lunedì 29 gennaio 2024

RAI: ambienti malmostosi tra affari e politica (e viceversa)

Foto di Bruno Müller da Pixabay

“Alle 11 e mezza, Via Teulada, sotto le finestre di RAI Way”. “Ok, ci vediamo li per un caffè”.

Chiacchierata amena con il nostro antico amico e collega. “La “storia” di RAI Way? Il problema è politico! Banale ripeterlo ma è così, lo è sempre stato”. Gli obiettiamo con una domanda:“Già, il problema è assai più complesso: è la politica che influenza la finanza o, al contrario, la finanzia che influenza la politica? Come sono andate le cose nel 2014? E come potranno andare ora?”.

Tutto molto semplice. Bastano quattro cifre per capire tutto: nel Bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2014 si legge che i ricavi di RAI Way sono ripartiti in 132,2 mln provenienti da Rai e 35,1 mln da terzi (ricavi da attività svolte nel mercato). Nel conto economico dell’esercizio 2022 si legge che i ricavi da RAI sono saliti a 210,5 mln e quelli da terzi sono rimasti pressoché invariati a 34,9 mln (anche leggermente inferiori). Tradotto in termini operativi: la presenza di RAI Way nel mercato  era lì nel 2014 e quì sta nel 2022.  

Dunque, per comprendere cosa potrà avvenire prossimamente escludiamo ogni ragionamento e ogni profilo di carattere industriale ed entriamo invece nel mondo che il nostro interlocutore ci ha proposto: la politica. “La quotazione in Borsa di RAI Way del 2014 era il combinato disposto di un intreccio malmostoso di affari e politica. I due mondi si sono mescolati per comuni interessi: la politica aveva necessità di raschiare il barile e gli “affari” …as usual… di fare affari! Piccolo passo indietro: a metà novembre 2013 (Governo Letta) prende avvio il progetto “spending review” e lo si affida a Carlo Cottarelli (poi sviluppato nel successivo Governo Renzi) che, a marzo dell’anno successivo, presenta le famose “slides” dove alla n. 71 si legge di RAI “… ulteriori risparmi possono essere ottenuti riducendo presenza regionale ora richiesta per legge, risparmiando sui grandi eventi sportivi (da coprire solo se finanziati da entrate di pubblicità)” etc etc .  

Da nessuna parte, ora come allora, si legge qualche spunto di proposta/riflessione di politica industriale su cosa potrebbe/dovrebbe essere RAI Way in funzione del servizio (lautamente retribuito) prestato a RAI. La “politica” pensa a Via Teulada solo come salvadanaio dove attingere risorse.

Veniamo ai giorni nostri. Fatte le debite differenze tra il governo di centro “sinistra” del 2014 e quello di destra del 2023, il tema RAI Way sfugge alle mere logiche della contabilità ed entra in quelle delle opportunità e convenienze di natura politica.  Riassumiamo un passaggio decisivo: il Governo Meloni (una parte) mette in piedi una oscura e torbida manovra di taglio del canone fortemente voluta dalla componente Lega.  Le altre componenti (FdI e FI) apparentemente tacciono ma sottotraccia manovrano. A Viale Mazzini il colpo arriva inatteso (ne abbiamo già scritto): mentre Rossi si lamenta che il canone RAI è tra i più bassi in Europa gli risponde Salvini: va abolito e intanto presenta una proposta per la riduzione progressiva del 20% annuo. Il suo ministro Giorgetti provvede e la Caporetto del canone si evidenzia in tutta la sua drammaticità: occorre compensare la RAI con oltre 400 mln di perdita e la grande idea è prenderli dalla fiscalità generale. La questione si fa complessa: si legge che da Viale Mazzini sia stata formulata una proposta di innalzamento del tetto pubblicitario oltre l’attuale 6%. Puzza di bruciato. Mediaset batte i pugni  sul tavolo: non ci pensate proprio!!! E dove sorge questa “minaccia”? Ecco sbucare dalle ombre del passato remoto l’ombra minacciosa di RAI Way: vendiamone un pezzo, almeno il 13% e ci ricaviamo qualche spiccio per sostenere il Piano industriale perché, altrimenti, non si sa proprio come farlo camminare.

Torniamo dal nostro amico. “La questione è semplice. Da una parte c’è una “banda” interna/esterna a Viale Mazzini  che spinge per la vendita e dall’altra una “banda” che spinge per la fusione per il polo delle torri. La prima banda punta a fare cassa subito per alla sopravvivenza attuale e il futuro prossimo di chi verrà nominato nel prossimo Cda. La seconda vorrebbe avere orizzonti più ampi, intesi nella direzione di favorire processi che colgono l’obiettivo di efficientamento e razionalizzazione dell’Azienda congiunti a quelli analoghi della concorrente Mediaset. Non è difficile indovinare chi sta da una parte e chi dall’altra. Parliamoci francamente: RAI potrebbe avere tutta la convenienza a sostenere la fusione con Ei Towers piuttosto che la vendita nuda e cruda. In questa direzione si potrebbe abbozzare una parvenza di politica industriale di RAI sul fronte dell’innovazione tecnologica che invece non c’è, non ci sono tracce visibili nel misterioso ed occulto piano Industriale. Ci credo bene che se lo tengono nascosto: sanno bene che è un piano di buchi clamorosi, tra i quali questo di RAI Way. E c’è da credere bene pure perché “l’opposizione” non batte i pugni sul tavolo per rendere pubblici Contratto di Servizio e Piano Industriale. In un documento riservato circolato a Viale Mazzini e dintorni, si ponevano dubbi sull’esistenza di una “… una visione industriale ben chiara dello sviluppo tecnologico, inteso come passaggio integrale alla distribuzione broadband integrata a quella tradizionale (fin quando quest'ultima sarà presente), e se ci sia una prospettiva chiara di quanto è indispensabile in termini CDN, di data center, infrastruttura IP , cloud e risorse professionali. Ancora sul cloud, e' stata definita una strategia? Quale potrebbe essere il server da utilizzare, interno o esterno?” Nota bene la questione CDN che pure è un tema di assoluto rilievo strategico: chi si oppone e perché alla sua realizzazione (da osservare che la RAI paga circa 7 mln l’anno per il suo utilizzo alla società  Akamay)? Si obietta che questa operazione ha un costo elevato: è vero ma può essere fatta in condominio e, da parte Rai, i fondi possono essere reperiti attingendo dai dividendi di RAI Way.

Torniamo al punto di partenza: il problema oggi è più politico di quanto non lo era allora anche se, come allora, erano in vista le elezioni politiche europee. Prima di quella scadenza, state sereni, non succederà nulla. 

Il governo trema e trama … e la RAI pure.

bloggorai@gmail.com

ps: ci dicono che su Repubblica di oggi compare un intervento della consigliera Bria (PD). Lo leggeremo.

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