sabato 6 gennaio 2024

RAI: il "racconto" promesso


"Per la nuova RAI non occorre il Caterpillar ma solo un abile cesellatore in grado di lavorare senza fretta"

La storia che vi stiamo per raccontare richiede una doverosa e sintetica premessa e alcuni passi indietro. Proviamo a raccontarla e interpretarla.

Premessa: il futuro del Servizio Pubblico prima e della RAI dopo si giocherà su tre tavoli, più o meno in simultanea. Le poste in palio sono le risorse economiche, le tecnologie e il pubblico di riferimento. Queste partite richiedono però un ambito dove si potranno giocare: una diversa regolamentazione, un quadro normativo completamente diverso rispetto al precedente.

Bene, vediamo cosa è successo a partire da qualche tempo addietro. Il primo tassello di questa storia si mette a posto quando, ottobre 2021, viene contrattualizzata (per la seconda volta) Cinzia Squadrone  dalla Presidente Soldi con l’incarico di “seguire” l’impostazione del nuovo Contratto di Servizio. Da notare che in precedenza la Squadrone è stata Direttore del Marketing RAI ai tempi di Campo Dall’Orto. Sotto il loro controllo, avviene un cambio di rotta significativo:  salta Stefano Luppi, già storico dirigente particolarmente esperto dell’argomento, come coordinatore del gruppo di lavoro e gli subentrano due "esterne". Sappiamo poi come è andata a finire.

Nel frattempo, la direzione Marketing diventa area di interesse primario e si prospetta un importante cambio della direzione: a fine ottobre va in pensione lo storico Roberto Nepote e arriva Roberta Lucca, direttamente da Rai Pubblicità. Si tratta della stessa che ha teorizzato e diffuso il verbo problematico “… l'obiettivo del servizio pubblico è vincere sugli ascolti o assolvere al suo compito e cioè dare una risposta ai bisogni di visione del pubblico attraverso tutte le sue piattaforme?”. Per quanto ci hanno riferito, a lei inoltre si riconducono due dogmi che sembrano aver goduto di tanto plauso: lo share non è tutto nella vita e barricate sulle tre reti generaliste.  Dicono di lei “Tanto brava a vendere quanto ignorante di politica”. Si obietta “Non è necessario”.  Contro obiezione “E noooo, è indispensabile: i numeri non sono mai neutri e, oggi più che prima, occorre saperli "raccontare". Si aggiunge "Se non è in grado di farlo lei è necessario che ci siano altri capaci di farlo". In soldoni, molti in questi giorni si chiedono, la Lucca è il braccio o la mente del "nuovo corso" del Marketing RAI? Lei da una parte e il "partito RAI" dall'altra? Belle domande.

Già, ecco che ci avviciniamo  al cuore di quanto successo nei giorni scorsi: sono stati messi da parte in modo poco “simpatico” (eufemismo) ai limiti del violento e volgare, due noti dirigenti da anni nella direzione, forse gli unici esperti aziendali sul tema analisi degli ascolti.  Dirottati in zone tranquille e inoffensive: RAICom e Ufficio Studi 

Torniamo ancora poco indietro, quando, il 2 novembre, alle 13,29, l’Ufficio Stampa Rai diffonde un comunicato con il titolo “Mai in discussione leadership del servizio pubblico” dove si legge “Rispetto a quanto riportato da alcuni organi di stampa in maniera platealmente distorta, in relazione ai dati di ascolto, la Rai specifica che le tre reti generaliste Rai – dal primo al 28 ottobre – hanno fatto registrare il 31,2 di share in prima serata e il 29,6 di share nell’intera giornata, rispettivamente con un più 5,5 e un più 3,1 per cento rispetto alle tre generaliste Mediaset”. Bloggorai gli ha dedicato subito grande attenzione (vedi post del 3 novembre dove abbiamo scritto: “... è stato pubblicato un articolo su La Repubblica con il titolo “Tg e programmi flop. La RAI affonda. Mediaset la sorpassa”. Ne avevamo già avuto sentore: il nostro Autorevole Dirigente Anonimo ce lo ha riconfermato: c’è grande nervosismo al VII piano e l’ennesimo articolo contromano  ha fatto venire un velenoso attacco di orticaria a più d’uno”. Per quanto poi abbiamo potuto sapere e ricostruire, l’orticaria si è diffusa tra gli uffici dell’AD, quelli del DG, quelli del Marketing e quelli della Comunicazione.

I livelli di prurito sarebbero stati multipli: gli articoli di giornali e il contenuto del comunicato. In particolare questo secondo sembra aver scatenato il putiferio: la presunta leadership RAI si riferisce alle sole tre reti  generaliste, ammettendo implicitamente che su tutto il resto la situazione è ben diversa. La posta in gioco ora, dunque, non sono solo i numeri ma il “racconto” che ne viene fatto. L’AD aumenta il nervosismo e in Cda presenta le slides sulle Fake news dove ribadisce il concetto con il famigerato “debunking”: “Troppe Fake News sull’Azienda”. Peccato che poi arriva AgCom e peccato che ogni giorno Auditel certifica come stanno le cose.

Ecco allora materializzarsi il malloppo del problema: “raccontare” gli ascolti in un modo o nell’altro può influire sugli altri tavoli di competizione? Forse si! Ragionano tra Palazzo Chigi e una parte di Viale Mazzini (quale parte? Questo un problemino subordinato ma non irrilevante): come “impostare” questo tavolo affinché possa ingranare bene con la presente e futura “narrazione” della RAI per come la Meloni vorrebbe raccontare? Dunque, si è trattato di una sola semplice, banale “epurazione” interna, una specie di "regolamento di conti" tra il "nuovo che avanza" e il "vecchio" che resiste? Oppure, come ci è stato detto “… un restyling del MKT come “service” di una nuova RAI”? Forse, una possibile interpretazione è nei due concetti congiunti tra loro.

Sui numeri che ogni giorno il MKT fornisce dentro e fuori l’Azienda si gioca la partita complementare delle risorse: se gli ascolti calano, cala pure la pubblicità e allora, ecco tornare al “ricatto” di cui abbiamo parlato: qualcuno immagina di alzare il tetto della raccolta pubblicitaria diffondendo il virus dell’orticaria a Cologno Monzese dove, per quanto abbiamo letto, anche ieri si sarebbero riuniti i vertici Mediaset per valutare cosa fare. Le forze di Governo sono tre ed ognuna tra loro gioca partite diverse, ancor più in vista delle prossime elezioni europee: Fratelli d’Italia non ha alcun interesse a lasciare l’Azienda in braghe di tela al suo “uomo forte che verrà” sia esso Rossi o Chiocci, la Lega si accontentata di qualche poltrona e menare il can per l’aia con la riduzione del canone, e Forza Italia con il solo obiettivo di tutelare la sua azienda di riferimento. Non sarà facile tenere tutto insieme.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento