lunedì 8 gennaio 2024

RAI: finalmente una buona notizia (forse)

Possiamo tranquillizzare l’AD Roberto Sergio e il suo Ufficio Stampa: questa NON è una “Fake News”. 

Dopo ore, giorni, settimane di tristezza, malumore, preoccupazioni sulla sorte della RAI, oggi siamo in grado di risollevare gli animi e portare una ventata di freschezza, gioia e pura soddisfazione. La notizia del giorno è che mancano poche decine di ore da un importante appuntamento che, per fortuna, sembra essere rinviato a non si sa quando (salvo colpi di scena last minute). Si tratta del 10 gennaio quando, secondo quanto prescritto dal comma 3 dell’art.15 del nuovo Contratto di Servizio la Rai “… si impegna a diffondere un proprio mux nazionale in standard DVB-T2 entro il 10 gennaio 2024, e a predisporre il passaggio dei restanti mux in standard DVB-T2 secondo la roadmap predisposta dal Ministero in coerenza con la normativa di settore”. Tiè!!! (gesto dell’ombrello) Prendi, pesa,incassa a porta a casa!!! Con buona pace di quanti speravano che potesse avvenire e dare quindi una mazziata ulteriore agli ascolti moribondi del Servizio Pubblico a tutto favore della concorrenza pronta a brindare Champagne!!!

E già: se dovesse mai accadere (e, al momento, non ci sono notizie che possa accadere) del nuovo Contratto di Servizio non ci sono tracce, nonostante la fretta e la furia indebita con cui si è voluto chiudere il dibattito in Vigilanza entro la fine di settembre. Da allora è calata l’ulteriore colata di cemento di silenzio , esattamente come avvenuto nella fase di impostazione. Perché sarebbe una buona notizia? Almeno per tre buoni motivi. Il primo è che santifica la natura “relativistica” di questo Contratto senza vincoli e responsabilità: come abbiamo scritto si tratta di “tana libera tutti” dove ognuno può fare quello che crede, compreso il Governo che a suo libero arbitrio taglia il canone.  Si tratta di una generica dichiarazione di “impegni” relegati” in un allegato senza capo ne coda. Ovviamente, collegato ad un contratto del genere ci dovrebbero essere adeguati corrispettivi di natura economica in grado di sorreggerlo e invece, bene che vada, la riduzione del canone è accompagnata da un provvedimento che, a condizioni determinate, verrà erogato solo per il 2024. Poi, si vedrà. La seconda buona notizia è data dall’impegno del 10 gennaio che, come pure abbiamo scritto, verrà rinviato forse di qualche mese. Anche questa è una buona notizia per quanto relativa, un pannicello caldo: rimane l’asimmetria tra RAI e il resto del mondo Digitale terrestre e quindi solo il Servizio Pubblico pagherà pegno in termini di possibile emorragia di ascolti, come ebbe ad evidenziare il CTO Stefano Ciccotti in una lettere al MimIT lo scorso settembre. La terza buona notizia perché evidenzia una debolezza normativa grave del Contratto: si accavalla e sovrappone ad una scadenza impegnativa: il rinnovo del Consiglio di amministrazione previsto per i prossimi mesi se non anche prima come si sente dire. Per quale dannato motivo gli attuali amministratori con le valige ai piedi si dovrebbe prendere in carico un fardello del quale non ne avranno più responsabilità e ,soprattutto, per quale dannato motivo i nuovi che verranno si dovranno caricare impegni dei quali non hanno condiviso nulla nella fase di impostazione? Ora, beninteso, potrebbe essere molto probabile, verosimile, che potrà pure succedere che mentre scriviamo questo post, possa arrivare una telefonata a Sergio e Soldi del genere: “Venite subito al Ministero e firmiamo ‘sto contrato”. Non ci crediamo ma non lo possiamo escludere.

Allora le domande sono: perché questo ritardo e a chi conviene? Rispondere alla seconda domanda potrebbe aiutare a capire la prima. Ritardare e rinviare potrebbe essere di aiuto alla RAI proprio in vista di quanto potrà accadere nei prossimi mesi. E’ del tutto evidente che il clima di incertezza economica in primo luogo (canone e pubblicità) e politica in secondo luogo (prossime elezioni) non aiuta a pianificare nemmeno per fare la spesa per le mense. C’è di mezzo una operazione di grande rilievo ancora incerta nell’indirizzo ma chiara nelle intenzioni: la vendita di RAIWay o l’avvio del “polo delle torri” come vorrebbero i Fondi azionari. Il tema ascolti poi non è irrilevante per quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi: da rileggere attentamente quanto dichiarato Ciccotti lo scorso 27settembre che potrebbe aver colpito nel segno “… Pur trattandosi di un’iniziativa che, isolatamente imposta a Rai, genererà con tutta probabilità un calo di ascolti dei canali coinvolti a causa del mancato rinnovo totale del parco ricevitori (decoder e TV) da parte delle famiglie italiane…”. Da osservare che non è stato mai possibile sapere con chiarezza e certezza quali canali sarebbero stati spostati  e che stima di perdita di telespettatori è stata fatta. In ogni modo, condividiamo la preoccupazione e non da poco tempo ne abbiamo scritto più volte. Ecco intravvedere un possibile perché del ritardo: il Governo è ancora incerto e confuso e, da questo punto di vista, ed è in buona compagnia dell’opposizione che pure non sembra dare tangibili segni di esistenza su questi argomenti.

Le buone notizie però si fermano qui. Oggi leggiamo su Repubblica un articolo a firma Giovanna Vitale, con il titolo “La grande fuga dai telegiornali Rai . Fuga di spettatori dai telegiornali La crisi più nera è per Tg1 e Tg2” ovvero i telegiornali “targati” centro destra, di cui il primo è diretto da un possibile candidato a divenire AD al posto dell’altro papabile Rossi che invece, si legge, potrebbe essere caduto in disgrazia a Palazzo Chigi. Nel merito , l’articolo ripropone quanto sappiamo da tempo: è incorso un grande esodo da tutta la tv generalista ma non è un evento uguale per tutti: il popolo migrante è molto superiore dalle parti della Rai che non della concorrente Mediaset e quindi il Tg1,nell’ultimo anno, ha perso il doppio delTg5 (- 336. 000 contro – 149.000).

Adelante, con juicio ... siamo solo all'inizio dell'anno...auguri !!!

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