mercoledì 10 gennaio 2024

RAI e Mediaset danno i numeri


La differenza  di due numeri nell’insieme Z dei numeri relativi, esiste sempre, ed è il numero che aggiunto al sottraendo fornisce come risultato il minuendo (differenza+sottaendo=minuenedo).

(Proprietà dei numeri relativi, sottrazione in Z)

Ieri c’è stata aspra battaglia sui numeri degli ascolti a seguito dell’articolo di Repubblica sul calo degli ascolti dei Tg RAI dove abbiamo letto “La grande fuga. Il 2023 è stato l'anno dell'esodo di massa dai telegiornali. Tutti: pubblici e privati…RAI e Mediaset soffrono parecchio, soprattutto l'emittente di Stato, che perde — e tanto — sia in termini di audience, sia di share. Per fare un calcolo totale: nell'anno appena passato, nella fascia serale, sono fuggiti dai telegiornali del servizio pubblico oltre mezzo milione di persone (578mila per l'esattezza), dai canali del Biscione 238mila, meno della metà. Enrico Mentana ne ha invece catturati 4mila in più. A passarsela peggio è il Tg1 di Gian Marco Chiocci, che nell'edizione delle 20 ha lasciato per strada 336mila spettatori e mezzo punto di share, pur conservando ancora il primato del più visto (24,7%). Ma la distanza dal Tg5 di Clemente Mimun si è assottigliata, nonostante l'ammiraglia Mediaset, nella stessa edizione, cali in media di 149mila teste e lo 0,4 di share”

Apriti cielo! Ieri mattina la stampa di Governo ha subito precisato: tutto sbagliato, non è vero che il Tg1 perde telespettatori e, fatto inedito, dal TG5 parte un servizio dove si sente dire “… una spruzzata di generale antipatia per la televisione, una particolare acrimonia per Mediaset e poi condite il tutto con una lettura non obiettiva dei dati di ascolto della Tv. Così due giornali quotidiani, Repubblica e La Stampa, da tempo in caduta libera, cannoneggiano spesso e volentieri le televisioni e i Tg di quella che definiscono Rai meloniana, senza risparmiare mai Mediaset, l'antico e odiato nemico, nonostante lo straordinario primato del Biscione nel 2023.

Giustamente, alcuni lettori ci hanno chiesto: ma esiste un "metodo scientifico" per certificare gli ascolti? Si, certo: sono i numeri assoluti che ogni mattina fornisce Auditel. È numero assoluto sapere che, ad esempio, lunedì 8 (fascia 02.00 – 25.59) RAI ha ottenuto 3,3 mln di telespettatori con uno share del a fronte di Mediaset che invece ne ha avuti 3,7 con uno share del 39,7%. 

C’è poco da dibattere: se il titolo di giornale su questi dati è Mediaset batte RAI è incontrovertibile. Se invece si legge che nella fascia 20.30 -22.29 RAI Uno ha avuto circa 5,1 mln con il 23,7% di share a fronte di Canale 5 che invece ne ha avuto  3,4 mln e il 15,9% di share e il titolo di giornale è RAI batte Mediaset pure questo sarebbe incontrovertibile. La differenza la fanno le specifiche condizioni dell’oggetto di lettura e la collocazione nell’intervallo di tempo determinato. Così come abbiamo scritto nei giorni scorsi quando Sergio ebbe a dichiarare le presunta leadership della RAI senza specificare a cosa si riferiva: c’è una bella differenza tra le sole reti generaliste e il complesso dell’offerta editoriale.

Ora, per quanto dibattuto in questi giorni, c’è da fare una osservazione preliminare: anzitutto Repubblica riporta numeri che si riferiscono all’anno intero appena trascorso mentre la stampa governativa propone numeri “relativamente aggiornati”: Il Giornale : “I numeri raccontano in effetti una storia diversa. Intanto, quelli più freschi sul fronte ascolti, dicono che - confrontando la prima settimana del 2024 con lo stesso periodo del 2023 - il Tgl è quello che cresce di più tra i notiziari nazionali della tv pubblica e privata”, e Il Tempo invece scrive “Il 4 gennaio si registra un+1,3 per cento di share e 207mila spettatori in più rispetto a un anno fa, crescita che non ha eguali nella lista dei tg Rai, Mediaset e La7, Insomma, quello diretto da Chiocci è il tg che cresce più di tutti”. Chiaro no??? Basta mescolare risotto allo zafferano con la liquirizia e il gioco è fatto.

Allora, cosa ne se ne deduce da tutto questo? Anzitutto che il tema ascolti, come abbiamo scritto tocca nervi scoperti da tutte le parti ma più ancora a Viale Mazzini dove la dinamica degli ascolti non è certo favorevole e dove questa tendenza può essere addebitata ai “nuovi arrivati” (si fa per dire, ci sono sempre stati). Per quanto riguarda Mediaset, la lettura del fenomeno assume altre dinamiche: anzitutto gli ascolti non migliorano ma non vanno peggio di Rai , anzi. Ciò che invece da quelle parti è fumo negli occhi è la minaccia di innalzare il tetto della pubblicità RAI a tutto danno del biscione (e di Cairo).  “Hic manebimus optime” sostengono a Cologno Monzese e, in un certo senso, si capisce benissimo. La stabilità e certezza del canone RAI mette al riparo Mediaset da rischi di scorribande (più o meno vendicativa sul piano politico) sul fronte della raccolta pubblicitaria. Meglio lasciar perdere.

Comunque, ribadiamo, siamo solo all’inizio dell’anno.

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