I giorni della merla. Una giornata da pecora. Un giorno da leoni. La giornata della marmotta e così via. Che giornata sta per iniziare per la “nuova” Rai nata sulle ceneri del Cda del 18 gennaio? Se riavvolgiamo il film di quanto successo (taglio del canone e approvazione del Contratto e del Piano industriale) verrebbe da supporre che l’inizio di questa nuova Era di Viale Mazzini potrebbe non essere una passeggiata amena tra margheritine e fiorellini di campo. Dipende dalla marmotta e se, quel giorno, vedrà la sua ombra o meno.
Dato per scontato che non ci saranno SergioRossi o consiglieri di sorta a decidere alcunché ma solo Palazzo Chigi a tenere le redini del gioco, gli occhi sono necessariamente puntati su quello scenario e solo guardando da quella parte si potrà, forse, intuire cosa potrà avvenire nel prossimo futuro.
Cominciamo da ieri con uno spunto che ci ha fornito un articolo de Il Tempo, a firma Luigi Bisignani, uno che la sa lunga e la sa pure raccontare. Il titolo è “Pier Silvio e la voglia di entrare in politica Una discesa in campo che scompaginerebbe il centrodestra”. Ottima chiave di lettura. Il rampollo Berlusconi non scompaginerebbe solo il centro destra ma anche la RAI più di quanto sta già avvenendo. La scompagina per la guerra in corso sugli ascolti. La scompagna sul fronte della pubblicità e la scompagna quindi sul fronte dei conti, unico grimaldello con il quale si mette in ginocchio l’Azienda.
In che senso? Semplice. Nel senso dell’operazione RAI Way. Riassumiamo: a valle dello scorso Cda si è letto che “A favorire la realizzazione degli investimenti di trasformazione digitale delineati sarà la valorizzazione di una quota di partecipazione in Rai Way S.p.A., garantendo al contempo il mantenimento in capo a Rai della maggioranza del capitale sociale. Rai rimane comunque interessata a valutare le prospettive di sviluppo industriale della Controllata”. Tradotto in italiano: “non sappiamo cosa fare ma qualcosa, forse, ci faranno fare”. I termini chiave di questo buon proposito sono “favorire” e “valutare” ovvero vorremmo ma non possiamo ovvero tutto e il contrario di tutto. In questo ambito che la “discesa” in campo di Pier Silvio è destinata a modificare e non poco le carte in tavola e segnare il destino della RAI, ancora un volta.
La questione, riportata nello scenario della politica del Governo e, in parte anche dell’opposizione, è leggibile solo nei termini della tensione tra le loro diverse componenti alla vigilia di uno scontro che si preannuncia feroce: le prossime elezioni europee. Vendere una parte delle quote di Via Teulada è un indirizzo che avvantaggia solo una parte mentre l’altra opzione (polo delle torri) è in “simpatia” di una parte concorrente. Una parte rilevante del Governo è favorevole alla prima (l’asse Meloni Giorgetti con i suoi progetti di privatizzazioni) e l’altra parte (Forza Italia) spinge molto verso la seconda ipotesi per evidenti e indiscussi interessi sottesi con Mediaset derivanti dal riposizionamento di Ei Towers in una operazione di grande vantaggio (cassa per investimenti in Europa e ottimizzazione costi).
È del tutto evidente che però questa partita si mescola con le altre che impattano sui conti di Viale Mazzini. Come è stato detto, il Piano Industriale per miserrimo che sia ha bisogno di qualche spiccio per potersi arrampicare su uno specchio unto d’olio e questi quattro soldi, circa 220 milioni, possono venire solo da una operazione RAI Way. Esclusa la trance dei 420 milioni previsti in compensazione del maltolto canone, non foss’altro perché è verosimile che verranno erogati dal MimIt (e non dal MEF) a fronte di una “verifica” come previsto dalla Legge di Bilancio. Come e in che termini potrà avvenire è tutto da capire. Esclusa, ovviamente, l’ipotesi minacciata di innalzamento del tetto per la raccolta pubblicitaria che altro non sarebbe che una dichiarazione di guerra frontale dentro il Governo. Dunque? La spinta potrebbe essere obbligata: vendere subito al migliore offerente che potrebbe non essere il mercato ma un solo acquirente che già sembra essere palesato (un fondo pensionistico). Ma, attenzione, il “mercato” si è scocciato ed ha dato visibili segni di insofferenza e il titolo è andato a passeggio nei bassifondi della Borsa (by the way.. improvvidi! Hanno dato l’annuncio a Borsa aperta incuranti o inconsapevoli delle conseguenze) e non è detto da nessuna parte che possa migliorare. I “Fondi” (il 7% del capitale di RAI Way) lo hanno scritto chiaramente “questa operazione ci danneggia”. che potrà significare? Si metteranno di traverso? Dunque? Bocce ferme per ora, come abbiamo scritto: sarà solo l’esito del confronto politico interno alla maggioranza a decidere cosa potrà avvenire.
E l’opposizione? Non pervenuta. Il tema per loro è pressoché sconosciuto. Per come si sono comportati in Vigilanza e in Cda sul Contratto di Servizio e per quanto sono attenti e partecipi a queste vicende, non c’è da attendersi nulla di buono. Per inciso: non hanno battuto ciglio sulla vicenda della transizione del MUX Rai in DVB-T2 e del suo rinvio (noi per primi abbiamo scritto nei giorni scorsi a marzo con un verosimile ulteriore rinvio a settembre, dopo i previsti grandi eventi sportivi). La sola voce flebile che si sente bisbigliare è tutta nel “non vendere i gioielli di famiglia”. Un po’ poco.
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