail.com

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