sabato 9 marzo 2024

Silenzio. parla il Marziano e picchia duro



Inaspettata, inattesa, sorpresa: il Marziano ha risposto e anche subito! Loro si che sono efficienti. Chari, concisi, determinati. L’ultima volta che è sceso a Terra è rimasto sorpreso di quante volte usiamo termini come “forse, dipende, vedremo, chissà”. Anche Bloggorai ne abusa. Però, a nostra giustificazione, noi abbiamo il Mediterraneo alle spalle, la cultura del pressappoco, del probabile, del dubbio e dell’incertezza e, tutto sommato, la preferiamo alla certezza assoluta, al dogma, alla granitica convinzione.

Allora, il caro amico Marziano ci scrive:

“Caro Bloggorai, ti seguo con attenzione e, ancora una volta, devo ripetermi: a voi umani bisogna insegnarvi tutto. O le cose le sapete o fate finta di non saperle. Qui a Marte siamo propensi a credere che le sapete benissimo e non le volete raccontare.

Andiamo con ordine e vediamo il primo quesito che hai posto: “ti pare normale che il Governo taglia il canone, ci sia un forte e plausibile dubbio di legittimità costituzionale e nessuno batte ciglio?”. 

Si caro Bloggorai, mi pare del tutto normale. Mi spiego: come ben sapete, da molti anni, il tema centrale è la natura pubblica e privata della RAI dalla quale, in subordine, ne deriva la fonte del suo finanziamento. Questa natura, per alcuni se non per molti, ha una radice ibrida e confusa. Andatevi a rileggere quanto dichiarato da Romano Prodi nel 2005 in una lettera al Corriere con il titolo “Nuove regole per la pubblicità. Così la RAI si può privatizzare” dove immaginava due “… società distinte, la prima «con obblighi di servizio pubblico generale finanziata esclusivamente dal canone», la seconda «a carattere commerciale» e tenuta a sostenere «le proprie attività attraverso la raccolta pubblicitaria». Va da sé che la prima società dovrebbe restare di proprietà pubblica, mentre la seconda potrebbe e dovrebbe essere messa in vendita ed offerta ad investitori e risparmiatori privati. Una prima Rai finalmente concentrata sull'esclusiva missione del servizio pubblico … Una seconda Rai altrettanto chiaramente dedicata al servizio commerciale e, quindi, in grado di competere da pari a pari sul mercato, contribuirebbe in modo altrettanto significativo all'equilibrio e al pluralismo del sistema televisivo nazionale”. Per venire ai giorni nostri, non dimenticate che il vicesegretario del vostro più importante partito di opposizione, Francesco Boccia, ha dichiarato senza ritegno quando era al governo nel 2019 che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. Quindi, facciamola breve, la “cultura” della Rai ridotta, ridimensionata o diversamente utile è abbastanza diffusa e non solo tra i suoi “nemici” ma anche tra tanti suoi apparenti “amici”. Ho notato, caro Bloggorai, quante volte citi Fiesta di Hemingway. Dunque, è del tutto plausibile che appaia "del tutto normale che nessuno batte ciglio". In soldoni, il tema canone fa venire l'orticaria, specie se siamo in periodo elettorale.

Ciò detto, veniamo al dettaglio del quesito costituzionale che poni. Per essere certi di quanto sto per dirti, ti informo che prima di scrivere ho convocato il Gran Consiglio Venusiano per avere conforto e certezza in punta di diritto terrestre. Mettiti comodo e leggi con attenzione. Ti giro solo le Conclusioni Ufficiali cui è giunto il GCV, sempre pronto a darti ulteriori notizie se richieste:

La Manovra di bilancio 2024 non si limita alla riduzione del canone Rai, decurtandone l'importo, ma altera l'ordinamento esistente del Servizio Pubblico Radiotelevisivo sul versante del finanziamento.

Introduce un terzo tipo di finanziamento oltre al canone e dalla pubblicità: il contributo del Governo. Introduce un ulteriore presupposto di imposta oltre alla detenzione di apparecchi atti o adattabili proprio dell'imposta di scopo speciale: il possesso del reddito, tipico della fiscalità generale. Introduce una ingerenza dell'Esecutivo ulteriore e esorbitante (rispetto ai canoni dettati dalla Corte Costituzionale), che per la prima volta attinge il contenuto editoriale (realizzazione della produzione interna), gettando la spada di Brenno sul piatto della bilancia destinata a soppesare le garanzie di pluralismo, imparzialità indipendenza e obiettività.

Le suddette "novità" non hanno come effetto la modifica di singole norme, ma l'alterazione di un ordinamento, costituendone uno diverso. Indipendentemente dal giudizio di merito, la Legge di bilancio non ha la forza ne' di stabilire ordinamenti ne' di cancellarli o modificarli.

Lo vieta espressamente e testualmente la Legge243/12, che pone limiti contenutistici alla legge di bilancio ("Non vossono essere previste norme di carattere ordinamentale).

Essendo la L. n.243/12 una legge "rinforzata", approvata cioe' ai sensi del sesto comma dell'art. 81 Cost, a maggioranza dei componenti delle Camere, ed essendo prevista dalla Legge Costituzionale n.1/12, la sua violazione implica automaticamente il contrasto con i principi di rango costituzionale e comporta l'illegittimita' costituzionale della disposizione che ha esorbitato gli imposti limiti di contenuto”.


A presto per ulteriori risposte. Un caro saluto marziano.

 

Hai capito il Marziano!!!

bloggorai@gmail.com

 

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